Esposizione dei Salmi

Indice

Salmo 56 (55)

Discorso

1 - [v 1.] La ricerca di Cristo

Se dovessimo entrare in una casa, osserveremmo la scritta che sta sul frontone per sapere di chi sia e da chi sia abitata.

Così facendo, eviteremmo di entrare inopportunamente là dove non avremmo dovuto o di tornare indietro per timidezza quando invece fosse necessario procedere oltre.

Ebbene, come se leggessimo: questi poderi sono di Tizio o di Caio, così nell'introduzione di questo salmo troviamo scritto: Sino alla fine, per il popolo che si è allontanato dai santi, per David stesso nell'iscrizione del titolo, quando i filistei lo tenevano prigioniero a Get.

Prendiamo, dunque, conoscenza di questo popolo che, secondo l'iscrizione del titolo, si è allontanato dai santi.

Tutto questo è, certo, in relazione con lo stesso David, che già voi sapete interpretare spiritualmente.

Né ad altro ci si fa pensare se non a colui del quale è detto: Fine della legge è Cristo, a salvezza di ogni credente. ( Rm 10,4 )

Orbene, quando ascolti sino alla fine, intendi " fino a Cristo ", se non vuoi restare a metà cammino e non giungere alla fine.

Qualunque sia l'oggetto in cui ti sei fermato e per causa del quale non sei ancora giunto a Cristo, la parola divina ti dirà sempre e solo questo: Avvicinati! non è ancora questo il luogo della sicurezza.

C'è, senza dubbio, un luogo ove ci si può fermare con tranquillità; c'è una pietra su cui la casa trova solidità per le sue fondamenta, tanto da non temere la furia della tempesta.

I fiumi - dice - si rovesciarono su quella casa, ed essa non cadde perché era fondata sopra la pietra. ( Mt 7,25 )

Orbene questa pietra è Cristo. ( 1 Cor 10,4 )

E sotto il nome di David è raffigurato Cristo, del quale è stato detto: Egli nacque dalla discendenza di David secondo la carne. ( Rm 1,3 )

2 - Utilità delle prove e delle contraddizioni

Chi è, dunque, il popolo che si è allontanato dai santi nell'iscrizione del titolo?

Lo stesso titolo ci mostri questo popolo.

Un certo titolo fu scritto, infatti, nella passione del Signore, quando egli fu crocifisso.

Questo titolo, scritto in ebraico, in greco e in latino, recava: Re dei giudei.

Era scritto in tre lingue, come per dire che era appoggiato dalla testimonianza di tre testimoni, poiché nella bocca di due o tre testimoni ogni parola è valida. ( Dt 19,15 )

Leggendo questo titolo, i giudei s'indignarono e dissero a Pilato: Non scrivere: Re dei giudei; ma scrivi che egli stesso ha detto d'essere il re dei giudei.

Dissero cioè: Scrivi che egli lo ha detto, non che sia realmente ciò che lui ha detto.

Ma, siccome in un altro salmo sta scritto: Non manomettere l'iscrizione del titolo, ( Sal 57,1 ) Pilato rispose: Ciò che ho scritto, ho scritto.

Come se dicesse: Non voglio alterare la verità, anche se voi preferite il falso.

Orbene, poiché i giudei si sdegnarono e insistevano nella perversione dicendo: Noi non abbiamo altro re che Cesare, ( Gv 19,15-22 ) per questo si sono allontanati dai santi: proprio perché trovarono scandalo nel titolo.

Si avvicinino ai santi! Si uniscano ai santi che riconoscono come re Cristo e desiderano possederlo.

Siano, invece, allontanati dai santi coloro che, contraddicendo al titolo, hanno respinto Dio come re e hanno scelto come re un uomo.

Ogni popolo, infatti, che rifiuta il regno del Signore ( dove solamente si può essere insieme sudditi e regnare sulle proprie passioni ) e ripone la sua felicità in un regno umano si allontana dai santi.

Fratelli miei, non riferite questo ai soli giudei!

Anche se è vero che in costoro sono stati dati a noi degli esempi, per così dire, primordiali: nel senso che in quel popolo si verificava esemplarmente tutto ciò da cui ogni uomo si sarebbe dovuto guardare.

Così quando essi rifiutarono apertamente di avere Cristo come re e scelsero per re Cesare.

Certamente Cesare è re: un re uomo, dato agli uomini per le cose umane, mentre per le cose, divine c'è un altro re.

Uno è re, per la vita temporale, l'altro per la vita eterna; uno è re terreno, l'altro è re celeste.

Il re terreno è suddito del re celeste, il re celeste è sopra ogni cosa.

Non peccarono, dunque, i giudei perché dissero di avere Cesare come re, ma peccarono nel non voler avere come re Cristo.

Lo stesso capita anche ai nostri giorni.

Cristo siede in cielo e regna su tutta la terra.

Eppure, molti non lo vogliono riconoscere come re.

Sono coloro che ci fanno soffrire e contro i quali ci conforta il nostro salmo.

È necessario che li sopportiamo sino alla fine; né lo faremo senza vantaggi, perché ogni tentazione è una prova, e il superamento di ogni prova produce i suoi frutti.

L'uomo, di solito, non conosce se stesso: non sa che cosa possa sopportare e che cosa non possa; talvolta presume di poter sopportare ciò che non può e tal altra dispera di poter tollerare ciò che invece potrebbe.

La tentazione gli si avvicina e lo esamina, e allora l'uomo scopre se stesso; mentre, prima, era nascosto a se stesso, anche se non era nascosto al Creatore.

Così Pietro, credendo di essere ciò che ancora non era, disse che avrebbe perseverato sino alla morte nella fedeltà al Signore Gesù Cristo.

Pietro ignorava le sue forze, ma il Signore le conosceva.

Colui che lo aveva creato rispose all'apostolo dicendogli che non era capace di tanto.

Era la risposta di colui che in seguito avrebbe dato forze adeguate alla sua creatura e che ben conosceva come ancora non gliele avesse date.

Colui che non le aveva ancora ricevute, non conosceva le sue capacità; ma ecco sopravvenire la tentazione ed egli rinnegò il Signore; pianse, e ricevette le forze. ( Lc 22,35-62 )

Orbene, siccome nella nostra limitatezza non sappiamo che cosa chiedere ( come pure non siamo in grado di ringraziare perché non ci rendiamo conto di quel che abbiamo ricevuto ) è quanto mai opportuno che, finché siamo in questo mondo, veniamo continuamente formati alla scuola delle tentazioni e delle tribolazioni.

E a farci tribolare sono proprio coloro che si sono allontanati dai santi.

Intendete questa lontananza, fratelli, come lontananza del cuore e non del corpo.

Accade infatti, spesso, che uno, lontano da te con il corpo, sia invece unito a te perché ama ciò che ami tu.

Non differisce, costui, da uno che ti sta vicino e che sia unito a te, amando ciò che ami tu.

Capita però, e anche sovente, che sia lontano da te uno che pur ti sta vicino.

È quando l'altro ama il mondo, mentre tu ami Dio.

3 - Cristo - capo è in cielo, nelle membra soffre in terra

Che cosa vogliono dire le parole, che pure fan parte del titolo: I filistei lo tennero prigioniero a Get?

Get era una città dei filistei, cioè di stranieri, insomma di un popolo estraneo ai santi.

Per il fatto stesso d'essere stranieri non sono certo vicini ai santi, ma stanno lontani da essi.

Tutti coloro che rifiutano di avere Cristo come re, divengono stranieri.

Perché divengono stranieri? Anche quella vite, che pur era stata piantata da lui, che cosa udì, una volta divenuta amara?

Perché ti sei volta in amarezza, vite straniera? ( Ger 2,21 )

Non le viene detto: Vite mia!

Perché, se tu fossi mia saresti dolce; mentre, se sei amara, non sei mia; e se non sei mia, certamente sei straniera.

Dunque, i filistei lo tennero prigioniero a Get.

Di David figlio di Iesse, re d'Israele, sappiamo, è vero, fratelli, che andò in esilio presso i filistei quando era ricercato da Saul; ( 1 Sam 21,10 ) sappiamo che visse presso il re di quella città, ma non leggiamo che vi sia stato tenuto prigioniero.

Ebbene, non solo allora, ma anche ora i filistei tengono prigioniero a Get il nostro David, cioè il Signore Gesù Cristo, nato dalla discendenza di David.

Abbiamo detto che Get è una città e, se guardiamo quale sia la traduzione di questo nome, troviamo che significa " torchio ".

Cristo dunque, in quanto capo e salvatore del corpo, il Cristo che nacque dalla Vergine, che fu crocifisso e che nella resurrezione della sua carne ci ha fatto vedere il prototipo della nostra resurrezione, siede alla destra del Padre e intercede per noi, ma egli è anche qui in terra, nel suo corpo che è la Chiesa.

Il corpo è unito al suo capo, e il capo, attraverso il corpo, grida: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? ( At 9,4 )

Il corpo è nel suo capo come dice l'Apostolo: Insieme ci ha risuscitati e insieme ci ha fatto sedere nei cieli. ( Ef 2,6 )

Noi sediamo lassù, egli soffre quaggiù; noi sediamo lassù in forza della speranza, egli è qui con noi mediante la carità.

Questa unione, da cui risulta come un sol uomo, fa di due una carne sola, lo sposo e la sposa.

Per questo il Signore stesso dice: Dunque non più due, ma una sola carne. ( Mt 19,6 )

In qual modo questo David è tenuto prigioniero a Get?

Perché è tenuto nel torchio il suo corpo, cioè la sua Chiesa. ( Ef 1,22-23 )

Che significa " nel torchio "? Nelle angustie.

Ma ben fecondo è questo essere spremuti nel torchio.

Finché è sulla vite, l'uva non subisce pressioni: appare intera, ma niente da essa scaturisce.

La si mette nel torchio, la si calpesta e schiaccia; sembra subire un danno, invece questo danno la rende feconda, mentre al contrario, se le si volesse risparmiare ogni danno, rimarrebbe sterile.

4 - [v 2.] I nemici del corpo di Cristo

Orbene, tutti i santi che soffrono persecuzioni da parte di coloro che si sono allontanati dai santi, stiano attenti a questo salmo, e vi riconoscano se stessi.

Ripetano ciò che qui è detto tutti coloro che soffrono le tribolazioni qui ricordate.

Chi non soffre non dica: Io non unisco la mia voce a quella di chi soffre, poiché sono esente dal soffrire.

Stia, anzi, attento; e che non succeda che, mentre vuol essere lontano dalla sofferenza non si allontani dai santi.

Ognuno consideri il suo nemico.

Se è cristiano, il suo nemico è il mondo.

Nessuno pensi alle sue inimicizie private, mentre si prepara ad ascoltare le parole di questo salmo.

Mettiamoci in testa che la nostra battaglia non è contro la carne e il sangue, ma contro i principi e le potestà, contro gli spiriti del male, ( Ef 6,12 ) cioè contro il diavolo e gli angeli suoi.

E anche quando soffriamo le persecuzioni di uomini violenti, è il diavolo che li istiga, è il diavolo che li accende e li muove come suoi strumenti.

Ricordiamoci sempre di questi due nemici: quello visibile e quello invisibile: l'uomo che vediamo e il diavolo che non vediamo.

Amiamo l'uomo; guardiamoci dal diavolo.

Preghiamo per l'uomo, preghiamo contro il diavolo, e diciamo a Dio: Pietà di me, o Signore, perché un uomo mi ha calpestato.

Non aver timore se l'uomo ti ha calpestato: avrai il vino, sei uva in procinto d'essere calpestata.

Pietà di me, o Signore, perché un uomo mi ha calpestato; tutto il giorno battagliando mi ha tribolato colui che è lontano dai santi.

Ma, perché non intendere queste parole come riferite al diavolo stesso?

Forse perché, di solito, la Scrittura non lo chiama "uomo"?

Sbaglierà, dunque, il Vangelo quando dice: L'uomo nemico ha fatto questo? ( Mt 13,28 )

È vero, dunque, che nel linguaggio figurato anche il diavolo può chiamarsi " uomo ", anche se, in realtà, egli non è un uomo.

Orbene, sia che voglia intendere il diavolo, sia che si riferisca al popolo o a un qualsiasi individuo che si era allontanato dai santi e per cui mezzo il diavolo faceva soffrire il popolo di Dio che si tiene stretto ai santi, stretto al santo, stretto al re ( per il cui titolo di re i giudei si indignarono e sono stati perciò respinti e allontanati ), dica pure il salmista: Pietà di me, o Signore, perché un uomo mi ha calpestato.

Non venga meno il suo vigore, mentre è così calpestato, sapendo chi è che invoca e ricordandosi di quale esempio disponga per fortificarsi.

Il primo grappolo d'uva schiacciato nel torchio è Cristo.

Quando tale grappolo venne spremuto nella passione, ne è scaturito quel vino il cui calice inebriante quanto è eccellente! ( Sal 23,5 )

Dica, dunque, anche il corpo di lui, vedendo il suo capo: Pietà di me, Signore, perché un uomo mi ha calpestato; tutto il giorno battagliando mi ha tribolato.

Dice Tutto il giorno, cioè, per tutto il tempo.

Nessuno dica a se stesso: Vi furono tribolazioni al tempo dei nostri padri; ai nostri giorni non ve ne sono più.

Se pensi d'essere esente da tribolazioni, non hai ancora cominciato ad essere cristiano.

Dove metti le parole dell'Apostolo: Tutti coloro che vogliono piamente vivere in Cristo, soffriranno persecuzioni? ( 2 Tm 3,12 )

Se dunque non soffri alcuna persecuzione per Cristo, guarda se per caso non abbia tu ancora cominciato a vivere piamente in Cristo.

Ma, dal momento in cui avrai cominciato a vivere piamente in Cristo, da allora sei come entrato nel torchio.

Preparati ad essere schiacciato, se non vuoi essere arido, se non vuoi che niente scaturisca da te.

5 - [vv 3. 4.] Mi hanno calpestato i miei nemici tutto il giorno.

Coloro che si sono allontanati dai santi, questi sono i miei nemici.

Tutto il giorno: già lo abbiamo spiegato. Dall'altezza del giorno.

Che cosa significano le parole: Dall'altezza del giorno? Forse è arduo per la nostra intelligenza.

E non c'è da stupirsi, perché si tratta dell'altezza " del giorno ".

E, probabilmente, quei tali proprio per questo si allontanarono dai santi, perché non riuscirono a penetrare l'altezza " del giorno " di cui gli Apostoli sono le dodici ore splendenti.

Ne consegue che coloro i quali lo crocifissero, credendolo un uomo, sbagliarono a proposito di questo " giorno ".

E perché furono sopraffatti dalle tenebre, in modo tale che si allontanarono dai santi?

Perché il giorno splendeva sulle alture, ed essi non riuscirono a conoscere colui che era nascosto in alto.

Infatti, se lo avessero conosciuto, mai avrebbero crocifisso il Signore della gloria. ( 1 Cor 2,8 )

Respinti dunque da questa altezza del giorno e allontanati dai santi, sono divenuti nemici, e ci fanno soffrire e ci calpestano come l'uva nel torchio.

C'è anche un'altra interpretazione.

Dall'altezza del giorno mi hanno calpestato i miei nemici tutto il giorno, cioè, per tutto il tempo.

Dall'altezza del giorno equivarrebbe a " dalla superbia terrena ".

Se, infatti, sono in grado di calpestare, vuol dire che sono alti.

Umili sono coloro che sono calpestati, alti quelli che calpestano.

Ma non temere l'altezza di coloro che calpestano; l'altezza d'un tale giorno è momentanea e non eterna.

6 - Paralisi e salute spirituale

Perché i molti che mi osteggiano avranno timore.

Quando avranno timore? Quando sarà passato il giorno nel quale essi sono alti.

Sono, infatti, alti per un certo periodo di tempo; finito il tempo della loro altezza, avranno timore.

Io invece in te spererò, Signore.

Non dice: Ma io non avrò timore; dice solamente: I molti che mi osteggiano avranno timore.

Quando verrà il giorno del giudizio, allora si lamenteranno tutte le tribù della terra. ( Mt 25,31 )

Quando il segno del Figlio dell'uomo apparirà nel cielo, allora i santi si sentiranno tranquilli: tutti i santi.

Giungerà per loro ciò che avevano sperato e desiderato: ciò per il cui avvento avevano pregato.

Quanto agli altri, invece, non resterà loro più alcuna possibilità di pentirsi, perché nel tempo in cui il pentimento poteva essere fruttuoso essi avevano indurito il cuore contro il Signore che li ammoniva.

Potranno forse innalzare un muro tra loro e Dio che viene a giudicarli?

Ebbene, ammira la pietà del nostro salmista e, se appartieni al suo medesimo corpo, imitalo.

Dopo aver detto: I molti che mi osteggiano avranno timore, non aggiunge: " Io invece non avrò timore ", per non collocarsi in altezze temporali attribuendo a se stesso il fatto del non temere e per non meritarsi, per colpa della superbia terrena, di non giungere alla pace eterna.

Al contrario, egli tiene a mostrarti perché non abbia timore; dice: Io invece spererò in te, Signore.

Non predica una fiducia illimitata in sé stesso; palesa piuttosto la causa della sua sicurezza.

Difatti, io posso non avere paura anche a causa della durezza del mio cuore; molti infatti non temono niente proprio per eccesso d'arroganza.

Stia attenta la vostra Carità! Una cosa è la salute del corpo, un'altra la paralisi del corpo, ed un'altra ancora l'immortalità del corpo.

Certamente la salute perfetta si ha nell'immortalità; ma in un certo senso si chiama salute anche quella che possediamo in questa vita.

Quando uno non è ammalato, lo si dice sano; e quando il medico lo visiterà, lo dichiarerà sano.

Quando comincia ad ammalarsi, la salute diviene malferma; curandosi, riacquista la salute.

State attenti! Osservate bene queste tre condizioni del corpo: la salute, la paralisi, l'immortalità.

La salute esclude la malattia; e quando per caso questa salute è intaccata e aggredita dal male, noi si soffre.

Chi, invece, è colpito da paralisi non soffre: ha perduto la sensibilità al dolore, e tanto più è insensibile, quanto peggiore è la sua condizione.

L'immortalità infine non conosce il dolore.

Sarà infatti scomparsa ogni corruzione, e questo nostro corpo corruttibile si sarà rivestito d'incorruttibilità, e questo corpo mortale avrà rivestito l'immortalità. ( 1 Cor 15,53.54 )

Non c'è, dunque, alcun dolore nel corpo immortale, come non c'è nessun dolore nel corpo colpito da paralisi.

Chi è paralizzato non creda, però, di essere già immortale.

È più vicina all'immortalità la salute di uno che prova dolore, che non l'insensibilità di chi è paralizzato.

Se t'incontri con un uomo superbo, gonfio e pieno d'arroganza, convinto di non aver nulla da temere da nessuno, lo crederai più forte di quello che dice: Lotte di fuori, timori di dentro? ( 2 Cor 7,5 )

Lo crederai più forte del nostro stesso capo, il Signore Dio nostro, che ha detto: Triste è l'anima mia fino alla morte? ( Mt 26,38 )

Non è più forte, è affetto da paralisi.

Non invidiarne, quindi, il torpore!

Egli non è rivestito d'immortalità, è soltanto un poveraccio che ha perso la sensibilità.

Quanto a te, non sia la tua anima priva di sensibilità, perché furono pronunziate parole di rimprovero per coloro, che non provano affetti.

Con vivo senso della salute, tu devi poter dire: Chi si ammala ed io non mi ammalo?

Chi si scandalizza, e io non brucio? ( 2 Cor 11,29 )

Se la rovina di tanti malati e lo scandalo non interessasse colui che dice tali parole, se lui fosse insensibile e senza dolore, non sarebbe forse in condizioni migliori?

No, certamente! Il suo sarebbe torpore, non tranquillità.

Certamente, fratelli, quando giungeremo in quel luogo, in quella dimora, in quella beatitudine, alla patria celeste ove la nostra anima si riempirà di sicurezza, di pace e di felicità eterna, ivi non sarà più alcun dolore, come non vi sarà motivo di soffrire.

Dice: I molti che mi osteggiano avranno timore.

E gli stessi insensibili che ora non temono niente avranno allora timore: sopraggiungerà infatti un terrore tanto grande da spezzare e frantumare qualsiasi durezza.

I molti che mi osteggiano avranno timore. Io invece in te spererò, Signore.

7 - [v 5.] Non attribuir a sé i doni d Dio

In Dio loderò le mie parole, in Dio ho sperato; non avrò timore di ciò che mi fa la carne.

Perché? Perché in Dio spererò.

Perché? Perché in Dio loderò le mie parole.

Se lodi in te le tue parole, non dico che non temerai - è impossibile che tu non tema -; dico solo che le tue parole saranno menzognere ( e lo saranno proprio perché tue ), oppure, se saranno parole veraci ma tu crederai di averle avute non da Dio ma di parlare da te stesso, esse saranno, sì, veraci, ma tu sarai menzognero.

Se invece riconoscerai che da te stesso non puoi dir nulla che sia vero in relazione alla sapienza di Dio e alla fede della verità e che, se lo puoi dire, è perché lo hai ricevuto da lui ( come sta scritto: Che cosa hai che tu non l'abbia ricevuto? ( 1 Cor 4,7 ) ), allora lodi in Dio le tue parole, e in Dio ricevi lode per le parole di Dio.

Infatti, se tu onori ciò che Dio ha posto in te, anche tu, che sei stato creato da Dio, in Dio sarai onorato.

Ma, se onorerai come fosse tuo, non di Dio, quello che Dio ha posto in te, ti succederà che, come quel popolo fu allontanato dai santi, così anche tu sarai lontano dal Santo.

Dunque: In Dio loderò le mie parole.

Se in Dio, perché mie? Eppure, e in Dio, e mie.

In Dio, perché derivano da lui; mie perché le ho ricevute.

Egli stesso che me le ha date ha voluto che fossero mie, perché io ami colui del quale esse sono; e, se da lui sono giunte a me, sono divenute mie.

Per questo diciamo: Dacci oggi il nostro pane quotidiano. ( Mt 6,1 )

In qual senso è nostro? E in che senso diciamo: dacci?

Chiedendo a lui, non resterai senza; confessando che è tuo, bada a non essere ingrato.

Perché, se non dicessi che è tuo, significherebbe che tu non lo hai ricevuto; ma, se lo dici tuo come se te lo fossi procurato da te, perdi ciò che hai ricevuto, perché sei ingrato nei confronti di colui dal quale lo hai avuto.

Orbene, in Dio loderò le parole, perché lui è la sorgente di ogni parola vera; ma tali parole sono mie perché, assetato, mi sono avvicinato a lui e ho bevuto.

In Dio loderò le mie parole, in Dio ho sperato; non temerò ciò che mi farà la carne.

Ma, non eri tu che poco prima dicevi: Pietà di me, Signore, perché un uomo mi ha calpestato, mi ha tribolato battagliando tutto il giorno?

In qual modo ora dici: Non temerò ciò che mi fa la carne? Che cosa ti farà?

Tu stesso poco fa dicevi: Mi ha calpestato, mi ha tribolato.

Non ti farà niente, se ti farà queste cose? Ha volto lo sguardo al vino che scaturisce dall'uva quando è calpestata, e ha risposto: Oh, sì! è vero che mi ha calpestato, è vero che mi ha tribolato; ma che cosa mi ha fatto?

Ero uva, sarò vino. In Dio ho sperato: non temerò ciò che mi fa la carne.

8 - [v 6.] Le sofferenze di Cristo partecipate ai fedeli

Tutto il giorno esecravano le mie parole. È così, lo sapete.

Dite pure la verità, predicate la verità, annunziate Cristo ai pagani, annunziate la Chiesa agli eretici, annunziate a tutti la salvezza; essi contraddicono, esecrano le mie parole.

Ma, quando rifiutano le mie parole, chi crediamo che essi rifiutino se non colui nel quale io loderò le mie parole?

Tutto il giorno esecravano le mie parole.

Si contentino almeno di esecrare le parole e non progrediscano oltre; non le rigettino, non le respingano.

Niente affatto! Perché dico così?

Quando respingono le parole che scaturiscono dalla fonte della verità, quando le rifiutano, che cosa fanno a colui che le dice?

Che cosa fanno, se non quanto segue?

Ogni loro pensiero è contro di me, a fin di male.

Se disprezzano il pane, come potranno risparmiare il piatto in cui esso è servito?

Ogni loro pensiero è contro di me a fin di male.

Se così è accaduto contro lo stesso Signore, non ricusi il corpo di subire ciò che prima è accaduto al capo: e così il corpo rimarrà unito al capo.

Il tuo Signore è stato disprezzato, e tu vorresti essere onorato da coloro che sono lontani dai santi?

Non pretendere per te ciò che prima non si è verificato in lui.

Il discepolo non è maggiore del suo maestro, né il servo è più grande del suo padrone. ( Mt 10,24.25 )

Se hanno chiamato Beelzebub il padrone di casa, quanto più i suoi familiari?

Ogni loro pensiero è contro di me, a fin di male.

9 - [v 7.] Nella casa di Dio non mancano falsi fratelli

Soggiorneranno e si nasconderanno. Soggiornare è, un po', andar peregrinando.

E pellegrini sono detti coloro che non abitano nella loro patria.

Durante questa vita ogni uomo è pellegrino, e in questa stessa vita voi vedete come siamo rivestiti della carne, la quale ci impedisce di leggere nel cuore.

Dice perciò l'Apostolo: Non giudicate nulla prima del tempo, finché non venga il Signore, il quale metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà i pensieri del cuore, e allora ciascuno sarà lodato da Dio. ( 1 Cor 4,5 )

Prima che questo accada, durante questa peregrinazione della vita carnale, ognuno ha un cuore, e ogni cuore rimane chiuso agli altri cuori.

Ecco perché le persone che covano pensieri contro l'autore del salmo soggiorneranno e si nasconderanno: essi sono in questo esilio e portano il peso della carne.

Coprono l'inganno che sta nel loro cuore e tengono nascosto tutto quanto pensano di male.

È mai possibile? sì, perché siamo ancora pellegrini.

Ma lo nascondano pure! Ciò che nascondono sarà manifesto, ed essi stessi non potranno nascondersi.

Questo " nascondersi " può essere, però, interpretato anche in un altro modo, che forse vi piacerà di più.

Voi sapete che, dalla fazione di quelli che si sono allontanati dai santi, s'intromettono fra noi certi falsi fratelli che procurano al corpo di Cristo molestie anche più gravi [ che non i pagani ] poiché noi non li evitiamo come se fossero completamente estranei.

Sottolineando come più gravi i pericoli che da costoro derivano, l'Apostolo, elencando le sue numerose sofferenze, dice: In pericoli di fiumi, in pericoli di ladroni, in pericoli per i miei concittadini, in pericoli per i pagani, in pericoli nella città, in pericoli nel deserto, in pericoli nel mare; in pericoli, aggiunge, per i falsi fratelli. ( 2 Cor 11,26 )

Questi sono i più pericolosi di tutti, e di essi si dice in un altro salmo: Entravano per spiarmi. ( Sal 41,7 )

Entravano per spiarmi, e nessuno osava dir loro: Tu non hai diritto di entrare per vedere.

Entrano come fossero dei tuoi, e nessuno li tiene lontani come si fa con gli estranei.

Questi, dunque, soggiornano e si nascondono.

Entrano nella grande casa, ma non persevereranno in essa, perciò vi soggiornano soltanto.

Il Signore, riferendosi a tali peccatori, che poi sono degli schiavi ( secondo quella massima del Vangelo per la quale chiunque fa il peccato è schiavo del peccato ), dice: Lo schiavo non resta nella casa in eterno, ma il figlio vi resta in eterno. ( Gv 8,34.35 )

Chi entra come figlio non sarà di passaggio, perché vi persevera sino alla fine. ( Mt 10,22; Mt 24,13 )

Sta' bene attento, invece, a colui che entra come schiavo, astuto e peccatore!

Egli entra cercando di rubare, cercando di che accusare o biasimare; entra per fare un giretto, non per abitare e perseverare.

Tuttavia, fratelli, non abbiamo timore neppure di costoro!

In Dio ho sperato, non temerò ciò che mi fa la carne.

Anche se entrano momentaneamente, anche se fingono e si nascondono, sono carne.

Quanto a te, spera nel Signore, e la carne non ti farà niente.

Potranno, sì, opprimerti e calpestarti, ma il vino scaturisce quando l'uva è schiacciata.

La tua tribolazione non sarà infruttuosa; altri ti vedono e ti imitano, poiché anche tu hai imparato a sopportare, contemplando il tuo capo, quel primo grappolo d'uva presso il quale entrò per spiare, visse come straniero e si nascose, il traditore Giuda.

Non temere, dunque, coloro che entrano con animo simulatore, che vivono da stranieri e si nascondono.

Il loro padre, Giuda, fu accanto al Signore, che ben lo conosceva; e, sebbene il traditore Giuda vivesse da straniero e si nascondesse, tuttavia il suo cuore era noto al Signore di tutte le cose.

E questi, pur conoscendolo, lo scelse, come per consolare te che non sai chi avresti dovuto evitare.

Poteva non scegliere Giuda, egli che lo conosceva fino a dire ai discepoli: Non ho scelto forse, io voi dodici, e uno di voi è un demonio? ( Gv 6,70 )

Si scelse, dunque, anche un diavolo?

Oppure, se non lo scelse, perché scelse dodici persone e non undici? sì, anche quel " diavolo " venne scelto, ma per uno scopo diverso da quello degli altri: undici vennero scelti per essere provati, uno venne scelto per far da tentatore.

Per dare un esempio a te, che non sai quali cattivi evitare, da quali ipocriti e simulatori devi guardarti ( ricorda quei tali che " soggiornano e si nascondono "! ) ti ha detto: Ecco io ho avuto con me uno di costoro: ti ho preceduto con l'esempio, ho sopportato, ho voluto essere tollerante con uno che conoscevo, per incoraggiare te, cui tante cose sono celate.

Ciò che l'uomo cattivo ha fatto a me, farà anche a te.

Per quanto voglia farti del male, per quanto voglia incrudelire contro di te, ti accuserà, ti imputerà falsi delitti, farà sì che prevalgano le menzogne.

Ma, se esse prevarranno contro di te, forse che non hanno prima prevalso contro di me?

Certamente hanno prevalso contro di me; ma il cielo non me l'hanno tolto!

Persino quando la carne del Signore era ormai sepolta, egli volle sopportare falsi testimoni.

Non li sopportò solo nel giudizio, li volle sopportare anche nella tomba.

Ricevettero denari per mentire e dissero: Mentre dormivamo, sono venuti i suoi discepoli e lo hanno portato via. ( Mt 28,13 )

Tanto erano ciechi i giudei, da credere ad una testimonianza del tutto incredibile: credettero infatti a testimoni che dormivano!

O non era vero che dormivano, e allora i giudei non avrebbero dovuto credere a testimoni menzogneri; oppure essi dormivano veramente, e allora non potevano sapere che cosa era accaduto.

Soggiorneranno e si nasconderanno.

Vadano pure girovagando e si nascondano: che cosa potranno fare?

In Dio ho sperato, non temerò ciò che mi fa la carne.

10 - Non temere le calunnie dei maligni

Essi osserveranno il mio calcagno.

Per questo, infatti, sono di passaggio e si nascondono: per spiare ogni uomo che cade.

E, quando succede una qualche caduta, si fissano a guardare il calcagno, per trattenere al piede colui che è caduto, ovvero per spingerlo a inciampare, ovvero - male che vada! - per trovare di che accusarlo.

Chi è che cammina in modo da non cadere mai?

Accade spesso, se non altro con la lingua.

Sta scritto infatti: Se uno non offende con la lingua, costui è un uomo perfetto. ( Gc 3,2 )

Chi mai oserà dirsi o credersi perfetto? Quindi capita sicuramente che si cada per la lingua.

Orbene quei tali, di cui si dice che sono di passaggio e si nascondono, stanno attenti a tutte le parole, cercando il modo di tendere lacci e spargere insidiose calunnie: nelle quali, essi stessi sono - magari - implicati più e prima di coloro che cercano di far cadere in trappola.

Per cui, loro stessi sono catturati e periscono prima che riescano a prendere e ad uccidere gli altri.

Infatti, l'uomo retto entra nel suo cuore, si rivolge a Dio e gli dice: In Dio loderò le mie parole.

Tutto ciò che di buono e di vero sono riuscito a dire, è di Dio, e l'ho detto per dono di Dio; tutto ciò che, per caso, ho detto mentre non avrei dovuto dirlo, l'ho detto io che sono un uomo, e l'ho detto sotto lo sguardo di Dio.

E Dio, che sostiene chi cammina e minaccia chi devia, perdona chi riconosce i suoi errori, frena la lingua, solleva chi cade.

Il giusto, di fatto, cadrà sette volte e altrettante risorgerà, mentre gli empi diventeranno inguaribili nei loro mali. ( Pr 24,10 )

Non temiamo, dunque, coloro che con astuzia ci tendono insidie: essi vanno a caccia di parole e contano persino le sillabe, ma poi violano i comandamenti.

Cerca in te qualcosa da rinfacciarti, ma non pensa a credere in Cristo per la tua testimonianza.

Quanto a te sta' attento alle parole di colui che tu disapprovi: potresti, infatti, trovarvi qualcosa di salutare.

Ma - risponderai - cosa mi potrà insegnare in ordine alla salvezza uno che nel parlare è così terribilmente fuori strada?

Forse, egli di salutare ti insegna proprio questo: a non andare a caccia di parole, ma a obbedire ai comandamenti.

Essi osserveranno il mio calcagno.

11 - La mia anima ha così sopportato.

Parlo di cose che ho sopportate. Parla uno che ha sperimentato.

La mia anima ha così sopportato. Soggiorneranno e si nasconderanno.

La mia anima sopporti tutti: sopporti coloro che fuori latrano e coloro che dentro si nascondono.

Si affaccia fuori, ed ecco venire la tentazione come un fiume.

Che essa ti trovi fermo sulla pietra!

E allora, faccia pure impeto contro di te: non ti abbatterà.

La tua casa è fondata sulla pietra. ( Mt 7,25 )

Egli resta dentro: ma ivi c'è colui che " soggiorna e si nasconde ".

Ti si avvicini pure, come la paglia è vicina al chicco.

Verrà, però, la trebbiatura con tanto di buoi, e si metterà in moto la trebbia delle tentazioni!

Tu sarai purificato, la paglia sarà stritolata.

12 - [v 8.] L'onnipotenza di Dio salvatore

Così l'anima mia ha sopportato; per niente li salverai.

Ci ha insegnato a pregare anche per loro: cioè, per coloro che soggiorneranno e si nasconderanno.

Si tratta di ingannatori, di ipocriti che tendono insidie; ma tu prega per loro, e non dire: Come potrà Dio convertire un uomo di questa fatta?, così malvagio, così perverso.

Non disperare! Guarda colui che preghi, non colui per il quale preghi.

Vedi la grandezza del male, ma non vedi la potenza del medico?

Soggiorneranno e si nasconderanno; così la mia anima ha sopportato.

Sopporta, prega! E che cosa accade? Per niente li salverai.

Cioè: li salverai con facilità irrisoria, come se fosse un niente; la loro salvezza non ti richiederà alcuna fatica.

Per gli uomini, il loro caso sarebbe disperato, ma tu, o Dio, li guarisci con la parola: la loro guarigione non ti costa alcuno sforzo, anche se per noi, è cosa sbalorditiva.

Questo versetto ha anche un altro significato.

Per niente li salverai: cioè, li salverai senza alcun loro merito precedente.

Dice l'Apostolo: Io che prima ero bestemmiatore, persecutore e violento. ( 1 Tm 1,13 )

Aveva ricevuto lettere dai sacerdoti per incatenare e cacciare in prigione i cristiani ovunque li trovava. ( At 9,2 )

Per incatenarli e condurli in tribunale, dapprima andava tra loro di passaggio e di nascosto.

Non c'era nulla in lui che potesse valere come merito; anzi, aveva solo motivi di condanna; al suo attivo non aveva nulla di buono.

Eppure fu salvato. Per niente li salverai.

Non sono in grado d'offrirti caproni, arieti, tori; non portano al tuo tempio doni e profumi; non spargono sul tuo altare libagioni, frutto di una buona coscienza.

Tutto in loro è sconnesso, buio e detestabile.

Allora, se essi non hanno nulla da offrirti, cioè nulla che giovi loro a salvezza, tu li salverai per niente.

Li salverai, cioè, per il dono gratuito della tua grazia.

Che cosa aveva portato sulla croce il ladrone?

Dal delitto al tribunale, dal tribunale sulla croce, dalla croce in paradiso. ( Lc 23,43 )

Credette e per questo parlò. ( Sal 116,10 )

Ma, chi gli aveva donato questa fede, se non colui che gli era appeso vicino?

Per niente li salverai.

13 - La pedagogia divina non esclude la severità

Nell'ira guiderai i popoli.

Ti adiri e attrai; fai soffrire e salvi; spaventi e chiami.

Cosa significano le parole: Nell'ira guiderai i popoli?

Significano che tu spandi ovunque la tribolazione perché gli uomini, in mezzo alle tribolazioni, ricorrano a te, e non si lascino sedurre dal piacere e da una falsa sicurezza.

Certe tue misure sembrerebbero dettate dall'ira, ma è un'ira paterna, la tua.

Si adira il padre con il figlio che disprezza i suoi comandi e, adirato, lo schiaffeggia, lo picchia, lo prende per l'orecchio, lo trascina per mano, lo conduce a scuola.

Nell'ira guiderai i popoli.

Quanti sono entrati, quanti hanno riempito la casa del Signore trascinati dalla sua ira, cioè, spaventati dalle tribolazioni e riempiti di fede!

A questo mira, infatti, la tribolazione: a vuotare il vaso che è pieno di malvagità per ricolmarlo di grazia.

 Nell'ira guiderai i popoli.

14 - [v 9.] Dio è l'autore della nostra vita

Ti ho narrato la mia vita.

Tu mi hai fatto vivere, e per questo io confesso a te la mia vita.

Ignora, forse, Dio i doni che elargisce? Cos'è, allora, ciò che tu gli narri?

Vuoi insegnare qualcosa a Dio? Non sia mai!

Perché dunque dice: Ti ho narrato? Forse che ti serve a qualcosa se io ti racconto la mia vita?

Ma cosa può servire a Dio? Contribuisce alla gloria di Dio.

Ho narrato a Dio la mia vita, perché è stato Dio a farmi vivere.

Così narrò la sua vita l'apostolo Paolo: Antecedentemente io ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento!

Ci descriva ora come fece a vivere: Ma ho ottenuto misericordia. ( 1 Tm 1,13 )

Narra la sua vita, non a sé, ma a Dio: perché si creda a lui.

La narra non per il suo vantaggio personale, ma per la gloria di Dio.

Che cosa dice, infatti, lo stesso Paolo?

Cristo è morto ed è risorto per questo scopo: affinché chi vive non viva più per sé, ma per colui che è morto per tutti. ( 2 Cor 5,15 )

Se, dunque, vivi e non vivi da te ma è lui che ti ha elargito la vita, narra la tua vita: non a te, ma a lui.

Non cercare i tuoi interessi; non vivere per te ma per colui che è morto per tutti.

Che dice, infatti, lo stesso lo parlando di certi cristiani indegni?

Cercano i loro interessi, non quelli di Gesù Cristo. ( Fil 2,21 )

Orbene, se narri la tua vita per il tuo vantaggio e non per quello degli altri, tu la narri a te, non a Dio.

Se invece narri la tua vita per, invitare gli altri a ricevere quella vita che tu hai ricevuta, tu confessi la tua vita a colui dal quale l'hai avuta; e otterrai una ricompensa più grande, perché ti sei mostrato riconoscente per il dono che hai ricevuto.

O Dio, ti ho narrato la mia vita.

Hai posto le mie lacrime al tuo cospetto.

Hai, cioè, esaudito le mie suppliche.

Come nella tua promessa.

Hai fatto come avevi promesso.

Tu avevi detto che avresti esaudito colui che piange; io ho creduto, ho pianto e sono stato esaudito.

Come ti avevo trovato misericordioso nel promettere, così ti ho trovato fedele nel mantenere.

Come nella tua promessa.

15 - [v 10.] Riprovevole ogni presunzione umana

Si volgano indietro i miei nemici.

Non augura loro il male: è una cosa che tornerà a loro vantaggio.

Effettivamente essi vogliono andare avanti, e per questo non vogliono correggersi.

Tu esorti il tuo nemico a vivere bene, a correggersi; ma quello ti disprezza, respinge le tue parole.

Guarda chi è che viene a farmi la predica, dice; guarda da chi devo andare a prendere lezione per vivere come si deve!

Vuole andare avanti a te, e, precedendoti, non si corregge.

Non si rende conto che le tue parole non sono tue; non si rende conto che tu narri la tua vita a Dio, non a te stesso.

Precedendoti, dunque, non si corregge; mentre, quanto sarebbe bene per lui se si volgesse indietro, e seguisse colui dinanzi al quale vorrebbe andare!

Quando il Signore parlava ai discepoli della sua passione imminente, Pietro inorridì, e disse: Non sia mai, Signore! questo non ti accadrà.

Colui che poco prima aveva detto: Tu sei il Cristo, Figlio del Dio vivente, colui che l'aveva proclamato Dio ebbe timore che egli morisse come uomo.

Dal canto suo il Signore, che era venuto per soffrire ( poiché non avremmo avuto altra via di salvezza, se il suo sangue non ci avesse riscattati ), aveva poco prima lodato la confessione di Pietro e aveva detto: Questo non te lo ha rivelato la carne e il sangue, ma il Padre mio che è nei cieli: per questo tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte dell'inferno non la vinceranno; e ti darò le chiavi del Regno dei Cieli.

Osservate in qual modo premia la confessione verace, pia, piena di fiducia, nella quale Pietro aveva detto: Tu sei il Cristo, Figlio del Dio vivente.

Ma subito dopo, quando il Signore cominciò a parlare della sua passione, Pietro ebbe timore che egli perisse morendo ( mentre saremmo stati noi a perire se egli non fosse morto! ), e disse: Non sia mai, Signore! questo non ti accadrà.

E il Signore, che poco prima gli aveva detto: Tu sei beato! e sopra questa pietra edificherò la mia Chiesa, gli rispose: Va indietro, satana! tu sei di scandalo per me.

Perché chiama " satana " colui che poco prima ha chiamato " beato " e " pietra "?

Dice: Perché non capisci le cose di Dio, ma solo quelle dell'uomo. ( Mt 16,16-23 )

Poco prima aveva professato verità divine.

Gli si dice infatti: Non te l'ha rivelato la carne e il sangue, ma il Padre mio che è nei cieli.

Quando lodava in Dio la sua parola, non era chiamato "satana", ma "Pietro", da pietra.

Quando, invece, parlava da se stesso, mosso dalla sua miseria umana e dal suo amore carnale, e suggeriva un piano che era di ostacolo per la salvezza sua e per quella degli altri, è detto " satana ".

Perché? Perché voleva precedere il Signore, e voleva dare un consiglio terreno al re del cielo.

Non sia mai, Signore! questo non ti accadrà.

Tu dici: Non sia mai, e aggiungi: Signore.

Ebbene, se è Signore, sua è la potestà; se è maestro, sa quello che fa, come sa pure quello che insegna.

Tu, invece, vuoi guidare la tua guida, insegnare al maestro, comandare al Signore, dare suggerimenti a Dio!

Sei andato troppo avanti: torna indietro!

E questo non avrebbe forse giovato anche ai nemici di cui qui si parla?

Si volgano indietro i miei nemici. Ma, non rimangano indietro!

Si volgano indietro per evitare di voler andare avanti; ma seguano, non restino fermi!

Si volgano indietro i miei nemici.

16 - Il Dio di tutti si dona particolarmente a chi lo ama

In qualunque giorno ti ho invocato, ecco, ho saputo che tu sei il mio Dio.

Grande scienza! Non dice: Ho saputo che tu sei Dio, ma: Che tu sei il mio Dio.

Dio è tuo quando ti soccorre; è tuo quando tu non sei estraneo a lui.

Per questo è detto: Beato il popolo il cui Dio è il Signore.

Perché: Il cui Dio è il Signore? Di chi non è Dio?

Certamente egli è Dio di tutti; però lo è più propriamente di coloro che lo amano, che si tengono stretti a lui, che lo posseggono e lo adorano.

Della sua casa, come una sua grande famiglia, sono tutti i riscattati dal sangue prezioso dell'unico Figlio.

Immensità del dono divino: essere noi suoi, e lui nostro!

Al contrario, gli estranei, coloro che si sono allontanati dai santi, sono figli stranieri.

Osserva che cosa è detto di costoro in un altro salmo: Signore, liberami dalla mano dei figli stranieri, la cui bocca ha detto vanità e la cui destra è la destra dell'ingiustizia.

E osserva la loro altezza ( altezza d'un momento! ), cioè la loro superbia temporale.

I loro figli, dice, sono come piante novelle, ben radicate, le loro figlie sono agghindate come fossero un tempio.

Descrive la felicità di questo mondo, la quale inganna gli uomini sì che, considerando quella una gran cosa, desistono dal ricercare la felicità vera ed eterna.

Tali figli perciò sono figli stranieri, non figli di Dio.

Dice: I loro figli, come piante novelle ben solide sulle radici; le loro figlie ornate a somiglianza del tempio; le loro cantine piene, traboccanti di questo e di quello; i loro bovi grassi, le loro pecore feconde, che si moltiplicano con Parti frequenti.

Non c'è apertura nel muro né passaggio, né grida nelle loro piazze.

E che cosa segue? Hanno chiamato beato il popolo che possiede queste cose.

Ma, chi ha detto queste parole? I figli stranieri, la cui bocca ha detto vanità.

Tu, invece, che cosa dici? Beato il popolo il cui Dio è il Signore. ( Sal 144,11-15 )

Il salmista ha spazzato via tutte le altre cose date da Dio e ha preferito Dio stesso.

Perché, fratelli, tutte quelle cose di cui hanno parlato i figli stranieri, le dà Dio; ma le dà anche agli stranieri, anche ai malvagi, anche ai bestemmiatori, lui che fa sorgere il suo sole sopra i buoni e sopra i cattivi e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. ( Mt 5,45 )

Talvolta le dà, queste cose, anche ai buoni e tal altra non le dà; talvolta le dà ai malvagi, e tal altra non le dà; tuttavia per i buoni riserba sé stesso; per i malvagi, invece, il fuoco eterno.

C'è, dunque, un male che non dà ai buoni, l'inferno, e c'è un bene che non dà ai malvagi, il cielo.

Ci sono, poi, alcune cose indifferenti, in parte buone e in parte cattive, che dà sia ai buoni che ai cattivi.

17 - L'amore casto di Dio

Quanto a noi, fratelli, amiamo Dio con cuore puro e casto.

Non è casto il cuore di chi onora Dio in vista della ricompensa.

Come? Non avremo la ricompensa per aver servito Dio? Certamente l'avremo, ma sarà lo stesso Dio che serviamo.

Egli stesso sarà la nostra ricompensa, quando lo vedremo com'è. ( 1 Gv 3,2 )

Osserva come ti si assicuri la ricompensa.

Cosa dice il nostro Signore Gesù Cristo a coloro che lo amano?

Chi mi ama osserva i miei comandamenti, e chi mi ama sarà amato dal Padre mio e io stesso lo amerò.

E che cosa gli donerai? Mi mostrerò a lui. ( Gv 14,23 )

Se non ami, questa promessa ti dice poco; ma se ami, se sospiri, se gratuitamente servi colui dal quale sei stato riscattato gratuitamente - dal momento che tu non ne avevi alcun merito, se il ricordo del benefici che ti ha conferiti ti fa sospirare e rende il tuo cuore inquieto per il desiderio di possederlo, non chiederai nient'altro che lui stesso.

Lui ti basta. Sii avido quanto vuoi: Dio ti basta.

L'avidità potrebbe pretendere il possesso di tutta la terra. Senz'altro!

Aggiungici anche il cielo, se vuoi! Colui che ha fatto il cielo e la terra è molto più grande.

Ma voglio dirvi un'altra cosa, fratelli.

Pensate al matrimonio, e cercate di comprendere cosa significhi avere il cuore casto nei confronti di Dio.

Sono certamente cose umane, questi matrimoni; eppure, non ama la sposa colui che l'ama per la sua dote, né ama il marito quella sposa che gli vuol bene per i doni, grandi o piccoli, che ne ha ricevuti.

Non lo ama con cuore casto.

Ricco, era suo marito; povero, è ancora suo marito.

Quanti uomini, puniti con la proscrizione, divennero, per questa disgrazia, più cari alle loro caste spose!

Quante volte le calamità dei mariti hanno comprovato la fedeltà coniugale delle parti!

Le spose non amavano altro che il loro marito, e quindi non soltanto non lo abbandonavano ma gli usavano maggiori attenzioni.

Ora, se degli esseri di carne, una moglie, un marito, possono essere amati castamente, in modo disinteressato, come dovremo amare Dio, il vero e verace sposo dell'anima, che la rende feconda di prole in ordine alla vita eterna e che non permette mai che sia sterile?

Amiamolo, dunque! E non amiamo altro all'infuori di lui; e si compirà in noi, allora, ciò che abbiamo detto, ciò che abbiamo cantato ( poiché queste parole sono anche nostre ): In qualunque giorno io ti abbia invocato, ecco, ho saputo che tu sei il mio Dio.

Questo è invocare Dio: invocarlo senza interesse.

Di alcuni, infatti, che cosa è detto? Non hanno invocato il Signore.

Sembrava che invocassero il Signore: gli domandavano di poter avere delle eredità, di accrescere le loro ricchezze, di prolungare questa vita e altre cose terrene.

Ma, cosa dice la Scrittura di costoro? Non hanno invocato il Signore.

E che cosa segue? Hanno tremato di paura dove non c'era da temere. ( Sal 14,5 )

Che cosa significano le parole: Dove non c'era da temere?

Temevano che fosse loro tolto il denaro, che diminuissero le ricchezze nella loro casa; temevano di passare in questa vita meno anni di quanti ne speravano.

Essi hanno tremato di paura senza una vera causa di timore.

Così si comportarono i giudei.

Se lo lasceremo vivere, verranno i romani e ci toglieranno il tempio e il regno. ( Gv 11,48 )

Hanno tremato di paura dove non c'era da temere.

Ecco, ho saputo che tu sei il mio Dio.

Grandi, invece, sono le ricchezze del cuore; grande è la luce dell'occhio interiore; grande è la fiducia che infonde colui che è la nostra pace.

Ecco, ho saputo che tu sei il mio Dio.

18 - [v 11.] In Dio loderò la parola; nel Signore loderò il sermone.

In Dio ho sperato: non temerò ciò che mi fa l'uomo.

E, ripetuto, lo stesso significato delle parole di sopra.

19 - [v 12.] Dio gradisce i sacrifici della fede e della lode

In me sono, o Dio, i voti di lode che ho fatti a te e che adempirò.

Fate voti al Signore, Dio vostro, e adempiteli. ( Sal 76,12 )

Che voti farete? che voti adempirete? Offrirete, forse, quegli animali che venivano offerti una volta sugli altari?

Nulla di tutto questo! Devi trovare in te stesso la materia del voto che pronunzi e manterrai.

Dallo scrigno del cuore offri l'incenso della lode; dal segreto della buona coscienza offri il sacrificio della fede.

Ciò che offri, brucialo con la fiamma della carità.

Non manchino in te i sacrifici di lode, che tu prometti e mantieni a Dio.

Di quale lode? Che cosa ti ha egli donato? Perché hai liberato la mia anima dalla morte.

È, questa, la vita che " egli raccontava al Signore ".

O Dio, diceva, ti ho narrato la vita mia.

Che cosa ero? Un morto. Per quel che dipendeva da me, ero morto.

E che cosa sono per opera tua? Uno che vive.

Perciò, o Dio, sono in me i voti che ho fatti a te e che adempirò.

Io amo il mio Dio: nessuno me lo toglie.

Come pure nessuno mi può togliere ciò che do a lui, perché è racchiuso nel mio cuore.

Con tale estrema fiducia, dice giustamente: Che cosa mi farà l'uomo? Si accanisca pure contro di me!

Gli sia permesso di incrudelire e di compiere tutto ciò che vuol fare: che cosa mi potrà togliere?

L'oro, l'argento, gli animali, i servi, le serve, le proprietà, le case?

Tolga pure ogni cosa! Mi potrà, forse, togliere i voti che sono in me e che adempirò a lode di Dio?

Al demonio fu permesso di tentare quel sant'uomo di Giobbe.

In un solo istante gli tolse ogni cosa: lo privò di tutte le ricchezze che aveva, gli strappò l'eredità e ne uccise gli eredi; e tutto questo non lo fece a poco a poco, ma di colpo, in un istante, tanto che le disgrazie dovettero essergli riferite all'improvviso e tutte insieme.

Privato di tutto, Giobbe rimase solo; ma aveva in sé dei sacrifici di lode che aveva votato a Dio e che ora poteva rendere.

Li aveva proprio dentro di sé, e il diavolo, benché ladrone, non aveva potuto invadere la cassaforte del suo petto che conteneva la materia del suo sacrificio.

Ascolta che cosa aveva; ascolta che cosa offrì.

Il Signore mi ha dato, il Signore mi ha tolto.

Come al Signore è piaciuto, così è successo.

Sia benedetto il nome del Signore. ( Gb 1,12-21 )

O ricchezze interiori alle quali il ladro non si può avvicinare!

Dio stesso gli aveva donato ciò che ora riceveva; Dio stesso l'aveva arricchito di quei beni, con i quali Giobbe ora gli offriva un sacrificio gradito.

Dio chiede a te la lode; Dio chiede la tua confessione.

Pensi forse di dargli qualcosa del tuo campo? È lui che ha fatto piovere perché tu ne avessi.

Gli offri qualcosa dalla tua cassaforte? È lui che ha accumulato ciò che tu gli darai.

Che cosa gli darai che tu non abbia ricevuto da lui? Che cosa hai, infatti, che tu non abbia avuto? ( 1 Cor 4,7 )

Darai ciò che nascondi nel cuore? È lui che ti ha dato la fede, la speranza, la carità; e sarà questo ciò che tu gli darai; questo ciò che tu sacrificherai.

Ma, mentre il nemico può toglierti tutte le altre cose anche contro la tua volontà, queste ricchezze interiori può togliertele solo se tu lo vuoi.

Anche chi non vuole, potrà perdere quelle altre cose.

Anche chi vuol conservare l'oro, lo perde; anche chi vuol conservare la casa, la perde.

Nessuno mai perderà la fede, se non chi non la terrà di conto.

20 - [v 13.] Giobbe esemplare del vero devoto

In me sono, o Dio, i tuoi voti di lode che ti renderò; perché tu hai liberato la mia anima dalla morte, gli occhi miei dalle lacrime, e i miei piedi dalla caduta, affinché io sia gradito al cospetto di Dio nella luce dei viventi.

Giustamente non è gradito ai figli stranieri che si sono allontanati dai santi, perché essi non hanno la luce dei viventi per poter vedere ciò che è gradito a Dio.

La luce dei viventi è la luce degli immortali, la luce dei santi.

Chi non è nelle tenebre, piace a Dio nella luce dei viventi.

L'uomo e le cose sue, nessuno riesce a conoscerlo com'è; Dio invece lo vede perfettamente.

Talvolta lo stato concreto d'un uomo è nascosto anche al diavolo, e, finché non lo tenta, non lo conosce: come accadde a proposito dell'uomo di cui ora ho parlato.

Dio lo conosceva e gli rendeva testimonianza; il diavolo invece non lo conosceva, e per questo diceva: Forse che Giobbe serve Dio disinteressatamente? ( Gb 1,9 )

Vedete dove arrivi il nemico con le sue provocazioni: ivi sta la perfezione.

Osservate che cosa rinfacci il nemico.

Vedeva che quest'uomo serviva Dio, che l'obbediva in tutto, che operava sempre bene; e, poiché era ricco e la sua casa piena di felicità, gli rinfacciò di servire Dio perché Dio gli aveva dato tutte quelle cose.

Forse che Giobbe serve Dio disinteressatamente?

Questa era la vera luce, la luce dei viventi: servire Dio con disinteresse.

Dio vedeva nel cuore del suo servo un amore disinteressato.

Il cuore di lui era gradito al cospetto del Signore, nella luce dei viventi; al diavolo, invece, questo era celato perché egli è nelle tenebre.

Dio permise al diavolo che tentasse Giobbe, non per conoscere ciò che già egli conosceva, ma per farlo conoscere a noi ed offrirci un esempio da imitare.

Se al diavolo non fosse stato permesso di tentare Giobbe, avremmo noi visto, da noi stessi, ciò che avremmo dovuto volenterosamente imitare in Giobbe?

Il diavolo ebbe il permesso di tentare Giobbe e gli tolse ogni cosa.

Egli restò solo, privato delle sue ricchezze, privato della sua famiglia, privato dei figli, ma pieno di Dio.

È vero che gli fu lasciata la moglie.

Ma credete che sia stato un gesto di compassione, l'avergli il diavolo lasciato la moglie?

Sapeva, il demonio, che per causa della donna era stato tratto in inganno Adamo.

Aveva lasciato, quindi, a fianco di Giobbe una sua collaboratrice, non una consolatrice del marito.

Ma Giobbe era pieno di Dio: aveva in sé i voti di lode da offrire al Signore, per dimostrare che serviva Dio disinteressatamente, non perché aveva da lui ricevuto tanti doni sicché, perduti tutti questi beni, era rimasto inalterato, perché non aveva perduto colui che tutto gli aveva dato.

Il Signore ha dato, disse, il Signore ha tolto.

Come al Signore è piaciuto, così è successo.

Sia benedetto il nome del Signore!

Piagato di ferite dalla testa ai piedi, ma tuttavia intatto nell'intimo, diede alla tentatrice una risposta che sgorgava dalla luce dei viventi, dalla luce del suo cuore: Hai parlato come una donna sciocca. ( Gb 2,10 )

Cioè, come una di quelle che non hanno la luce dei viventi.

Perché luce dei viventi è la sapienza, mentre le tenebre degli sciocchi sono la stoltezza.

Hai parlato come una donna sciocca.

Tu vedi la mia carne, ma non vedi la luce del mio cuore.

In quell'occasione la moglie avrebbe potuto amare ancora di più il marito: sarebbe stato sufficiente che ne avesse penetrata la bellezza interiore, che avesse posato lo sguardo là dove egli era bello davanti a Dio.

Egli, infatti, nel cuore aveva vittime eccellenti da presentare a Dio in sua lode.

Quella sua grande ricchezza non era stata toccata dal nemico!

Come era intatto il suo bene interiore!

E come sperava di ricevere in sua vece un bene ancora più abbondante, andando di virtù in virtù!

Orbene, fratelli, tutte queste cose ci debbono insegnare ad amare Dio con disinteresse, a sperare sempre in lui e a non temere né l'uomo né il diavolo.

Né l'uno né l'altro possono farci niente, se non ne hanno il permesso: e questo permesso riescono a ottenerlo solo in quel che ci può giovare.

Sopportiamo i malvagi! E siamo buoni, perché anche noi siamo stati malvagi.

Dio salverà gratuitamente tutti coloro dei quali noi oseremmo, forse, disperare.

Dunque, non disperiamo di nessuno; preghiamo per tutti coloro che ci fanno soffrire, e non allontaniamoci mai da Dio.

Sia lui la nostra ricchezza, la nostra speranza, la nostra salvezza.

Qui egli è il nostro consolatore, lassù sarà il nostro rimuneratore; ovunque è il vivificatore, l'autore della vita.

E la vita che egli dà non è altra all'infuori di quella di cui è detto: Io sono la via e la verità e la vita. ( Gv 14,6 )

Sicché, tanto qui nella luce della fede quanto lassù nella luce della visione ( " nella luce dei viventi " ), vogliamo condurre una vita accetta al Signore.

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