Maestro di vita oltre la scuola

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Educatore e Maestro

Profondamente conscio dell'elevatezza della sua missione, Fratel Teodoreto ebbe modo di estrinsecare le sue doti di educatore religioso per molti anni, direttamente nella scuola, non solo, ma di emergere come guida e formatore di altri maestri, nella sua qualità di Direttore didattico e di Ispettore scolastico.

Non potremmo dirlo un pedagogista, nel senso erudito della parola.

Egli non scrisse di pedagogia, benché, secondo le testimonianze, nulla ignorasse dei risultati conseguiti da quella scienza, dal momento che le sue istruzioni agli insegnanti facevano conoscere quali tesori di esperienza educativa egli avesse elaborato negli anni del suo insegnamento.

Da figlio ossequente della sua Congregazione, ricercava i principi didattici ed educativi, nelle opere davvero imponenti del Fondatore S. Giovanni Battista de La Salle, quali le Regole dei Fratelli delle Scuole Cristiane, La Norma delle Scuole, le Meditazioni per le domeniche, le Meditazioni sulla missione dell'educatore cristiano, le Regole della buona creanza e della civiltà cristiana, I doveri del cristiano verso Dio, Le istruzioni e preghiere per la S. Messa, la confessione e la comunione...

S'ingegnava di istillarli nei giovani insegnanti più con la pratica che con la teoria, giacché la sua umile e pur potente autorevolezza, oltre che dal carattere fermo ed equilibrato, gli veniva dalla sincerità e naturalezza della personale testimonianza.

In proposito Fratel Pulgenzio Baracco, alle prime esperienze didattiche ricorda: «Nei primi giorni di scuola veniva in classe Prima a fare il catechismo ai piccoli, con l'intento di animarli e di guidarmi nel mio apostolato incipiente.

Confuso con i miei bambini ero trasportato e attratto dalla sua parola.

Gli occhi suoi si vivificavano di una nuova vita, d'un nuovo sorriso; la sua parola semplice penetrava nelle animucce innocenti, che nella loro spontaneità si aprivano a lui - cosi grande e imponente dalla cattedra - per rispondergli con tutta naturalezza o per fargli qualche domanda.

In quell'ora soprattutto la classe sembrava essersi tramutata in tempio, tanto era la compostezza, la serietà, le brevi preghiere e i piccoli atti d'amor di Dio che vi si producevano.

E non era un catechismo monotono il suo, era pieno di attività.

Infatti sulla lavagna aveva sempre qualche cosa da scrivere o qualche disegnetto a linee schematiche da riprodurre mentre spiegava...

Godevo io stesso, come d'uno spettacolo, e facevo tesoro della sua esperienza didattica».

Dal che si scorge che nel suo insegnamento c'era già quell'attivismo, che soltanto alcuni anni più tardi, fece l'apparizione nelle scuole italiane.

Non era raro il caso ch'egli dovesse intervenire anche per assicurare la disciplina.

«Senza alzar la voce» diceva un suo ex alunno Pietro Fabbri, «con il suo tono pacato e fermo, egli riusciva ad acquetare tutta la scolaresca: si sarebbe detto che tutti si sentivano attratti da lui e che ne subivano la benefica influenza.

Di fronte ai colpevoli, non c'erano castighi, bastavano il moto dei suoi occhi, delle sue sopracciglia un po' aggrottate nel dispiacere o nello stupore, poi poche parole e un lento gesto della mano...»

Un altro ex alunno, Mario Enrico, futuro Assessore all'Amministrazione civica di Torino, afferma: «... ricordo la grandissima impressione che fece nel mio animo fanciullo la serenità, l'imperturbabilità costante di Fr. Teodoreto.

A me, ragazzo proveniente dalla scuola elementare pubblica, diede sulle prime una grande soggezione; ma poi, direi istintivamente, scoprii in lui una bontà grandissima e la mia soggezione si tramutò in una profonda venerazione».

Era dominante nella mente di Fr. Teodoreto il pensiero del De La Salle, il quale auspicava che ogni scuola divenisse «un seminario cristiano, in cui i fanciulli, come teneri virgulti, vi siano educati con cura per essere trapiantati nella società, e arrecare in essa frutti di santificazione».

L'intento soprannaturale che animava l'insegnamento di Fr. Teodoreto, non gli faceva dimenticare l'aspetto civile che la scuola deve curare.

Il contegno esteriore, le buone maniere, la chiarezza del dire, la serena disinvoltura..., erano oggetto di speciale attenzione.

L'amore patrio, il senso sociale, lo spirito di umana solidarietà, formavano altrettanti campi nei quali l'intuito cristiano recava il suo orientamento e il suo elemento equilibratore.

Teneva in onore i mezzi di emulazione, ben sapendo quanto possano contribuire ad assicurare la disciplina e lo studio.

Era atteso dagli alunni delle varie classi per la distribuzione delle buone note a cui erano legate le speranze d'una lieta passeggiata domenicale, in compagnia del babbo o di altri parenti...

Sereno e amabile, Fr. Teodoreto aveva per tutti una parola di complimento e di soddisfazione, accompagnata da un sorriso incoraggiante e paterno per il maestro e gli alunni.

C'era poi la "gara di catechismo" che assumeva l'importanza di avvenimento di quartiere, sia per l'intervento di ragguardevoli personalità, e sia per i premi riservati al cosiddetto Principe della gara, nonché per la grande passeggiata assicurata a tutti i concorrenti.

Per Fr. Teodoreto il catechismo, quale eco diffusivo del messaggio di Gesù, costituiva il fondamento e il coronamento di tutta la scuola cristiana.

Anche nella scuola serale, da lui organizzata nella sede di S. Pelagia, esigeva la presenza alla lezione di religione, e ogni sera si recava a prelevare il nome degli assenti ( giacché il catechismo aveva luogo al termine della scuola ), e richiamava coloro che la sera precedente non si erano fermati per quell'ultima importante lezione.

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