Vita di Mosé

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Morte dei primogeniti

Eliminare il male dagli inizi

Applichiamo la nostra riflessione alle vicende successive per ricavarne un ammaestramento.

Mosè e chiunque voglia imitarlo nell'ascesa verso la virtù, dopo aver ricevuto forza nell'esercizio di una vita austera e dall'illuminazione soprannaturale scesa su lui dal cielo, si ritiene in dovere di mettersi a capo del popolo per guidano verso la libertà.

Si presenta a loro ad avvertirli che i mali di cui sono vittime potrebbero aggravarsi, sapendo così destare in tutti un acceso desiderio di liberazione.

Per ottenerla, fa in modo che la morte colpisca ogni primogenito tra gli Egiziani.

Così agendo egli ci ammonisce che il male va sradicato fin dal suo primo apparire.

Mi pare opportuno approfondire questa considerazione perché, tenendo conto soltanto dei fatti puri e semplici, si verrebbe a sopprimere ogni conveniente interpretazione del loro significato.

Mentre i colpevoli sono gli Egiziani adulti, il castigo si abbatte sui loro figli appena nati, privi ancora della capacità di discernere il bene.

Nella vita di un infante non hanno posto le passioni cattive.

Egli non sa neppure distinguere la sinistra dalla destra e l'unica cosa di cui s'accorge sono le poppe della madre.

Per farsi capire quando sta male, non ha altro mezzo che le lacrime e per esprimere la contentezza, quando ha ottenuto ciò di cui sentiva istintivo bisogno, non ha che il riso.

Ma se il figlio subisce il castigo per la colpa del padre, dov'è la giustizia, la religione, la santità?

Perché Ezechiele va gridando: « L'anima che ha peccato subirà la morte » e ancora: « Non erediterà il peccato del padre il figlio nato da lui »? ( Ez 18,20 ).

È ovvio allora che nei fatti presentati dalla Scrittura dobbiamo vedere un significato spirituale e ritenere che il divino Legislatore abbia voluto presentarci in quei fatti un insegnamento nascosto.

Qui ci insegna dunque che bisogna eliminare il male ai suoi inizi quando noi, incamminati sulla strada della virtù, ci troviamo impegnati a debellare qualche nostra cattiva tendenza.

Se eliminiamo il male non appena si manifesta, viene automaticamente eliminata ogni sua conseguenza.

Ce lo insegna il Signore nel Vangelo, quasi ad ammonirci di tagliare alla radice il mal degli Egiziani, là dove ci comanda di sopprimere i moti convulsi della passione, affinché non abbiamo più a temere né l'ira, né l'adulterio, né l'omicidio ( Mt 5,22 ).

Se l'ira conduce al delitto e la passione impura all'adulterio, ciò significa che sono i moti delle passioni la causa di quelle colpe.

Prima della generazione di un figlio adulterino, c'è stata la generazione del desiderio che porterà all'adulterio e similmente prima dell'omicidio, è avvenuta un'esplosione di ira nell'animo di chi l'ha commesso.

Se elimini sul nascere un desiderio cattivo, già hai eliminato tutto ciò che da quel desiderio può derivare e fai allora come colui che, schiacciando il capo del serpente, causa la morte di tutto il lungo corpo che esso si trascina dietro.

Il sangue dell'agnello, garanzia di salvezza

Ma non si arriva a questo risultato, se l'uscio delle nostre case non è stato contrassegnato con il sangue che tiene lontano l'Angelo sterminatore.

Sia l'uccisione dei primogeniti come l'immunità per le porte segnate con il sangue, sono due fatti che conducono alle medesime considerazioni da noi espresse, chiunque voglia comprendere con maggior precisione le interpretazioni che abbiamo dato fin qui.

Nell'uccisione dei primogeniti costatiamo come il male sia distrutto subito agli inizi, mentre nell'immunità delle porte troviamo che gli viene proibito l'accesso dentro di noi in virtù del sangue del vero Agnello.

Infatti noi non ci accingiamo a scacciare colui che vuole il nostro sterminio, quando ci accorgiamo che ormai è entrato in noi ma, sorretti dalla legge, vigiliamo perché non vi si introduca fin dagli inizi.

Gli Ebrei infatti, contrassegnando gli stipiti e i battenti delle loro case con il sangue dell'agnello, ebbero una sicura garanzia di salvezza.

L'anima e le sue parti

Questo fatto della Scrittura contiene significative allusioni circa la dottrina dell'anima.

Di questo argomento si è interessata anche la filosofia pagana, distinguendo l'anima in tre parti: la razionale, l'irascibile e la concupiscibile.

Da queste due ultime parti provengono, secondo i filosofi, i moti dell'ira e i desideri.

Tuttavia né la parte concupiscibile né l'irascibile restano prive della presenza dell'attività dell'anima razionale.

Quei filosofi precisano infatti che la parte razionale giunge a vivificare la parte irascibile e concupiscibile.

Le tiene legate a sé ed è a sua volta come sostenuta da esse.34

La razionale si determina e si muove sotto la spinta dell'appetito irascibile e raggiunge il possesso di un bene sotto la spinta dell'appetito concupiscibile.

Finché l'anima rimane salda in questa struttura, saldi rimangono anche i suoi intenti virtuosi, quasi fossero tenuti fermi da chiodi, così che in tutte le sue parti si attua una reciproca spinta verso il bene: la parte razionale per sua natura è portata a tener salde le parti inferiori e tuttavia riceve da queste un aiuto non indifferente.

Ma quando questa struttura venisse sconvolta e la parte che deve stare in alto è portata in basso, quando cioè si riduce la parte razionale dal suo ruolo direttivo a quello proprio dell'appetito irascibile o concupiscibile, allora il suo nemico mortale riesce a invaderla.

Non c'è più il segno del sangue che gli proibisce l'ingresso, cioè manca a essa, ridotta in quello stato, il soccorso della fede in Cristo.

Chi riceve il comando di segnare con il sangue lo stipite e i due battenti, come potrebbe contrassegnare la parte alta, cioè l'anima razionale, se essa non si trova più al suo posto?

Ancora sulla necessità di estirpare il male fin dall'inizio

Anche se i due fatti considerati, ossia lo sterminio dei primogeniti e l'aspersione del sangue sulle porte, non sono avvenuti simultaneamente tra gli Israeliti, tu non devi trarne una difficoltà per rigettare la dottrina esposta circa l'eliminazione del male, come se fosse il risultato di false deduzioni.

Nei nomi di ebreo e di egiziano abbiamo visto indicata la distinzione tra virtù e vizio.

Poiché dunque la riflessione ci suggerisce di riconoscere in Israele il simbolo della virtù, nessuno di noi, se è sano di mente, si metterebbe a eliminare le primizie dei frutti della virtù, simboleggiati nei figli degli Israeliti.

Bisognerà invece preoccuparci di far scomparire quei frutti dalla cui conservazione potrà derivare un danno.

Per questo abbiamo appreso dal Signore a togliere perfino la possibilità che nascano ancora dei figli agli Egiziani.

In altre parole, il male deve essere distrutto appena accenna a comparire.

Conclusione questa che si accorda perfettamente con gli avvenimenti da cui è ricavata.

I figli d'Israele, con l'aspersione del sangue, ottengono di essere difesi, affinché il bene possa svilupparsi fino alla sua perfezione.

Ma i primogeniti che un giorno, fatti adulti, potrebbero portare vantaggio al popolo egiziano, sono eliminati prima che raggiungano la piena capacità di operare il male.

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34 Abbiamo qui un'allusione al mito del cocchiere e dei cavalli descritto da Platone nel Fedro.
L'allegorismo dello stipite e dei due battenti, simbolo delle tre parti dell'anima, proviene da Filone ed è ripreso da Origene.