Discorsi sul Nuovo Testamento

Indice

Dalle parole dell'apostolo

Rm 8,12-17: " Perciò, fratelli, noi siamo debitori, ma non verso la carne, per vivere secondo la carne ", ecc.

Contro i Pelagiani

Tenuto nella Basilica di Graziano nel giorno natalizio dei martiri Bolitani

1.1 - Nelle Scritture alcune espressioni sono inaccessibili, alcune manifeste
2.2 - Perché la Legge. La necessità della grazia come medicina
3.3 - Uso legale della Legge. La Legge: il precettore
4.4 - Utilità della Legge
5.5 - Necessità di un Mediatore. Quale sia la fede degna di lode
6.6 - È male vivere secondo la carne. L'anima sia soggetta a Dio, la carne all'anima
7.7 - Gli Epicurei: quelli che vivono secondo la carne. Gli Stoici: quelli che vivono secondo l'anima
8.8 - L'anima che vive in se stessa è carnale
9.9 - L'opera nostra in questa vita: la mortificazione della carne
11.11 - Siamo guidati e ci muoviamo verso il bene
11.12 - Niente di bene senza l'aiuto di Dio. Quale libertà senza la grazia
12.13 - La grazia è necessaria non soltanto perché tu possa agire più facilmente, ma assolutamente perché tu possa agire
13.14 - La Legge antica e la Legge nuova. Lo spirito da schiavi e lo spirito di libertà
14.15 - Abbà e Padre, perché due popoli in Cristo
15.16 - Lo Spirito è caparra piuttosto che pegno
15.17 - L'eredità dei figli di Dio. E se siamo figli, anche eredi

1.1 - Nelle Scritture alcune espressioni sono inaccessibili, alcune manifeste

La profondità della parola di Dio stimola lo studio, non impedisce l'intelligenza.

Poiché, se tutte le espressioni fossero precluse, non ci sarebbe di che potessero essere spiegati i passi oscuri.

D'altra parte, se tutte le parole fossero occulte, non ci sarebbe, per l'anima, da che poter ricevere alimento e far tesoro di risorse per le quali aver modo di bussare ai luoghi chiusi.

Nelle precedenti letture dell'Apostolo, che abbiamo spiegato alla Carità vostra, per quanto il Signore si è degnato di aiutare, abbiamo sofferto molta fatica e preoccupazione.

Avevamo comprensione nei vostri riguardi, ed eravamo preoccupati per noi e per voi.

Ma per quanto mi risulta, il Signore ha aiutato e noi e voi; e si è degnato di svolgere, per mezzo di noi, quelle formulazioni che sembravano proprio difficilissime, in modo da non rimanere alcuna questione a turbare la mente del credente.

Infatti la mente irreligiosa disdegna perfino lo stesso intendere, e tal volta chi è troppo perverso d'animo teme di capire, per non essere costretto a mettere in pratica ciò che può aver capito.

Di questi tali dice il Salmo: Rifiutarono di capire per compiere il bene. ( Sal 36,4 )

Da parte vostra, invece, carissimi - poiché è bene avere stima di voi - volete essere facilitati a capire, Dio esige il frutto.

Come infatti è stato scritto: La cognizione è buona per tutti quelli che se ne servono. ( Sal 111,10 )

Richiede tuttavia la vostra attenzione ciò che rimane [ del testo ] e che oggi è stato proclamato, sebbene non contenga tanta difficoltà quanta ne hanno avuta i passi precedenti, che abbiamo già fatto scorrere, come abbiamo potuto, con l'aiuto del Signore.

Diventa infatti come la conclusione di quei contenuti che sono stati enucleati dalle precedenti letture, dove ci si sforzava di evitare che l'Apostolo venisse giudicato in certo qual modo reo di tutti i peccati in base al suo dire: Infatti non quello che voglio io faccio. ( Rm 7,15 )

Quindi, perché non sembrasse che la legge o potesse essere sufficiente all'uomo dotato di libero arbitrio, anche se non gli si offrisse alcun altro aiuto divino, oppure che si credesse data certamente invano, è stata esposta la causa per cui dev'essere stata data la legge, in quanto anch'essa è stata data quale aiuto, non però come grazia.

2.2 - Perché la Legge. La necessità della grazia come medicina

La legge è stata data infatti, come vi abbiamo già spiegato - e voi lo dovete ritenere e noi dobbiamo raccomandarvelo con più energia e maggiore diligenza -; è stata data perché l'uomo scoprisse se stesso, non perché venisse guarito il suo male, ma affinché, con l'aggravarsi di esso, a causa della trasgressione, si cercasse il medico.1

E chi è questo medico se non colui che ha detto: Non hanno bisogno del medico i sani, ma gli ammalati? ( Mt 9,12 )

Perciò chi non riconosce il Creatore, nega, da superbo, il suo Fattore.

Chi poi nega di essere infermo ritiene superfluo il Salvatore; pertanto, anche nella nostra natura, diamo lode al Creatore; ed a causa del guasto che abbiamo inflitto a noi stessi, cerchiamo il Salvatore.

E in quale maniera ci rivolgiamo al Salvatore? Perché dia una legge?

È poco: Se infatti fosse stata data una legge capace di conferire la vita, la giustizia scaturirebbe davvero dalla legge. ( Gal 3,21 )

Dal momento che non è stata data una legge che potesse conferire la vita, perché è stata data?

Prosegue e dimostra per quale ragione è stata data: perché anche in tal modo è stata data in aiuto perché non ti ritenessi sano.

Pertanto: Se infatti fosse stata data una legge capace di conferire la vita, la giustizia scaturirebbe davvero dalla legge.

E quasi noi chiedessimo: Perché allora è stata data?

Risponde: Ma la Scrittura ha rinchiuso ogni cosa sotto il peccato, perché ai credenti la promessa venisse data in virtù della fede in Gesù Cristo. ( Gal 3,22 )

Quando ascolti colui che promette, spera in colui che porta a compimento.

In forza del libero arbitrio la natura umana fu capace di ferirsi; ma una volta ferita e guasta, non è capace di ripristinare in sé la sanità in forza del libero arbitrio.

Dal momento che hai voluto vivere sregolatamente per ammalarti, a tale scopo non ricerchi il medico; tu stesso basti a renderti infermo.

Quando poi, vivendo negli eccessi, cominci a stare male fisicamente, non puoi liberarti dalla malattia, così come hai potuto piombare nell'infermità a causa dell'incontinenza.

Eppure il medico prescrive la moderazione anche all'uomo sano.

È il compito del medico buono: non vuole rendersi necessario all'uomo malato.

Così anche il Signore Dio, all'uomo creato in perfetta integrità, si è degnato prescrivere la temperanza; se l'avesse osservata, in seguito, per il suo male, non avrebbe desiderato il medico.

Ma, poiché non vi si attenne, diventò debole, cadde; infermo, fece degli infermi, cioè da infermo generò infermi.

Eppure, in tutti gli infermi che nascono Dio opera ciò che è bene, col dare forma al corpo, infondendovi la vita, offrendo gli alimenti, concedendo la sua pioggia e il suo sole ai buoni e ai cattivi; non è che se ne biasimi il bene, neppure da parte dei cattivi.

Per di più ancora non volle abbandonare a una rovina eterna il genere umano, condannato dal suo giusto giudizio; ma inviò anche il medico, mandò il Salvatore, mandò colui che doveva risanare gratuitamente.

Era poco che doveva risanare gratuitamente: doveva dare anche la ricompensa ai risanati.

Niente si può aggiungere ad una tale benevolenza.

Chi è che giunga a dire: Ti guarirò e ti darò la ricompensa?

Trattò nel migliore dei modi.

Sapeva infatti di essere venuto, ricco, dal povero; non solo rende la salute agli infermi, ma fa anche dono ai risanati e non dona altro che se stesso.

Il Salvatore è l'aiuto del debole, e ad un tempo, il Salvatore stesso è la ricompensa del risanato.

3.3 - Uso legale della Legge. La Legge: il precettore

Pertanto, fratelli, - si tratta di ciò a cui oggi siamo esortati a tener presente - noi siamo debitori ma non verso la carne, perché non viviamo secondo la carne. ( Rm 8,12 )

A questo scopo infatti riceviamo l'aiuto, a questo scopo abbiamo ricevuto lo Spirito di Dio, a questo scopo richiediamo aiuto ogni giorno anche nelle nostre fatiche.

La legge si rende soggetto l'uomo a cui fa prevedere il castigo non adempiendo ciò che comanda; si tratta di coloro che sono sotto la legge, non sotto la grazia.

La legge è buona se uno ne usa legittimamente. ( 1 Tm 1,8 )

Che s'intende allora per " uso legale della legge "?

Conoscere, per mezzo della legge, la propria infermità e domandare l'aiuto divino per la guarigione.

Perché, come ho detto, ed è necessario ripeterlo spesso: Se la legge fosse stata capace di conferire la vita, davvero la giustizia scaturirebbe dalla legge; non si sarebbe chiesto un salvatore, né sarebbe venuto Cristo, né con il suo sangue avrebbe cercato la pecora perduta.

Anche l'Apostolo, in un altro passo, dice così: Poiché se la giustizia si ottiene per mezzo della legge, allora Cristo è morto invano. ( Gal 2,21 )

Qual è allora l'utilità della legge e in che consiste il suo aiuto?

In quanto la Scrittura ha rinchiuso ogni cosa sotto il peccato, perché ai credenti la promessa venisse data in virtù della fede in Gesù Cristo. ( Gal 3,24 )

Così la legge - disse - fu per noi un pedagogo per condurci a Cristo Gesù.

In base a questa similitudine, fate attenzione al contenuto di cui vi parlo.

Il precettore conduce il fanciullo al maestro, non a se stesso; ma quando il fanciullo bene istruito sarà cresciuto, non sarà più sotto la guida del precettore.

4.4 - Utilità della Legge

L'Apostolo va trattando al riguardo anche in un altro passo, lo fa presente infatti assai frequentemente; ma, voglia il cielo, non ai sordi.

Vi insiste poi assiduamente, predicando la fede ai Pagani; perché, mediante la fede, impetrano l'aiuto per osservare la legge, non per la legge, ma impetrando, per mezzo della fede, capacità di adempimento; a tal fine l'Apostolo ne parla assai spesso e lo raccomanda, a causa dei Giudei, che si gloriavano della legge, e ritenevano bastasse la legge al loro libero arbitrio; appunto per questo, perché ritenevano bastasse la legge al loro libero arbitrio, ignorando la giustizia di Dio, cioè la giustizia data da Dio mediante la fede, e volendo stabilire la propria, come ottenuta dalle loro capacità, non impetrata dal grido della fede, non si sono sottomessi, come dice, alla giustizia di Dio.

Infatti il termine della legge è Cristo - egli afferma - per la giustizia di ogni credente. ( Rm 10,3-4 )

Perciò, quando tratta di questo tema, si pone l'obiezione: A che dunque la legge?

Quasi a dire: Qual è l'utilità della legge? Risponde: Si stabilì in vista della trasgressione.

È quello che dice altrove: La legge sopraggiunse perché abbondasse il peccato.

E che vi disse inoltre? Ma dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia. ( Rm 5,20 )

Per il fatto che nella situazione di meno grave infermità veniva trascurato il soccorso della medicina, il male si aggravò e si desiderò il medico.

Perché allora la legge? Si stabilì in vista della trasgressione, perché si umiliasse l'alterigia dei superbi che si ritengono capaci di molto e lo attribuiscono soltanto alla loro volontà, fino ad essere convinti che il libero arbitrio possa essere sufficiente alla giustizia; quella volontà che allora, nella integrità della libertà, quando era, cioè, nel paradiso, dette prova delle sue forze, dimostrò quanto potere avesse, ma di precipitarsi, non di risollevarsi.

La legge, dunque, si stabilì in vista della trasgressione fino alla venuta della discendenza alla quale era stata fatta la promessa, e fu promulgata per mezzo di angeli, per mano di un Mediatore. ( Gal 3,18 )

5.5 - Necessità di un Mediatore. Quale sia la fede degna di lode

Ora non esiste Mediatore di una sola persona; e Dio è uno solo. ( Gal 3,19-20 )

Che vuol dire: Non esiste Mediatore di una sola persona? Perché il mediatore è certamente tra due persone.

Se Dio è uno solo, e non esiste mediatore di uno solo, tra che cosa e Dio cerchiamo un Mediatore?

Infatti non esiste Mediatore di una sola persona, e Dio è uno solo.

Tra che e che cosa ci sia il mediatore lo troviamo dallo stesso Apostolo che dice: Dio infatti è uno solo, e uno solo il Mediatore di Dio e degli uomini, l'uomo Cristo Gesù. ( 1 Tm 2,5 )

Se tu non ti trovassi a terra, non ti sarebbe necessario il mediatore; poiché in realtà sei a giacere e non ti puoi risollevare, Dio ti ha teso il suo braccio, in certo qual modo mediatore.

E il braccio del Signore a chi è stato rivelato? ( Is 53,1 )

In conseguenza, nessuno dica: Poiché non siamo sotto la legge, ma sotto la grazia, quindi pecchiamo, quindi facciamo quel che ci pare.

Chi parla così, ama lo stato d'infermità, non la salute. La grazia è medicina.

Chi vuol essere sempre infermo, è ingrato verso la medicina.

Perciò, fratelli, ricevuto il soccorso, offertosi a noi dall'alto l'aiuto divino, il braccio del Signore, e lo stesso braccio del Signore proteso dall'alto in aiuto a noi, lo Spirito Santo, noi siamo debitori ma non verso la carne, per vivere secondo la carne.

Perché la fede non può operare bene, se non per amore.

Tale è infatti la fede dei fedeli che non sia quella dei dèmoni; perché anche i dèmoni credono e tremano. ( Gc 2,19 )

Quella fede è dunque degna di lode, essa appunto è la vera fede della grazia, che opera per amore. ( Gal 5,6 )

Ma per avere l'amore e al fine di poter far nostro il bene operare, forse che ce lo possiamo dare da noi, dal momento che è stato scritto: L'amore di Dio è stato trasmesso nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato? ( Rm 5,5 )

La carità a tal punto è dono di Dio che si chiama Dio, come dice l'apostolo Giovanni: Dio è carità, e chi rimane nella carità, rimane in Dio e Dio rimane in lui. ( 1 Gv 4,16 )

6.6 - È male vivere secondo la carne. L'anima sia soggetta a Dio, la carne all'anima

Dunque, fratelli, noi siamo debitori, ma non verso la carne per vivere secondo la carne.

Se infatti vivete secondo la carne, morirete. ( Rm 8,12 )

Non che la carne sia un male: anch'essa infatti è creatura di Dio, è stata creata da lui che ha creato anche l'anima; né la carne né l'anima è parte di Dio, ma e l'una e l'altra creatura di Dio.

Quindi la carne non è un male; è un male, però, vivere secondo la carne.

Dio è il bene sommo perché sommamente è colui che afferma: Io sono colui che sono. ( Es 3,14 )

Dio, dunque, è il bene sommo; l'anima è un bene grande, ma non il bene sommo.

Ma quando senti dire: Dio è bene sommo, non pensare detto unicamente di Dio Padre, ma del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

Queste tre Persone sono un'Unità, ed uno solo è Dio, ed è il sommo bene.

Dio è precisamente uno solo così che, quando vieni interrogato proprio sulla Trinità, devi rispondere questo; in modo che, nel caso tu abbia sentito dire: Dio è uno solo, tu non debba credere che la Persona del Padre è quella stessa del Figlio, è quella stessa dello Spirito Santo.

Non è così, ma in quella Trinità chi è il Padre non è il Figlio, in quella Trinità chi è il Figlio non è il Padre, in quella Trinità chi è lo Spirito Santo non è né il Padre né il Figlio, ma lo Spirito del Padre è lo stesso che lo Spirito del Figlio.

Egli è infatti un solo Spirito Santo e del Padre e del Figlio, coeterno al Padre e al Figlio, consustanziale, uguale.

Questa la Trinità tutta: un solo Dio, bene sommo.

In realtà l'anima, come ho detto, creata dal sommo bene, tuttavia non sommo bene, è però un gran bene.

Anche la carne, né sommo bene né grande bene, è pure un bene, tuttavia piccolo.

L'anima dunque è un grande bene, ma non sommo bene; vivente tra il bene sommo e il bene piccolo, cioè tra Dio e la carne, inferiore a Dio, superiore alla carne; perché non vive secondo il bene sommo, ma vive secondo il bene piccolo?

Lo si dice più chiaramente: perché non vive secondo Dio, ma vive secondo la carne?

Non è infatti debitrice alla carne perché viva secondo la carne.

La carne deve vivere secondo l'anima, non l'anima secondo la carne.

L'una viva secondo l'altra, essa che vive dell'altra.

Certamente ciascuna viva di ciò che dà vita.

Di che vive la tua carne? Dell'anima tua. Di che vive l'anima tua? Del tuo Dio.

Ciascuna di esse viva secondo ciò che per essa è vita.

La carne infatti non è per sé vita; ma l'anima è la vita della carne.

L'anima non per sé vita, ma Dio è la vita dell'anima.

Quindi, l'anima, che deve vivere secondo Dio, non è infatti debitrice alla carne, per vivere secondo la carne; perciò quella che deve vivere secondo Dio, se vive secondo se stessa, viene meno; vive secondo la carne e fa profitto?

Allora d'altra parte, la carne vive convenientemente secondo l'anima, se l'anima vive secondo Dio.

Giacché se l'anima ha voluto vivere, non dico secondo la carne, ma come ho detto, secondo se stessa, vi dirò in che consiste vivere secondo se stessa: è bene infatti e assai vantaggioso che lo sappiate.

7.7 - Gli Epicurei: quelli che vivono secondo la carne. Gli Stoici: quelli che vivono secondo l'anima

Alcuni che furono filosofi in questo mondo sostennero non esista altra felicità che vivere secondo la carne e fondarono il bene dell'uomo nel piacere del corpo.

Tali filosofi furono chiamati Epicurei da Epicuro, come fondatore, loro maestro, e quegli altri simili a loro.

Ma vi furono altri superbi: quasi rendendosi indipendenti dalla carne e, facendo consistere tutta la speranza della loro felicità nella propria anima, fondarono il sommo bene nella virtù d'animo.

In voi il sentimento religioso ha riconosciuto la voce del Salmo; voi sapete, conoscete, vi siete resi conto di come vengano derisi nel sacro Salmo: Quelli che confidano nella loro forza. ( Sal 49,7 )

Tali i filosofi che furono chiamati Stoici.

Quelli vivevano secondo la carne, questi vivevano secondo l'anima; né quelli, né questi vivevano secondo Dio.

Pertanto, quando in Atene, dove queste dottrine erano in gran fermento, nello studio e nel confronto acceso, giunse l'apostolo Paolo, come si legge negli Atti degli Apostoli - e qui mi rallegro che voi abbiate prevenuto le mie parole riconoscendo e ricordando come vi è stato scritto: Entrarono in discussione con lui certi filosofi Epicurei e Stoici ( At 17,18 ) -; discussero con lui quanti erano dediti alla vita secondo la carne, discussero con lui quanti conducevano una vita secondo l'anima; entrò in discussione con loro egli che viveva secondo Dio.

Diceva l'Epicureo: Per me il bene consiste nell'esperienza del piacere carnale.

Diceva lo Stoico: Per me il bene consiste nelle soddisfazioni della mia mente.

Diceva l'Apostolo: Il mio bene invece è stare unito a Dio. ( Sal 73,28 )

Diceva l'Epicureo: È felice chi si gode il piacere della propria carne.

Diceva lo Stoico: È felice chi si gode la virtù della propria anima.

Diceva l'Apostolo: È beato chi spera nel nome del Signore.

È in errore l'Epicureo: è falso infatti che sia felice chi si gode il piacere della carne.

S'inganna anche lo Stoico: è falso infatti ed è assolutamente una pretesa che l'uomo sia felice se si gode la virtù della propria anima.

Perciò è beato chi spera nel nome del Signore.

E poiché quelli sono vani e menzogneri: E non si volse alle vanità ed alle illusioni ingannatrici. ( Sal 40,5 )

8.8 - L'anima che vive in se stessa è carnale

Perciò, fratelli, noi siamo debitori, ma non verso la carne, per vivere secondo la carne, come gli Epicurei.

Ma anche l'anima, se ha voluto vivere secondo se stessa, sarà carnale; pensa in modo carnale, non si solleva al di sopra della carne.

Non c'è alcun modo infatti per sollevarsi di lì, se manca il braccio proteso verso chi è a terra.

Poiché se avete vissuto secondo la carne, dove infatti è stato detto: Che cosa potrà farmi un uomo?

Là è stato detto: Che cosa potrà farmi la carne. ( Sal 56,5.11 )

Poiché, se avrete vissuto secondo la carne, morirete.

Non di questa morte, quando si lascia il corpo; morirete infatti di questa morte anche se avrete vissuto secondo lo spirito; ma quella morte, di cui parla terribilmente il Signore nel Vangelo: Temete colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nell'inferno. ( Mt 10,28 )

Se, dunque, avete vissuto secondo la carne, morirete.

9.9 - L'opera nostra in questa vita: la mortificazione della carne

Se invece, con l'aiuto dello Spirito, avete fatto morire le opere della carne, vivrete.

Ecco la vostra opera in questa vita: far morire le opere della carne con l'aiuto dello Spirito; ogni giorno reprimere, far decrescere, frenare, far perire.

Quanti piaceri, in verità, che prima costituivano un godimento, non hanno più alcuna attrattiva per coloro che diventano migliori?

Di conseguenza si faceva morire quanto allettava e non veniva assecondato; poiché non seduce più, è stato soffocato.

Calpesta il morto, accedi al vivo; calpesta l'inerte, contrasta quello che fa resistenza.

È venuto meno un genere di allettamento, ma ha vitalità un altro; e tu spegni quello quando non sei consenziente; quando comincia a non essere affatto di gradimento tu l'hai fatto perire.

Questo è svolgere la nostra parte, questo il nostro combattimento.

Quando ci battiamo in tale lotta, Dio sta guardandoci; quando duriamo fatica in tale lotta, imploriamo da Dio che ci assista.

Poiché, se egli non viene in nostro aiuto, non dico che potremo vincere, ma che neppure siamo capaci di sostenere il combattimento.

Bisogna guardarsi dal presumere di sé nel far morire le opere della carne.

9.10 - Pertanto, avendo detto l'Apostolo: Se invece, con l'aiuto dello Spirito, avrete fatto morire le opere della carne, vivrete; cioè, se quei desideri perversi della carne - non essere ad essi consenzienti è cosa degna di grande lode, e non averli è perfezione -, se questi movimenti lascivi della carne che comportano una lotta che porta alla morte, li avrete fatti morire con l'aiuto dello Spirito, vivrete.

Qui ora è da temersi che alcuno non torni a presumere del proprio spirito quanto a far morire le opere della carne.

Infatti non soltanto Dio è spirito, ma anche la tua anima è spirito, anche la tua mente è spirito.

E quando dici: Con la mente servo alla legge di Dio, con la carne invece alla legge del peccato; ( Rm 7,25 ) perché lo spirito ha desideri contrari alla carne, e la carne ha desideri contrari allo spirito. ( Gal 5,17 )

Perciò, perché tu non attribuisca al tuo spirito far morire le opere della carne ed a causa della superbia tu perisca, e a te superbo si resista e non si conceda la grazia che è per l'umile: Dio infatti resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili. ( Gc 4,6 )

10.10 - Quindi, per evitare che tale superbia eventualmente ti rinasca, fa' attenzione a ciò che dice nel proseguire.

Dopo aver detto infatti: Se con l'aiuto dello Spirito avrete mortificato le opere della carne, vivrete, ( Rm 8,13 ) affinché lo spirito umano non se ne insuperbisse e si vantasse di essere capace e stabile a tale impegno, soggiunse affermando: Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. ( Rm 8,14 )

Perché dunque già ti volevi esaltare, appena hai udito: Se con l'aiuto dello spirito avrete fatto morire le opere della carne, vivrete?

Stavi infatti per dire: Questo è in potere della mia volontà, può farlo il mio libero arbitrio.

Quale volontà, quale libero arbitrio? Se Dio non ti sostiene, tu cadi; se egli non ti solleva, tu giaci.

Come è allora in potere del tuo spirito, dal momento che ti giunge la parola dell'Apostolo: Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio?

Tu vuoi fare da te, da te stesso vuoi attuare la soppressione delle opere della carne?

Che ti giova non divenire un Epicureo, quando sarai uno Stoico?

Sarai tu Epicureo, sarai tu Stoico, non sarai tra i figli di Dio.

Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio.

Non quelli che vivono secondo la propria carne, non quelli che vivono secondo il proprio spirito, non quelli che sono portati dal piacere carnale, non quelli che sono mossi dal proprio spirito, ma: Tutti quelli che sono mossi dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio.

11.11 - Siamo guidati e ci muoviamo verso il bene

Qualcuno mi dice: In conseguenza, se siamo mossi, non siamo noi ad operare, ma siamo condizionati.

Rispondo: Al contrario, sei tu ad agire e sei mosso ad agire; ed è allora che hai la facoltà di bene operare, se vieni mosso da chi è buono.

Lo Spirito del Signore infatti che ti muove è colui che aiuta te che agisci.

Lo stesso appellativo di "aiuto" ti mette innanzi la prova che anche tu ti trovi ad operare.

Riconosci che cosa chiedi; riconosci che cosa esprimi manifestamente quando dici: Sii tu il mio aiuto, non abbandonarmi. ( Sal 27,9 )

In realtà tu invochi Dio quale aiuto.

Nessuno riceve aiuto se non fa nulla da parte sua.

Infatti tutti quelli - dice - che sono mossi dallo Spirito di Dio sono figli di Dio; ( Rm 8,14 ) non sono mossi dalla lettera, ma dallo Spirito, non dalla Legge che dà precetti, che minaccia, che promette; ma dallo Spirito che incoraggia, che illumina, che aiuta.

Sappiamo - ed è ancora l'Apostolo a parlare - che tutto coopera in bene per coloro che amano Dio. ( Rm 8,28 )

Se tu non fossi operatore, egli non sarebbe cooperatore.

11.12 - Niente di bene senza l'aiuto di Dio. Quale libertà senza la grazia

Al riguardo, però, siate coraggiosamente vigilanti, perché il vostro spirito non si provi a dire: Se pure mi mancasse la cooperazione di Dio, l'aiuto di Dio, il mio spirito farebbe questo; anche se può farlo con fatica, anche se con qualche difficoltà, tuttavia può farlo.

Come se uno dicesse: A forza di remi raggiungiamo certamente la mèta, però con una certa fatica; oppure: Se abbiamo il vento favorevole, tocchiamo il porto più facilmente.

Non è tale l'aiuto di Dio, non è tale l'aiuto di Cristo, non è tale l'aiuto dello Spirito Santo.

Se mancasse del tutto, non potresti fare nulla di buono.

Senza che Dio ti aiuti, indubbiamente sei attivo in forza della volontà libera, ma agisci male.

Di questo è capace la tua volontà, che si dice libera e, operando male, diventa schiava, degna di condanna.

Quando ti dico: Senza l'aiuto di Dio non fai nulla, intendo dire: Nulla di buono.

Giacché, per agire male senza l'aiuto di Dio ti basta la libera volontà; quantunque non è quella la libera.

Chi è stato vinto è aggiudicato schiavo di colui dal quale è stato vinto; ( 2 Pt 2,19 ) e: Chiunque commette il peccato, è schiavo del peccato; e: Se il Figlio vi farà liberi, allora sarete liberi davvero. ( Gv 8,34.36 )

12.13 - La grazia è necessaria non soltanto perché tu possa agire più facilmente, ma assolutamente perché tu possa agire

Credete precisamente questo, che in tal modo voi agite mediante la buona volontà.

Per il fatto che siete in vita, agite veramente.

Egli infatti non è di aiuto, se non fate nulla; evidentemente egli non è cooperatore se non fate nulla.

Sappiate però che voi operate il bene a condizione che lo Spirito sia la vostra guida e il vostro aiuto; se egli mancasse, non sareste in grado di compiere assolutamente nulla di bene.

Non come cominciarono a dire alcuni, i quali si sono trovati obbligati ad ammettere talvolta la grazia; e benediciamo Dio perché almeno qualche volta lo hanno dichiarato; aderendo furono capaci di progresso, e giungere a ciò che è conforme a verità.

Ora almeno dicono che la grazia di Dio è d'aiuto ad operare più facilmente.

Sono queste infatti le loro parole: A questo scopo, dicono, Dio ha dato la sua grazia agli uomini, in modo che quanto a loro si domanda di fare, per mezzo del libero arbitrio, possano adempierlo con minore difficoltà con l'aiuto della grazia.2

Con maggior prontezza con la vela, più faticosamente con il remo; tuttavia si va anche con il remo.

Più comodamente sulla cavalcatura, con fatica a piedi, però si arriva lo stesso anche a piedi.

Non è così. Infatti il Maestro vero, che nessuno adula, che nessuno inganna, il verace Dottore e Salvatore ad un tempo, a cui ci ha fatto ricorrere l'eccessivamente molesto pedagogo, parlando delle buone opere, cioè dei sarmenti e dei frutti dei tralci, non ha detto: Senza di me potete certo fare qualcosa, però più agevolmente per mezzo di me; non ha detto: Senza di me vi sono possibili realizzazioni vostre, però sarebbero di più e migliori per mezzo di me.

Non ha detto questo. Leggete che cosa ha detto; è il santo Vangelo, si fa soggetto l'orgoglio di tutti.

Non è Agostino a dire queste cose, le dice il Signore.

Che cosa dice il Signore? Senza di me non potete far nulla. ( Gv 15,5 )

Non lasciatevi sfuggire fin d'ora ciò che avete ascoltato: Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio.

Non è così infatti che Dio edifica il suo tempio che siete voi, quasi con pietre che non hanno facoltà di muoversi da sé; sono sollevate e vengono disposte dal costruttore.

Non sono tali le pietre viventi: E voi, come pietre vive, venite impiegati insieme a costituire la dimora di Dio. ( Ef 2,22; 1 Pt 2,5 )

Lasciatevi guidare, ma correte anche voi; lasciatevi guidare, ma seguite; infatti, dopo aver seguito, quello risulterà vero, che senza di lui non potete far nulla.

Infatti non è questione di volontà, né di zelo attivo da parte dell'uomo, ma è opera di Dio che usa misericordia. ( Rm 9,16 )

13.14 - La Legge antica e la Legge nuova. Lo spirito da schiavi e lo spirito di libertà

Eravate forse sul punto di dire: Anche la legge ci basta.

La legge ha dato timore: e notate che cosa, al riguardo, ha detto ancora l'Apostolo, quando si è espresso così: Tutti quelli che sono mossi dallo Spirito di Dio sono figli di Dio; ( Rm 8,14 ) perché quando sono mossi dallo Spirito di Dio, sono mossi dall'amore.

La carità di Dio, infatti, è stata diffusa nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato; nel proseguire, ha detto ancora: Non avete ricevuto infatti uno spirito da schiavi per essere di nuovo nel timore. ( Rm 5,5 )

Che significa: di nuovo? Come accade di quel fastidiosissimo pedagogo intento a incutere paura.

Che significa: di nuovo? Così come sul monte Sinai avete ricevuto spirito da schiavi.

C'è chi dice: Uno è lo spirito da schiavi, altro lo spirito di libertà.

Se fosse altro, l'Apostolo non direbbe: di nuovo.

Quindi è il medesimo spirito, sulle tavole di pietra, però, nel timore, sulle tavole del cuore, nell'amore.

Precisamente tre giorni fa, voi che siete intervenuti avete ascoltato come le voci, il fuoco, il fumo sul monte atterrivano il popolo che si teneva a distanza; ( Es 31,18 ) come, al contrario, il venire dello Spirito Santo, proprio lo stesso dito di Dio, cinquanta giorni dopo la pausa della Pasqua, come fosse venuto e si fosse posato in lingue di fuoco su ciascuno di loro. ( At 2,1-4 )

Ora dunque, non nel timore, ma nell'amore, perché siamo figli, non schiavi.

Chi infatti agisce bene ancora per questo, perché teme il castigo, non ama Dio, non è ancora tra i figli; voglia il cielo, tuttavia, che almeno tema la pena.

Il timore è schiavo, la carità è libera; così che possiamo anche dire: il timore è lo schiavo della carità.

Ad evitare che il diavolo prenda possesso del tuo cuore, entri prima lo schiavo nel tuo cuore, e conservi il posto alla signora che verrà.

Datti da fare almeno per il timore della pena, se ancora non puoi per amore della giustizia.

Verrà la signora e lo schiavo si allontanerà; perché: La perfetta carità caccia via il timore. ( 1 Gv 4,18 )

Non hai ricevuto infatti uno spirito da schiavo per essere di nuovo nel timore.

Siamo nel Nuovo Testamento, non nel Vecchio.

Le cose vecchie sono passate, ed ecco ne sono nate di nuove: tutto però viene da Dio. ( 2 Cor 5,17-18 )

14.15 - Abbà e Padre, perché due popoli in Cristo

Infine che viene dopo? Come tu volessi dire che cosa abbiamo ricevuto: Ma avete ricevuto lo Spirito di adozione a figli, nel quale gridiamo: Abbà, Padre. ( Rm 8,15 )

Il padrone si teme, il padre si ama.

Avete ricevuto lo Spirito di adozione a figli, nel quale gridiamo: Abbà, Padre.

Questo è il grido del cuore, non della gola, non delle labbra; risuona interiormente, risuona agli orecchi di Dio.

A bocca chiusa, le labbra immobili, Susanna gridava con tale voce. ( Dn 12 )

Ma avete ricevuto lo Spirito di adozione a figli, nel quale gridiamo: Abbà, Padre.

Grida il cuore: Padre nostro che sei nei cieli. ( Mt 6,9 )

Allora perché non soltanto: Padre? Che vuol dire: Abbà, Padre?

Infatti se vuoi sapere che voglia dire: Abbà, ti si risponde: Padre.

Abbà in ebraico, traduce Padre. Per quale ragione l'Apostolo ha voluto porre l'uno e l'altro?

Perché vedeva la pietra angolare, che scartavano i costruttori, e divenne testata d'angolo, ( Sal 118,22 ) detta angolare non senza motivo, se non perché si assume nel combaciare l'uno e l'altro muro correnti lungo diverse direzioni.

Di qui i circoncisi, di là gli incirconcisi, tanto lontano da sé e tra di loro, quanto lontani dall'angolo; al contrario, quanto vicini all'angolo, altrettanto, quindi, vicini fra di loro; congiunti, però, tra loro nell'angolo.

Egli è infatti la nostra pace, colui che fece dei due un popolo solo. ( Ef 2,11-22 )

Perciò, di qui i circoncisi, di là gli incirconcisi; il congiungersi dei muri, la gloria dell'angolo.

Avete ricevuto lo Spirito di adozione a figli, nel quale gridiamo: Abbà, Padre.

15.16 - Lo Spirito è caparra piuttosto che pegno

Qual è la realtà se tale è il pegno? Non si deve dire pegno, ma caparra.

Il pegno infatti si porta via una volta restituita l'entità reale.

La caparra invece è tratta dall'entità reale che si promette di dover dare, in modo che, nel corrispondere secondo la promessa, si completa ciò che è stato dato; non c'è scambio.

Ciascuno dunque esamini il proprio cuore: se dal più profondo del cuore e con sincera carità dica: Padre.

Non si domanda ora quanta sia appunto la carità, se grande, se scarsa, se mediocre; domando se c'è almeno.

Se è sorta, cresce nascosta, crescendo si perfeziona, una volta perfetta sarà stabile.

Non accade infatti che, perfetta, declina alla vecchiaia e dalla vecchiaia verrà a morire; si farà perfetta allo scopo di durare per l'eternità.

Fa' attenzione infatti a quel che segue. Noi gridiamo: Abbà, Padre.

Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. ( Rm 8,16 )

Non è lo spirito nostro a rendere testimonianza al nostro spirito che siamo figli di Dio; ma lo Spirito di Dio, la caparra, rende testimonianza di quella realtà che ci è stata promessa.

Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio.

15.17 - L'eredità dei figli di Dio. E se siamo figli, anche eredi

E se siamo figli, siamo anche eredi. Evidentemente non siamo figli senza effetto.

Questa è la ricompensa: Anche eredi. È questo che dicevo poco prima, perché il nostro medico ci dona la sanità e si degna di elargire per di più la ricompensa.

Qual è quella ricompensa? L'eredità. Ma non com'è l'eredità di un padre umano.

Questi lascia infatti ai propri figli, non possiede contemporaneamente ai propri figli; eppure si considera magnanimo e desidera ricevere ringraziamenti perché ha voluto dare quello che gli sarebbe impossibile portar via.

Potrebbe portarlo con sé, morendo? Ritengo che, se fosse possibile, quaggiù non avrebbe lasciato nulla ai propri figli.

Gli eredi di Dio sono tali che Dio stesso sia la nostra eredità, al che dice il Salmo: Il Signore è la mia parte di eredità. ( Sal 16,5 )

Eredi certo di Dio; se per voi è poco, ascoltate di che potete godere più abbondantemente: Eredi certo di Dio, coeredi di Cristo. ( Rm 8,17 )

Rivolti al Signore …

Indice

1 Serm. 155, 4
2 De gr. Chr. Et de p. o. 1, 26, 27-29, 30