Gregorio

Gregorio di Nissa

Teologo greco, Padre della Chiesa, santo ( Cesarea, Cappadocia, 335 - m. ca 394 ); festa: 9 marzo.

Fratello di Basilio ( v. ), fu da lui ordinato vescovo di Nissa.

A partire dal concilio di Costantinopoli ( 381 ) venne riconosciuto come l'erede di Basilio nella lotta contro l'eresia ariana in Oriente.

A lui si deve la seconda summa della dottrina cristiana dopo Origene, il Grande discorso catechetico ( 385 ).

Nei suoi scritti Gregorio riconobbe allo Spirito Santo la natura divina e la stessa sostanza del Padre, da cui procede per la mediazione del Figlio; si sforzò inoltre di argomentare l'unità della Trinità.

Caratteristica della sua cristologia è la distinzione netta tra natura umana e natura divina di Cristo, del quale viene però ribadita l'unità di persona.

Egli è infine considerato il fondatore della teologia mistica: l'uomo, che reca in sé l'immagine di Dio, in virtù della formula per cui il simile è conosciuto dal simile, può accedere alla conoscenza diretta di Dio.

... Magno

Papa, santo ( Roma ca 540 - 604 ); festa: 3 settembre.

Discendente dalla nobile gens Anicia, era prefetto di Roma quando decise di trasformare la sua casa del Celio in un monastero secondo la Regola di Benedetto da Norcia.

Ordinato diacono da papa Benedetto I, nel 580 fu inviato a Costantinopoli come suo rappresentante da Pelagio II.

Il ruolo politico del papato

Tornato a Roma nel 586, nel 590 contro la sua volontà tu eletto vescovo di Roma da clero e popolo.

Il suo pontificato dovette affrontare le difficoltà poste dalla peste e dalla pressione dei longobardi su Roma, isolata dall'impero bizantino, a cui pure formalmente apparteneva.

Pagato un tributo ai longobardi e passata l'epidemia di peste, Gregorio riorganizzò il vastissimo patrimonio fondiario che la Chiesa di Roma possedeva in tutta Italia e con i suoi prodotti garantì l'approvvigionamento alimentare di Roma e un'imponente attività di assistenza ai bisognosi.

Con lui si rafforzò la funzione politica del papato in Italia, data la difficoltà dell'impero bizantino a esercitare un effettivo potere sui territori della penisola.

Missione e spiritualità

Quanto all'aspetto propriamente religioso del pontificato, Gregorio convertì al cattolicesimo il re longobardo Agilulfo e inviò in Britannia una missione di monaci guidati da Agostino, futuro vescovo di Canterbury.

La sua produzione letteraria ( entro la quale spicca il fondamentale Liber regulae pastorali» ( Libro della regola pastorale ), che delinea il ritratto ideale del vescovo ), intimamente legata all'azione pastorale e alla meditazione sugli ideali monastici, e la sua riforma liturgica e del canto romano ( che da lui prese il nome di canto gregoriano ) esercitarono una profonda influenza sulla cultura e la vita religiosa dell'Occidente medievale.

Dottore della Chiesa

Magistero

Memoria di san Gregorio Magno e della sua opera restauratrice, ecclesiastica e civile

Quale "padre prudentissimo della famiglia di Cristo", mantenne e accrebbe i patrimoni della chiesa e largamente sovvenne, secondo la necessità propria di ciascuno, al popolo immiserito, alla società cristiana, alle singole chiese.

Enc. Pio X - Iucunda sane
12-3-1904

La vita del pastore d'anime deve essere una sintesi equilibrata di contemplazione e di azione, animata dall'amore che "tocca vette altissime quando si piega misericordioso sui mali profondi degli altri.

Angelus Benedetto XVI
3-9-2006

Gregorio Nazianzeno

Padre della Chiesa greca, santo ( Nazianzo, Cappadocia, 330-390 ); festa: 2 gennaio.

Ha ricevuto dalla tradizione bizantina il titolo di "Teologo".

Nato da famiglia di alto livello sociale e culturale, compagno di studi e amicissimo di Basilio ( v. ), collaborò come presbitero con il padre, vescovo di Nazianzo, e fu lui stesso vescovo di Costantinopoli ( 380-381 ), ma poi si ritirò in solitudine.

Ha lasciato Discorsi ( 45 ), Lettere ( 249 ), Poesie ( per oltre 17000 versi ).

Il filo conduttore della sua vita e della sua opera si può riconoscere nella ricerca delle parole in grado di fare da eco alla Parola di Dio: "la mia parola è al servizio della Parola" ( Discorso VI ).

Ma "parlare di Dio costa caro" ( Discorso 27,3 ): non lo si può fare se non divenendo ascoltatori della sua Parola compiuta che è il Figlio fatto uomo e lasciandosi sintonizzare con lui dal suo Spirito che la porta fino a noi, dentro di noi.

Nel riecheggiare questa pienezza di Parola, le nostre parole trovano il massimo della loro dignità e possono dire la ricchezza a noi disponibile e sulla quale è possibile investire la nostra vita.

La novità cristiana sta appunto in questo: l'essere di Dio si comunica; al suo interno esso è perfetta comunicazione tra le alterità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, nell'unità della loro perfetta comunione.

Accogliere questa ricchezza di vita nell'umanità di Gesù, lasciarsene dare forma nel silenzio dello Spirito e nella pratica della fraternità e così poterla indicare nella forma corretta e appropriata a ogni ricerca e richiesta onesta è il servizio del teologo, la nobiltà della parola umana, la sua più alta valenza comunicativa.

... Palamas

Teologo bizantino e santo della Chiesa ortodossa ( Costantinopoli, 1296 ca - Tessalonica 1359 ); la sua festa nella Chiesa ortodossa ricorre nella seconda domenica della Quaresima.

Nato da famiglia nobile, abbracciò studi profani.

Nel 1316 scelse improvvisamente la vita monastica, nella quale approfondì l'esicasmo ( v. ) durante eremitaggi e lunghi soggiorni al Monte Athos.

La controversia con l'erudito calabro Barlaam gli permise di esporre la teologia esicastica, contrapponendosi all'apofatismo ( v. ) radicale di questo, che affermava il valore simbolico di ogni forma di partecipazione e conoscenza di Dio.

Palamas, nella sua Difesa dei santi esicasti ( 1338 ), sostenne al contrario che l'incarnazione di Cristo ha accordato agli uomini una conoscenza soprannaturale, distinta dalla comprensione intellettuale, ma più reale di ogni conoscenza filosofica.

Successivamente nel Tomo agioritico affermò il carattere essenzialmente profetico della sapienza cristiana e quindi la reale esperienza di Dio nella Chiesa, che anticipa realmente il Regno che viene.

Il nucleo della sua teologia è costituito dalla distinzione fra l'essenza divina, increata e inaccessibile, e l'energia, anch'essa increata, della sostanza di Dio che può essere vista e partecipata dall'anima mistica.

La sottolineatura dell'alterità di Dio e della sua inattingibilità da parte della ragione costituiscono note di grande modernità della sua teologia.

Intatti l'insegnamento sulle energie divine increate sta alla base della fede riguardante il carattere personale di Dio, la divinizzazione dell'uomo e la trasfigurazione della creazione.

... VII

Papa, al secolo Ildebrando di Soana, santo ( Soana, odierna Sovana, Grosseto tra il 1013 e il 1024 - Salerno 1085 ); festa: 25 maggio.

Ildebrando nacque da una famiglia di piccoli proprietari terrieri e fu educato e istruito nel convento di Santa Maria sull'Aventino a Roma.

Qui divenne stretto collaboratore di papa Gregorio VI.

Dopo la morte di questo, esiliato dall'imperatore Enrico III a Colonia, perché eletto simoniacamente, Ildebrando si ritirò nell'abbazia di Cluny, dove assimilò l'indirizzo riformatore monastico, volto a liberare la Chiesa dalle compromissioni politiche e ad accrescerne la coesione sotto il vescovo di Roma.

Tornato a Roma, ricoprì sotto cinque pontificati la carica di arcidiacono, che gli permise di favorire un processo di rinnovamento ecclesiastico imperniato sulla convergenza dell'intero popolo cristiano verso le direttive pontificie e sul distacco dal potere feudale laico.

Furono queste le direttive della sua azione quando fu eletto papa nel 1073, alla morte di Alessandro II.

Si mostrò molto deciso nel correggere i costumi del clero e nel vietare l'investitura di vescovi e abati da parte dei sovrani.

Fu questa la causa della durissima "lotta per le investiture" con diversi sovrani e soprattutto con l'imperatore Enrico IV e culminata con la morte di Gregorio in "esilio" a Salerno.

L'influsso di questo pontefice fu importante sia per l'accentuazione delle prerogative del vescovo di Roma; sia per il suo intervento, prudente ma inequivoco, nel sostenere contro Berengario di Tours la dottrina della presenza reale di Cristo nell'eucaristia; sia infine per l'impulso, derivante dall'insieme delle sue direttive, verso una professione cristiana più disciplinata ed eticamente impegnata.