Vita di Mosé

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La magia delle passioni

La strategia del demonio

Già s'è detto che l'ascesa alla virtù è molestata dagli attacchi del nemico il quale escogita di volta in volta i mezzi più adatti a spingere i singoli al male.

Vedendo egli il popolo d'Israele molto avanti sulla strada che porta a Dio, imita i migliori strateghi e porta l'attacco su un altro fronte.

Gli strateghi infatti, quando giudicano impossibile travolgere con un attacco frontale lo schieramento compatto dei nemici, fanno ricorso all'assalto di piccole pattuglie e alle imboscate.

Il grande stratega del male si comporta allo stesso modo, non attaccando direttamente coloro che la virtù e la legge hanno resi forti ma assalendoli dì nascosto con imboscate.

Le arti magiche

Egli si serve della magia per combattere i suoi oppositori.

Un certo augure e indovino aveva il potere, secondo il racconto, di procurare la rovina ai nemici mediante l'aiuto del demonio.

Costui fu pagato dal re dei Madianiti per lanciare maledizioni contro quelli che Dio proteggeva ma cambiò le maledizioni in benedizioni.

Già sappiamo dall'esposizione storica fatta all'inizio, che la magia nulla può contro chi pratica la virtù, poiché l'aiuto divino ci rende sicuri contro ogni assalto.

Il racconto ci assicura che il menzionato indovino esercitava la divinazione.

Dice infatti che maneggiava i responsi e prendeva consiglio dal volo degli uccelli.

In precedenza ci aveva informato che la voce del suo asino gli fece sapere ciò che aveva interesse di sapere.

La Scrittura ci attesta che in quella circostanza la voce dell'asino si espresse in suoni articolati, mentre normalmente l'indovino prendeva i suoi oracoli dal verso degli animali, in forza di un intervento demoniaco.

La Scrittura ci mostra anche come le persone soggiogate da questo inganno del demonio, giungano ad accogliere come insegnamento della ragione la voce delle bestie.

L'indovino, disposto ad accettare un insegnamento del genere, venne a sapere per mezzo delle stesse pratiche ingannatrici di cui era vittima, che il popolo d'Israele non avrebbe potuto essere vinto, nonostante i denari che egli aveva ricevuto per maledirlo.

Sappiamo dal Vangelo che un'intera massa di demoni si oppone alla potenza di Cristo.

Essa infatti è chiamata legione.

Dicono i demoni: « Sappiamo che tu sei il Santo di Dio, venuto anzitempo a castigarci » ( Mt 5,9 ).

Ciò avvenne anche quando il demonio, operando per mezzo di Balaam, gli fece sapere che il popolo ebreo era imbattibile e inattaccabile.

Da parte nostra, applicando a questi fatti il metodo di interpretazione fin qui seguito, affermiamo che nessuna maledizione, pronunciata contro le persone virtuose, può recare a loro danno o sofferenza.

L'insulto o l'oltraggio non hanno la forza di turbare i seguaci della virtù.

Così l'accusa di cupidità, non può essere un insulto per chi non possiede nulla.

Non è possibile rimproverare di dissolutezza chi vive da anacoreta.

Il mite non può essere accusato di irascibilità né l'umile di superbia.

Coloro che sono conosciuti come persone contrarie a ogni azione biasimevole, potranno mai essere accusati di cose biasimevoli?

Essi mirano a non offrire motivo di biasimo nella loro vita affinché, come dice l'Apostolo, « siano confusi i nostri avversari, non avendo da dire di noi nessun male ».

Perciò l'indovino che era stato assoldato per maledire, risponde: « Come maledirò colui che Dio non maledisse?

Come insulterò chi non dà motivo a insulti e, guardando a Dio, ha reso la sua vita invulnerabile al peccato? ».

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