Vita di Mosé

Indice

Le tenebre

Vediamo ora che cosa ci suggerisce l'entrata di Mosè nella nube tenebrosa, dove ebbe la visione di Dio.

Pare che qui la Scrittura si contraddica con ciò che ha riferito circa la prima teofania.53

Allora, infatti, Dio apparve nella luce, ora nelle tenebre.

Invisibilità dell'essenza divina

Non si pensi che questi particolari del racconto mal si accordino con la nostra spirituale contemplazione.

Per mezzo loro la Scrittura ci insegna che la conoscenza ( gnosi ) del mistero di Dio è luce per coloro che le si avvicinano.

Tenebra invece è l'empietà, ma la tenebra si dissipa quando si entrai nella luce.

La mente che penetra con più intensa e perfetta attenzione nella intelligenza delle realtà, quanto più avanza nella contemplazione tanto più s'accorge che la natura divina è invisibile.

Solo se lasciamo da parte le conoscenze sensibili e ciò che di vero ha soltanto apparenza, potremo, con il travaglio della riflessione, penetrare in profondità fino a raggiungere l'Essere invisibile e inconoscibile: là allora vedremo Dio.

Ma potremo dire di vederlo veramente quando ci accorgeremo che l'oggetto della nostra ricerca sta nascosto, come in una nube caliginosa, al di fuori del nostro campo visivo.

Il mistico Giovanni che si trovò in questa luminosa caligine afferma che « nessuno mai vide Dio » ( Gv 1,18 ).

Con questa costatazione negativa, egli stabilisce che la conoscenza dell'essenza divina è irraggiungibile non solo dagli uomini, ma da qualsiasi creatura intellettuale.54

Mosè asserisce di vedere Dio nella caligine, proprio quando ne ha raggiunto una conoscenza più perfetta.

Egli intende affermare che Dio è per natura superiore a ogni capacità di conoscenza e di comprensione delle creature.

La Scrittura dichiara infatti che Mosè avanzò in mezzo alla caligine, ove era Dio.

Quale Dio? Colui che pose nelle tenebre il suo nascondiglio ( Sal 18,12 ).

Così dice anche Davide, iniziato a misteri ineffabili in questo medesimo santuario segreto.55

Mosè, giunto nel mezzo della caligine, viene istruito da Dio a viva voce, affinché possa trasmettere anche a noi la dottrina appresa, con una concretezza maggiore.

Le parole divine insegnano che nessuna umana conoscenza può darci un'idea adeguata della divinità.

Se mai concetto o immagine pretenda offrirci la conoscenza o l'intuizione della natura divina, bisogna ammettere che essi esprimono soltanto un fantasma di Dio, non già la sua reale essenza.56

I doveri morali

La virtù cristiana è costituita da due parti: la prima ci conduce a Dio, l'altra mira alla correzione dei costumi, poiché la purezza della vita è parte integrante della religione.

Dopo aver appreso la giusta nozione di Dio, che cioè le conoscenze umane nulla ci possono far sapere di lui, bisogna apprendere quell'aspetto della virtù che consiste nell'adempimento dei doveri, atti a rendere perfetta la nostra vita morale.57

Conoscenza naturale e conoscenza soprannaturale di Dio

Mosè entrò poi nel tabernacolo celeste non fatto da mano d'uomo.

Ma chi lo potrà seguire nelle ascensioni della sua mente?

Prima di iniziare la salita dai piedi del monte egli si sbarazza di tutto ciò che potrebbe essergli di impaccio.

Giunto in cima, lo colpisce il suono delle trombe e penetra poi nel recondito invisibile santuario della conoscenza di Dio.

Tuttavia non vi si ferma, poiché passa nel Tabernacolo non costruito da mano d'uomo.

Allora veramente tocca il termine del suo viaggio, dopo essere giunto a tanta altezza per strade così varie.

Nonostante la diversa interpretazione data da altri, mi pare che le trombe celesti vogliano trasmettere a chi le ascolta un insegnamento circa l'accesso alle realtà increate.

Tutto il meraviglioso apparato dei cieli è una voce che grida la visibile sapienza di Dio e ne proclama la grande gloria a chiunque l'ascolti.

« I cieli narrano la gloria di Dio » ( Sal 19,2 ).

È questa la tromba che, con suono potente e prolungato, diffonde il suo insegnamento.

Così infatti dice il Profeta: « Il cielo risuonò dall'alto » ( Sir 46,17 ).

Chi ha ascoltato quel suono con purità di cuore e attenzione di mente, chi cioè ha potuto conoscere la divina potenza attraverso la contemplazione delle realtà create, viene spinto a entrare con la mente fin là dove è Dio.

Questo luogo è chiamato dalla Scrittura nube caliginosa che simboleggia, come fu detto, le realtà sconosciute e invisibili.

Là entrato, Mosè poté vedere e ammirare il celeste Tabernacolo di cui dovrà presentare l'immagine al popolo rimasto ai piedi del monte, attraverso una costruzione materiale: vera riproduzione del modello mostratogli sul monte.

Indice

53 Essa, infatti, era avvenuta nella luce del roveto ardente.
54 Dio è invisibile agli Angeli stessi.
55 Il concetto di santuario segreto deriva dalla filosofia di Plotino ( Enneadi VI, 9,11,25 ).
56 Il primo comandamento della legge viene interpretato come interdizione di farsi una rappresentazione intellettuale di Dio.
57 Per Gregorio come per Origene la vita attiva non è soltanto preparazione alla vita contemplativa ma deve unirsi alla seconda per formare un'armonica perfezione.