Una storia a due: Gesù Crocifisso e Fra Leopoldo

Ritorno a casa

Il 19 novembre 1896, Luigi ritorna a Torino dove continua il suo solito lavoro per alcuni mesi, fino a primavera 1897.

Intanto a Terruggia la sua mamma, sola e anziana, è sempre più fragile di salute e bisognosa di assistenza e di cure.

Decide di tornare a casa.

Nella primavera 1897, ad assicurarsi la protezione della Madonna, si reca spesso a servire la Santa Messa nel Santuario della Consolata a Torino.

Racconta: " Feci pure acquisto di una grande immagine della Consolata e in compagnia di un mio amico, Angelo Gemelli, andai dal Card. Agostino Richelmy ( Arcivescovo di Torino ), per farla benedire.

Non contento, volli metterla sull'altare, mentre servivo per la S. Comunione nel santuario e dissi confidenzialmente alla nostra cara Mamma, Maria SS.ma Consolata: 'Dolcissima Vergine, tu conosci le nostre miserie, che in ogni momento della nostra vita, sempre abbiamo bisogno di soccorso: avrò ancora giorni difficili in questa valle di pene e di dolori; o Vergine purissima, in questi momenti stendi il tuo manto di misericordia, ottieni dal tuo Figlio Gesù la celeste pace, che brillino sempre nel mio cuore i Nomi santissimi di Te, o Maria, e del mio Gesù, tuo divin Figlio dolcissimo! ".

Nel maggio 1897, saluta i Conti Caissotti e, portando con sé il quadro della Consolata, ritorna a casa sua a Terruggia, la sua mamma è malata e, anche se al paese natio lo accoglie la campagna in fiore nel paesaggio luminoso del Monferrato, Luigi ha nel cuore una grande pena.

Intronizza il quadro della "Consolata", nella sua camera e a lei affida il suo presente e il suo avvenire.

Ha 47 anni, ormai, e il suo avvenire, a vista solo umana, appare incerto.

Non si è fatto una famiglia sua, non è entrato in convento: che pretende di fare ormai?

Il suo unico Amore, il suo unico Tesoro è Gesù, l'Immenso, l'Eterno, l'Infinito che appaga il cuore umano e lo dilata all'amore verso Dio e verso i fratelli, che rende "padre di numerosa famiglia", le anime che, grazie a Lui, si conducono a Dio.

Luigi vive nel mondo, non del mondo, uomo di un solo Amore, Gesù.

Non ha paura nell'avvenire, anzi è in pace, pervaso di un'intima gioia, che il mondo invidia, ma che rapir non può.

Si prende cura della mamma come un figlio buono e premuroso, e si propone di vivere nell'intimità con Dio - come e meglio che a Torino, ora che non deve rispondere del suo tempo, a padroni e a orari - e di essere apostolo.

È tornato dalla mamma terrena, ma confida tutto alla Mamma celeste, sicuro che Ella, giorno per giorno, sulla via che è soltanto sua, l'avrebbe condotto sempre più a Gesù, a essere una cosa sola con Lui.

Come? Non sta a lui saperlo, ma Ella sicuramente l'avrebbe fatto, senza mancare all'appuntamento.

Come era solito a Torino, tutte le mattine, va a Messa, ma quando il parroco, don Girolamo Robba, si accorge che vuole ricevere ogni giorno la Comunione, gliela nega, dicendogli: "Se vuoi fare la Comunione quotidiana, va' a farti religioso".

Per Luigi è "un affronto", un notevole sacrificio, ma, visto il Parroco per il momento irremovibile nella sua decisione, ogni mattina, si reca a S. Germano Monferrato, a tre chilometri di distanza, dove può ricevere la Comunione.

Non perde la tranquillità e la pace.

Per un anno così, fino a quando don Robba cambierà idea.

Intanto, alle persone che avvicina con la sua amabilità, lascia le parole e lo stile del Vangelo di Gesù.

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