Tre conversazioni di M. de La Salle

1 L'orazione

Fare in modo di andarvi con molto affetto, secondo i sentimenti di David: « Come il cervo sospira ecc… »; ( Sal 41,2 ) considerare questa azione come la più grande felicità che ci possa capitare: Dio dice che le sue delizie sono di stare con i figli degli uomini […] ( Pr 8,31 )

Tutte le nostre delizie debbono consistere nel conversare con lui.

Questo è il modo con cui ci si deve andare.

Le disposizioni esteriori

Stare in ginocchio con il corpo eretto, gli occhi bassi e senza muoversi.

Vengono ora spiegate le principali di queste disposizioni o atteggiamenti che dobbiamo assumere.

Stare in ginocchio. E la posizione più umile; è quindi la migliore per adorare Dio.

Con il corpo eretto, senza cioè inchinare la testa da un lato, senza piegarlo, senza incrociare le gambe né agitare le mani.

Bisogna comportarsi così per rispetto a Dio presente, perché se fossimo alla presenza del re non ci permetteremmo nulla di sconveniente.

Questo si deve fare anche quando siamo alla presenza di Dio.

Gli occhi bassi, perché gli occhi si riempirebbero di qualsiasi oggetto che ci porterebbe alla dissipazione.

È necessario essere raccolti soprattutto in questi momenti, altrimenti la mente non riesce a concentrarsi, sarebbe anzi divisa e, se è divisa, è anche indecisa.

Non muovere il corpo, tranne che sia necessario.

Alcuni si agitano per il minimo pretesto; occorre invece un grande ritegno, altrimenti potrebbero dare l'impressione che non stanno pensando a Dio.

Ciò che non è lecito fare dinanzi a un re, non dobbiamo farlo dinanzi a Dio.

Queste sono le principali disposizioni esteriori.

Le disposizioni interiori

Le disposizioni interiori o dello spiato sono: 1° essere attento; 2° applicarsi; 3° a un solo oggetto.

La prima: attento. - Fare in modo che la mente si interessi a qualcosa, in modo che non sia ne vuota ne dissipata.

Lo spirito vuoto non si occupa di niente; lo spirito dissipato si occupa di pensieri inutili.

Fare in modo che non ci sfugga, cerchiamo di trattenerlo, soprattutto all'inizio, quando le sue fughe sono più frequenti.

Anche perché le tentazioni si affollano maggiormente durante il tempo dell'orazione che non durante il resto della giornata; il demonio, infatti, sa che l'orazione è la fonte delle grazie, perciò fa di tutto per tenerci occupati in altre cose.

La seconda: applicato. - Alcuni si applicano una decina di minuti o un quarto d'ora e poi si distraggono.

Questo può capitare a due categorie di persone:

a) a chi non è ancora molto esperto dell'Orazione;

b) a chi ha da poco lasciato il mondo.

Anche se si applicano a qualcosa, lo fanno senza alcun gusto perché sono molto esteriori.

Se vogliono riuscire debbono impegnare di più la loro mente, anche a costo di darle qualche lieve turbamento.

In realtà non occorre turbarla molto, non fino al punto di farsi venire dolor di testa; dobbiamo comunque tenerla il più possibile impegnata e, quando ci accorgiamo che ci sfugge di mano, rientriamo subito in noi stessi e chiediamo perdono a Dio.

Altri evitano di applicarsi a lungo allo stesso soggetto perché non da soddisfazione, ma anche perché viltà li prende.

Non amano molto l'orazione, perché non è la loro prima preoccupazione.

Vivono svagatamente tutto il giorno; quando è il momento di fare orazione si ritrovano la testa piena di pensieri inutili.

Questa gente deve affezionarsi di più all'orazione, soprattutto quella affettiva, altrimenti è destinata a vivere una vita inutile.

La viltà è il più grande difetto che possa avere l'orazione.

Spiace molto a Dio che si rende ben conto che non è il suo amore che spinge a farla.

Ne consegue che la minima cosa riesce a svigorirla.

Dio non elargisce più la sua abbondante grazia a tipi di persone come queste.

Le loro parole perdono ogni unzione, perché non si applicano all'orazione.

Il minimo pretesto è sufficiente a portarli allo scoraggiamento, e non fanno più nulla.

Occorre porre molta attenzione a questi fatti: La loro virtù non brillerà mai e non acquisteranno mai lo spirito della loro vocazione.

La terza disposizione consiste nell'applicarsi allo stesso soggetto.

Alcuni preferiscono passare da un soggetto all'altro.

Se viene loro un buon pensiero, ci si fermano, e passano a un altro appena esso sopravviene.

Comportandosi così dimostrano di non sapere neanche cos'è l'orazione.

Orazione vuoi dire interessarsi di un argomento e prendere i mezzi per tradurlo in pratica.

Non è invece fare orazione dedicarsi a cento cose, perché non riusciremo a ricavarne alcun frutto, ma neanche l'affetto per quelle cose, perché la nostra mente riesce sì e no a sorvolarle.

Bisogna che sia i pensieri che le azioni abbiano attinenza a un solo soggetto.

Gli atti della prima parte si occupano solo della presenza di Dio; quelli della seconda di un argomento particolare.

Occorre dunque, ecc … ( Metodo Orazione 26 )

2 Seguito dell'orazione. Il fine che si deve avere nel fare orazione

Può capitare che non si riesca a trarre alcun frutto dall'orazione; il motivo è che chi la fa non si propone alcun fine.

Se a questa gente si chiede perché la fa, risponderà: per pensare a Dio.

Questo non è un motivo sufficiente per fare orazione.

Il motivo vero che ci deve spingere a farla è riempirsi di Dio, abbandonare il vizio, praticare la virtù.

Chi non si propone questi due scopi, non fa orazione come conviene che sia fatta.

Può dedicarvi molto tempo e non fare orazione, se non è mosso da quei due scopi.

Se a un operaio che lavora si chiedesse perché lo fa e lui rispondesse: solo per passare il tempo, basterebbe questa risposta per fare capire che non intende impegnarsi molto nel suo lavoro.

Allo stesso modo se si vuoi fare orazione solo per passare il tempo, è inutile farla, se l'orante non è mosso da uno dei due scopi suesposti.

Se essi vengono raggiunti, mettiamo per un anno, i buoni risultati non tarderanno a manifestarsi.

La prima parte dell'orazione ha maggiore attinenza con il primo scopo, quello cioè di riempirsi di Dio.

I nove atti tendono proprio a questo.

Mettendoci a fare orazione dobbiamo proporci qualche virtù da acquistare o qualche vizio da perdere.

Se notiamo che siamo abitualmente dissipati, dobbiamo fare orazione per raccoglierci; così si dica per gli altri ( vizi o difetti ).

Una persona che ha appena lasciato il mondo il primo scopo che deve raggiungere con l'orazione è avere orrore per il peccato.

Nell'orazione occorre soffermarsi a lungo su un argomento, altrimenti, daremo soddisfazione al nostro spirito, ma il frutto che ne ricaveremo sarà nullo.

È quindi opportuno, all'inizio dell'orazione, insistere sulla prima parte [ del Metodo ], soprattutto a chi inizia [ a fare orazione ] perché chi proviene dal mondo non sa neanche chi è Dio.

Non si è capaci di parlarne perché non si è pieni di lui.

Questo si può fare facendo bene la prima parte dell'orazione e la lettura spirituale.

Sarà facile constatare che dopo un mese sarà possibile parlare agevolmente di Dio.

[ Attenti però ]: servirà a poco leggere i migliori libri del mondo; se non ci riempiamo di Dio nell'orazione, resterà poco.

Occorre inoltre scoprire durante l'orazione il difetto che ci domina maggiormente e cercare i mezzi per liberarsene; lo stesso discorso vale per la virtù di cui abbiamo maggior bisogno.

Prendiamo a cuore, per tre settimane quel difetto per riuscire a sbarazzarcene; prendiamo con frequenza delle decisioni a suo riguardo e esponiamo al Fratello Direttore il modo che abbiamo adottato per distruggerlo.

Anche se non facciamo questo durante l'orazione non si può affermare che non abbiamo fatto mai orazione, perché essa non consiste solo nel pensare alle cose buone ma anche nel tradurle in pratica.

Se vogliamo distruggere i nostri difetti, dobbiamo rifletterci durante l'orazione e parlare con Dio.

Occorre cercare con molta cura i mezzi per distruggerli, come farebbe qualsiasi persona che, se è afflitta da qualche disturbo, cerca in tutti i modi di trovare i mezzi per liberarsene.

E se ai difetti non ci pensiamo, non riusciremo mai a disfarcene.

Occorre fare come fa la gente di mondo quando ha qualche fastidio: cerca di sbarazzarsene al più presto.

Allo stesso modo dobbiamo cercare i mezzi per sbarazzarci …

Dobbiamo anche prendere una risoluzione specifica perché, se non è tale, non serve a nulla.

Ma non possiamo fidarci delle risoluzioni.

Occorre domandare a Dio la grazia per metterle in pratica, perché senza questa grazia, esse sono inutili.

[ Fatto questo ] cercare, durante il giorno, di metterle in pratica.

3 Scritti sull'orazione. Stima che se ne deve avere

Dobbiamo avere una grande stima per l'orazione che è il più santo degli esercizi.

Di solito si stima molto una cosa che è più nobile delle altre.

Così è del …

E il più nobile perché gli altri esercizi non stabiliscono un rapporto diretto con Dio, l'orazione invece ne stabilisce uno immediato.

Nessun esercizio può essere preferito a esso, e nessun altro può sostituirlo.

Non bisogna seguire l'esempio di alcune comunità in cui certuni fanno orazione durante la lettura [ spirituale ]; sono persone che conoscono tanti buoni libri.

L'orazione è il più eccellente perché può unirsi a qualsiasi altro, come lavorare, mangiare, comunicare ecc …

Anche in quei momenti si può fare orazione.

Gli altri esercizi non giovano all'orazione perché ne sono separati.

L'orazione invece giova a qualsiasi azione.

Aiuta a farle bene perché procura il modo di farle secondo Dio.

E quindi ovvio che dobbiamo averne una stima particolarissima e preferirla a qualsiasi altra cosa.

Esistono altri tre motivi che debbono spingerci ad amare molto l'orazione e a farla più volentieri:

1° perché è una conversazione con Dio;

2° perché è la fonte delle grazie;

3° perché è il nutrimento della nostra anima.

1° È una conversazione con Dio.

Nulla è degno di maggiore stima che intrattenersi con Dio, il Santo dei Santi, che può elargirci le sue grazie e i suoi lumi; con colui ecc …

Sorprende quindi constatare qualche caso di viltà nei confronti dell'orazione.

Nessuno certamente vi cadrebbe se avesse queste convinzioni.

E non cadremmo più in tante colpe volontarie se la nostra orazione fosse animata da quei principi.

Quali garanzie potremmo avere presentandoci al cospetto di Dio nell'orazione, dopo averlo volontariamente offeso?

Se poi gli dicessimo: « Sono venuto per conversare con te », potrebbe risponderci: «Ma come, miserabile, dopo avermi volontariamente offeso durante tutto il giorno, pretendi pure di avere i miei favori? ».

Ma non sarà così, perché Dio afferma che pone le sue delizie tra i figli degli uomini ». ( Pr 8,31 )

Però non con i peccatori ma con chi gli è gradito e non l'offende.

Un segno evidente che amiamo l'orazione è che cerchiamo di evitare le minime colpe, ma soprattutto di commetterne anche una sola volontariamente.

Il secondo motivo che ci porta a stimare l'orazione è che essa è la fonte delle grazie.

La religione ne contempla due: i sacramenti e l'orazione.

Nei Sacramenti: Nostro Signore afferma che il battesimo rimette ogni peccato. ( Mc 1,4 )

S. Paolo dichiara che siamo stati lavati e purificati dal battesimo. ( Rm 6,4 )

Ma i sacramenti non sono stati istituiti per essere ricevuti in continuazione.

[ Nell'orazione: ] Dio ha dato però un altro [ mezzo ] che costituisce una fonte continua di grazie.

« Chiedete », dice, « e riceverete ». ( Mt 7,7 )

Cosa dobbiamo chiedere? Ce lo insegna Nostro Signore affermando: « Chi di voi chiede?… ». ( Lc 11,11-13; MD 42,3 )

Questo spirito non è altro che lo Spirito di Dio.

Ma è chiaro che solo questo Spirito è buono, perché solo Dio è buono, come afferma Nostro Signore. ( Mt 19,16-17 )

Se domandiamo questo Spirito, cioè la grazia di Dio, egli ce la concederà e l'avremo in proporzione del modo con cui l'abbiamo domandata.

Perché s. Stefano era pieno dello Spirito di Dio? Perché era un uomo di orazione.

Se vogliamo ottenere da Dio le sue grazie, dobbiamo ricorrere all'orazione.

È la fonte; non sono le azioni in loro stesse che ottengono la grazia, è l'orazione che le accompagna.

Si dice che, quando pregava, Mosè alzava le braccia in preghiera e che riportò vittoria. ( Es 17,12-13 )

I Santi affermano che è proprio questo che contraddistingue la forza dell'orazione; le sue mani elevate vogliono indicare il fervore, l'abbassamento di esse indica la viltà.

Se facciamo bene orazione, diventeremo virtuosi e vinceremo i nostri nemici.

Questo significa stimare e amare l'orazione; queste sono le disposizioni che dobbiamo avere nel farla. ( MF 177,3 )