Preparazione degli educatori nei seminari

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II - Gli educatori e i responsabili della loro formazione

17. Come appare con chiarezza dai Vangeli, la formazione degli Apostoli è un compito che Gesù ha riservato personalmente a sé, attribuendole un'importanza fondamentale per le future sorti della Chiesa.

Egli affidò poi tale compito agli Apostoli perché continuassero cosi, con una speciale assistenza dello Spirito Santo, la sua opera e divenissero a loro volta formatori dei loro discepoli e collaboratori.

Si può pertanto dire che il Divin Maestro è il primo ispiratore e modello per ogni formatore e, quindi, che « non si dà … autentica opera formativa al sacerdozio senza l'influsso dello Spirito di Cristo».5

L'ininterrotta tradizione della Chiesa testimonia che i Vescovi, successori degli Apostoli, hanno sempre esercitato questa missione di educatori dei ministri del Cristo a servizio del popolo della nuova Alleanza, pur vivendo questa loro inalienabile responsabilità in modi diversi secondo le diverse circostanze ambientali e storiche, e utilizzando varie mediazioni e forme di collaborazione.

Infatti, tale loro compito comportava di solito anche quello di scegliere e di preparare idonei educatori del futuro clero.

18. « Primo rappresentante del Cristo nella formazione sacerdotale è il Vescovo »:6 così l'Esortazione Apostolica post-sinodale afferma la responsabilità del Vescovo per la formazione iniziale e permanente del suo presbiterio.

Il dovere e il diritto proprio ed esclusivo che appartengono alla Chiesa nella formazione di coloro che sono destinati al sacro ministero7 si realizzano quando il Vescovo sceglie, chiama, forma ed ammette al sacramento dell'Ordine i candidati che ritiene idonei.

Da tale sua responsabilità formativa nei riguardi dei candidati al sacerdozio deriva la necessità che egli « li visiti spesso e in qualche modo "stia" con loro ».8

Egli però non può normalmente svolgere questo ministero da solo, discernimento vocazionale e i compiti formativi sono di tale complessità e gravità che superano le possibilità di una sola persona.

19 Il Vescovo quindi chiama altre persone a condividere una buona parte delle sue responsabilità in questo campo: deve scegliere collaboratori particolarmente idonei e curare la loro formazione con un'attenzione e sollecitudine del tutto particolari.

Gli occorrono « sacerdoti di vita esemplare » e « di personalità matura e forte … sotto il profilo umano ed evangelico ».9

I responsabili e i docenti deputati a servizio dei seminari sono dunque i collaboratori più diretti del Vescovo nel suo compito di formare il clero per la sua diocesi.

Essi sono doverosamente consapevoli di aver ricevuto tale incarico dal Vescovo, e devono esercitarlo in stretta unione con lui, conformemente alle sue direttive.

Si tratta infatti di attività non privata, ma pubblica, che rientra nella stessa struttura della Chiesa: « Il seminario è, in se stesso, un'esperienza originale della vita della Chiesa; in esso il Vescovo si rende presente attraverso il ministero del rettore e il servizio di corresponsabilità e di comunione da lui animato con gli altri educatori ».10

Ciò comporta quindi un servizio eminentemente ecclesiale, caratterizzato dalle relazioni di fraternità e di collaborazione con i colleghi e di dipendenza gerarchica nei confronti del Vescovo locale, in comunione con il Sommo Pontefice e in cordiale ascolto delle sue direttive per la Chiesa universale.

L'espletamento dei compiti direttivi nel seminario richiede però anche una giusta autonomia di azione del Rettore circoscritta dal Codice di Diritto Canonico ( cf. Can. 238, can. 260, can. 261 ), dallo Statuto e dal Regolamento del seminario.

Un discorso analogo, fatte le debite proporzioni e sempre con riferimento al Can. 659, §3 CIC, va fatto per il diritto/dovere di cui sono soggetti i Superiori maggiori delle famiglie religiose e delle società di vita apostolica, canonicamente erette, per poter dare alle loro comunità i sacerdoti di cui hanno bisogno per l'espletamento della loro missione.

Tale dovere/diritto include infatti anche per essi il compito di provvedere, in conformità del n. 31 delle « Direttive sulla formazione negli Istituti Religiosi », alla preparazione degli educatori per le comunità formative in cui i membri di queste famiglie di vita consacrata si preparano al sacerdozio ministeriale.

20. Tenendo presenti le indicazioni dell'Esortazione Apostolica « Christifideles laici » e della Lettera Apostolica « Mulieris dignitatem », richiamate nella « Pastores dabo vobis », potrà essere opportuno associare all'opera formativa del seminario « in forme prudenti e adatte ai vari contesti culturali, anche fedeli laici, uomini e donne, scelti secondo i loro particolari carismi e le loro provate competenze ».11

Spazi di feconda collaborazione potranno essere individuati anche per i diaconi permanenti.

L'attività di queste persone, « opportunamente coordinata e integrata alle responsabilità educative primarie »,12 è destinata ad arricchire la formazione soprattutto in quei settori nei quali i laici e i diaconi dispongono normalmente di particolari competenze, come la spiritualità familiare, la medicina pastorale, i problemi politici, economici e sociali, le questioni di frontiera con le scienze, la bioetica, l'ecologia, la storia dell'arte, i mezzi della comunicazione sociale, le lingue classiche e moderne.

21. Utili apporti formativi agli educatori del seminario possono venire anche dai sacerdoti in cura d'anime, dai laici impegnati nell'apostolato e nelle associazioni e nei movimenti ecclesiali.

I formatori potranno usufruire delle loro esperienze riguardanti i problemi che la vita quotidiana pone alla fede e alla pastorale.13

Un rapporto assiduo e vivo di servizio e di stima reciproca tra il seminario, il presbiterio e la comunità diocesana è premessa indispensabile perché questi apporti alla formazione degli educatori possano esprimersi in tutta la loro fecondità.

Tale radicamento nella comunità del clero e dei fedeli si rivela particolarmente benefico soprattutto nelle diocesi che sono ricche di lunghe e sane tradizioni educative sacerdotali.

Esse plasmano lo spirito del seminario e degli educatori.

Bisogna pertanto apprezzarle e valorizzarle nella preparazione dei candidati ai compiti formativi, cercando non solo di conservarle ma anche di trasmetterle, ulteriormente arricchite, alle generazioni future.

22. Tutta la comunità cristiana deve sentire come suo il problema della scelta e della formazione degli educatori del seminario.

È questo un aspetto che non può essere isolato dalla vita e dalle responsabilità della comunità diocesana.

L'esperienza ci dimostra che dove la fede è viva, i carismi suscitati da Dio possono operare fruttuosamente, potendo contare sulla preghiera, sul sostegno e sulla solidarietà di molti.

Tuttavia, la diretta responsabilità della formazione degli educatori nei seminari e delle case religiose spetta ai Vescovi e ai Superiori Maggiori.

Sono essi che devono preoccuparsi di garantire ai collaboratori che si sono scelti un'adeguata, specifica formazione.

Lo dovranno fare sia con il contatto personale, sia attraverso istituti e strumenti adeguati.

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5 PDV, 65
6 Ibid.
7 CIC Can. 232
8 PDV, 65
9 Ibid., 66
10 Ibid, 60
11 Ibid, 66
12 Ibid.
13 Ibid, 59, n. 66