Filocalia

2. - Ad Anatolio: sulle otto radici dell'agitato pensare

1. Otto sono le radici dalle quali nascono tutte le altre forme del pensare agitato.

Esse sono la golosità, la sensualità, l'avidità del denaro, il risentimento, l'iracondia, lo scoraggiamento, la vanagloria, l'orgoglio.

Non dipende da noi se queste radici ci tormentano oppure no; da noi dipende il permetterne o l'ostacolarne la crescita e l'azione suscitatrice di passioni.

2. La golosità suggerisce al monaco di fare qualche pausa nel suo impegno ascetico, gli mette davanti i malesseri dello stomaco, del fegato e della bile, l'idropisia ed altre eventuali gravi infermità, la mancanza di medici e di rimedi.

Poi gli ricorda quei monaci che hanno contratto tali mali.

Altre volte, questo nemico, suggerisce a quei monaci che hanno avuto quelle malattie, di andare a far visita ai frati che stanno digiunando per parlare dei loro disturbi e additarli come la conseguenza di astinenze austere.

3. Il demone della sensualità stimola le bramosie carnali, e con astute insidie muove all'assalto degli astinenti, cercando di dissuaderli dalla loro austerità, presentandola come sterile per loro stessi.

Con queste suggestioni inquina la loro anima, per spingerli a compiere azioni sensuali, e li mette nell'occasione di dire ed ascoltare quelle parole solite a chi commette atti di lussuria.

4. Il demone dell'avidità di denaro suggerisce pensieri di prudenza per l'età avanzata, per quando le forze verranno meno ed il solitario non potrà più lavorare con le sue mani, gli rappresenta la fame, la malattia, l'asprezza del bisogno, il peso di dover accettare dagli altri il necessario per il sostentamento fisico.

5. La mancata soddisfazione di un desiderio o, alle volte, l'irascibilità stimolano le suggestioni del risentimento.

Quando c'è la mancata soddisfazione di desideri, tutto il lavorio dei pensieri del risentimento si svolge così: tornano prima i ricordi dei conforti che il solitario aveva avanti di abbracciare la vita dell'ascesi.

Quando l'anima comincia a fermarsi con piacere su queste memorie, il risentimento ghermisce il solitario, sottolineando che quei conforti sono ormai passati e che, proprio per esser monaco, non potrà più averli.

Quanto più volentieri accoglie i primi ricordi con piacere, tanto più, la povera anima, ne resta colpita e invasata.

6. L'iracondia è il più vivace di tutti gli istinti passionali.

Sorge e s'infiamma contro chi ci ha fatto, o sembra averci fatto una qualche offesa.

Rende l'anima sempre più inflessibile; il suo tempo preferito è quello della preghiera; in quel momento presenta vividamente la figura di chi ha recato l'offesa.

Alle volte si radica nell'anima e diventa inimicizia, produce notturni incubi ed immagini di torture, di morte orrenda, di assalti eseguiti da velenosi serpenti e mostri bestiali.

Questi quattro fenomeni sono il segno che nell'anima nasce l'inimicizia, che è attorniata da numerosi pensieri tormentosi; chi osserva se stesso può capire che dico il vero.

7. Il demone dello scoramento detto il demone meridiano, è il più opprimente di tutti.

Assale ordinariamente il monaco verso le dieci del mattino, lo assedia fino alle quattordici.

Comincia col far notare, in modo deprimente, il lento girare del sole, tanto lento da sembrare immoto, il giorno appare di cinquanta ore.

Dopo spinge il monacò a occhieggiare spesso dalla finestra, o ad uscire dalla cella ed osservare il sole per fare il computo del tempo che manca ad arrivare alle quindici; contemporaneamente lo fa guardare a destra e a sinistra per vedere se qualche frate venga a trovarlo.

Quindi lo assale con il disgusto del posto, del genere di vita e di impegno scelti, suggerendogli considerazioni come queste: tra i frati non c'è amore, nessuno è pronto a darti un conforto.

Se nei giorni di prova, qualche frate gli ha recato offesa, il demone glielo ricorda e lo vessa con tale pensiero.

Da queste suggestioni, lo spirito del male, provoca nel solitario il desiderio di vivere in altro luogo, dove più agevole sia trovare il necessario, e dove l'impegno ascetico sia più lieve e proficuo.

I pensieri malvagi sussurrano che il piacere a Dio non dipende dal posto ove uno è, perchè Dio può esser venerato ovunque.

Insieme a questi pensieri, unisce il ricordo del benessere goduto prima della solitudine; e prospetta il lungo tempo che ancora dovrà vivere nell'asprezza dell'ascesi; si serve, in una parola, di tutte le sue astuzie per spingere il monaco ad abbandonare la sua cella, e interrompere il suo impegno.

Questo demone è seguito da un altro, ma non subito; perchè se il solitario supera lo scoramento, si trova immerso in uno stato di pace interiore, colma d'ineffabile gioia.

8. Il demone che segue lo scoramento, è il più sottilmente malizioso di tutti, è quello della vanagloria.

Svolge la sua opera nel cuore di chi ha raggiunto il giusto dominio delle forze vitali.

L'assalto comincia con il compiacimento dello sforzo ascetico compiuto e con gli elogi mossi dagli altri uomini.

Il solitario vede sorgere, per l'incantesimo della fantasia, le urla dei demoni fugati dalla sua presenza, la guarigione delle donne ammalate, la turba degli infermi che l'attornia per esser guarita dal solo contatto delle sue vesti.

Sente profetizzarsi la dignità sacerdotale, vede schiere di uomini alla sua porta per ricercarlo e consacrarlo prete, immagina di rifiutare e si scorge legato e costretto ad accettare il sacerdozio contro la sua volontà.

Una volta accese queste speranze, lo spirito del male se ne va lasciando il campo ad altre tentazioni, quelle del demone della superbia o del risentimento che suggerisce pensieri opposti alle speranze nutrite.

Può anche succedere che a questo punto il demone impuro vinca il solitario che poco prima immaginava di essere un santo e venerato sacerdote.

9. Lo spirito malo della superbia causa le più gravi rovine nell'anima.

Suggerisce all'anima di non riconoscere Dio come l'unico soccorritore, attribuendo solo al proprio sforzo ogni progresso nella bontà; di collocarsi al di sopra degli altri frati, reputandoli ignoranti non avendo essi pensieri sublimi come lui.

La superbia ha sempre l'irrequietezza e il malcontento, al suo seguito.

L'ultimo stadio del superbo è la frenesia mentale e la visione degli spiriti del male.

10. Cinque occupazioni attirano la compiacenza divina:

la preghiera pura;

il canto dei salmi;

la lettura delle scritture sacre;

il pensiero doloroso dei peccati commessi, della morte e dell'estremo giudizio;

il lavoro manuale.

11. Se desideri, pur rimanendo nel tuo corpo carnale, servire Dio imitando le creature incorporee, cerca di alimentare nel cuore la silenziosa incessante preghiera.

La tua anima giungerà ad assomigliare da vicino agli angeli, anche prima di separarsi dal corpo.

12. Il tuo corpo separato dall'anima diventa morto e fetido, così l'anima è, quando la preghiera non vive in lei.

Il non poter pregare è cosa più acerba della morte, il profeta Daniele preferì la morte, piuttosto che esser privato della preghiera un solo istante.

Ognuno di noi dovrebbe ricordare Dio più frequentemente del respiro.

13. Unisci ad ogni tuo respiro una sobria invocazione al nome di Gesù insieme al pensiero della morte, con umiltà.

Questi due esercizi aiutano molto l'anima.

15. L'uomo maggiormente è simile a Dio quando compie l'altrui bene.

Però nel fare l'altrui bene, ognuno deve guardarsi dal trasformare ciò che compie in una teoria astratta.

16. Alla fine diventerai degno della santità di Dio, con l'evitare qualunque cosa indegna di Lui.

17. Dio di nessuno ha bisogno; L'uomo saggio ha sempre bisogno di Dio.

18. Il tuo omaggio luminoso a Dio, sarà quando, mediante le energie di bene che possiedi, avrai impresso in te la sua Somiglianza.

19. Tanto è migliore l'uomo quanto è più vicino a Dio.

20. L'uomo saggio che offre a Dio onore e adorazione è conosciuto da Lui.

Non è per niente turbato se rimane ignoto agli uomini.

Il compito del giusto discernimento è di indirizzare il centro, dove risiede l'irascibilità, a impegnare la guerra interiore.

Il compito della sapienza è di spingere la mente ad una vigilanza ininterrotta e attenta.

La rettitudine indirizza il centro emotivo dell'essere umano verso il raggiungimento della bontà e di Dio.

Il coraggio aiuta al dominio dei cinque sensi perchè l'uomo interiore, lo spirito, e l'uomo esteriore, il corpo, non siano, tramite essi, inquinati.

21. L'anima è una sostanza vivente, semplice, immateriale, invisibile, immortale e dotata di una parte mentale e di una razionale.

Ciò che l'occhio e per il corpo, la mente lo è per l'anima.

23. Il male non è una sostanza esistente in atto, è l'assenza del bene; come la tenebra e mancanza di luce.

24. La pura semplicità non conosce accorgimenti o cautele, l'uomo innocente è incapace di sospetti maligni.

31. Veglia la notte compiendo il tuo lavoro d'ascesi, la pace scenderà presto nella tua anima.

32. Leggi le Scritture Sacre con animo calmo, la tua mente verrà guidata a penetrare il mistero delle meravigliose opere di Dio.

33. Il dormire durante il giorno è segno o di debolezza fisica, o di turbamento d'anima, o di pigrizia, o di inettitudine.

34. Ogni anima, per la grazia dello Spirito Santo e per le sue azioni diligenti, può raggiungere ed assimilare queste qualità:

la parola controllata dalla mente;

l'azione che nasce dalla contemplazione;

la bontà unita alla scienza delle realtà esteriori;

la fede insieme ad una conoscenza immune da dimenticanza;

e le può possedere tutte in maniera perfetta, cosicchè nessuna sia maggiore o minore delle altre.

La ragione è che attraverso esse, l'anima aderisce a Dio e solo a Lui, e Dio è il Bene e la Verità.

35. Otto sono le forme di pensiero che conducono al male; per i solitari: lo scoramento, la vanagloria, la superbia, l'avarizia, la tristezza; per chi vive insieme agli altri: la gola, l'ira e l'impurità.

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