Giudaismo

Termine che definisce più precisamente la forma attuale dell'ebraismo ( v. ), assunta dopo che nel 586 a.C. il re babilonese Nabucodonosor conquistò il Regno di Giuda, distrusse il primo Tempio di Gerusalemme e deportò una parte della popolazione in Babilonia: ciò avviò la progressiva affermazione del culto della Parola rispetto al culto sacrificale.

Il termine è spesso usato come sinonimo di Ebraismo, almeno nella lingua italiana, in cui non è così marcata la differenza fra gli aggettivi « ebreo » e « giudeo »; a differenza ad es. del tedesco, in cui « ebreo » è un termine più nobile e rispettoso, mentre « giudeo » contiene già un certo disprezzo.

In realtà, col termine Giudaismo si intende quella impronta religiosa tipica del popolo ebreo, che si forma nei secoli V-IV a.C., dopo l'Esilio babilonese.

Esso è imperniato sulla lettura e spiegazione della Scrittura ( la Torah e i Profeti ), fatta nella liturgia sinagogale, e sulla minuziosa osservanza della Legge di Mosè.

Scrittura e Legge garantirono così la sopravvivenza del popolo ebraico pur nella grande dispersione lungo i secoli della diaspora. ( Sinagoga ).