Segretario del Crocifisso

Crescenti difficoltà

Causa il dissenso insorto nella Giunta esecutiva del Consiglio, si era pensato di ritardare a indire altre adunanze

per dare tempo agli animi di calmarsi, ma il ritardo produsse invece effetti opposti.

Nella prima decade di luglio 1921 la maggioranza della Giunta e uno dei membri del Consiglio

dettero per scritto le dimissioni e per tal fatto anche il Presidente credette suo dovere dimettersi.

Altri poi si dimisero di fatto allontanandosi dall'opera.

L'adunanza dell'11 luglio 1921 raccolse ancora, oltre al Fr. Direttore, me e il Segretario, altri sette Consiglieri,

ma nell'assenza del Presidente dimissionario, il Consiglio non prese altra deliberazione fuorché quella di invitarlo,

con lettera recapitata da un Consigliere, a ritirare le dimissioni, e stabilì di riunirsi due giorni dopo,

per la nomina dei membri della Giunta esecutiva.

Nell'adunanza del 13 luglio « Il Presidente dichiara di ritirare le dimissioni, ma, essendo presenti,

oltre al Segretario, due soli Consiglieri, verifica la mancanza del numero legale per tenere seduta.

Si invitano i dimissionari a restare in carica fino all'apertura dell'anno scolastico 1921-22 ».

Terminati gli esami della sessione estiva 1921, i Superiori chiamarono il Fr. Direttore Isidoro

all'Istituto Gonzaga di Milano e mandarono il Fr. Direttore Aquilino a sostituirlo in via delle Rosine.

Il nuovo Fr. Direttore fece tutto il possibile per rimettere l'affiatamento e la concordia tra i membri

della Giunta esecutiva e perciò, d'accordo col Presidente, indisse parecchie adunanze della medesima:

il 13 ottobre e il 22 novembre 1921; il 7 gennaio e il 13 gennaio 1922.

A queste adunanze furono presenti, oltre il Presidente e il Segretario, non più di due Consiglieri nella prima,

uno nella seconda, uno nella terza e uno nella quarta.

Fu allora indetta l'adunanza generale del Consiglio d'Amministrazione alla quale intervennero cinque Consiglieri,

più il Presidente e il Segretario. In tale adunanza il Fr. Direttore Aquilino lesse la relazione

sull'andamento scolastico 1920-21, che fu posta a verbale e dalla quale estraggo quanto segue:

« Chiamato dalla fiducia dei miei Superiori alla Direzione di questa Scuola Professionale,

trovai che una grave questione divideva i benemeriti membri della Giunta esecutiva:

la questione del nome da imporre al nascente Istituto. Alcuni membri della Giunta, mossi da sante e rette intenzioni,

sostennero di tutto cuore la proposta denominazione di " Casa di Carità Arti e Mestieri " da darsi alla nuova scuola;

altri non meno benemeriti Signori, per ragioni di convenienza, si schierarono decisamente contro una tale denominazione.

Ne sorsero divergenze tali che causarono le dimissioni di parecchi Consiglieri;

nell'intento però di non danneggiare un'opera di cui tutti riconoscono la necessità,

con nobile sacrificio delle proprie tendenze - sacrificio che va segnalato alla riconoscenza di quanti

sentono amore per l'Opera - alcuni ritirarono le dimissioni già date, altri dichiararono di soprassedere

fino all'inizio del presente anno scolastico. In questi aspri frangenti, esaminata dinanzi a Dio a alla mia coscienza

la penosa condizione di cose, dopo aver preso consiglio da  persone autorevoli e prudenti,

pensai che più che attenersi a questioni di forma, valeva meglio tener saldo a quanto era sostanziale;

e che, pur fondando in Dio ogni speranza di felice successo avvenire, non conveniva mantenere viva la discussione

tra i membri della Giunta esecutiva per la preferenza data a un nome piuttosto che ad un altro.

Stimai quindi mio dovere e consiglio di prudenza, di salvare ad ogni costo l'Opera così bene incominciata;

e se il nome proposto era ostacolo al conseguimento del bene da tutti desiderato, nella seduta del 13 ottobre passato,

d'accordo con i miei Superiori, dichiarai che la Direzione non insisteva sulla proposta denominazione

di " Casa di Carità ", rimettendosi pienamente alla Giunta e al Consiglio per il ritorno al nome primitivo,

o per la scelta di altro nome di comune gradimento.

Questo io feci - e tengo a dichiararlo - non per togliere all'Opera quell'impronta religiosa e spirituale

che pareva consacrata da un nome ispirante Carità e fiducia in Dio, ma solo per favorire, con l'unione degli animi,

lo sviluppo dell'Opera stessa, nella fiducia d'aver pure interpretato il pensiero del Consiglio

e di quanti hanno a cuore l'avvenire della nostra Istituzione.

Ho voluto accennare alla penosa questione sia per riaffermare il proposito di conservare all'Opera

il carattere nettamente cristiano, sia per giustificare la mia condotta in questo difficile frangente ».2

Nonostante tutti gli sforzi fatti per ristabilire l'accordo, si dovette riconoscere che non era più possibile

riaccendere quel fervore necessario per compiere un'opera di tal genere.

Furono ancora indette due adunanze della Giunta esecutiva, una il giorno 7 e l'altra il giorno 14 luglio 1922;

ma le presenze si restrinsero al Presidente e al Segretario che furono costanti fino all'ultima,

a un Consigliere nella prima e a nessuno nell'ultima.

Indice

2 Registro dei Verbali del Consiglio e della Giunta, p. 22-23.