La santità è un'utopia?

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La mistica è un momento personale
cuore a cuore con Dio

Sono un randagio, un sognatore, un antipragmatista, un fuoriuscito della parola, uno che striscia versi e si dedica agli ottavari e divide il cuore con i poveri.

Uno, direbbe Giuseppe Mugnai albergatore di Belgirate, che ha l'estro del turismo intelligente, nato per sbaglio in un secolo non suo.

La stessa dichiarazione mi è stata fatta nel silenzio verde di una vallata svizzera da C. F. Landry, scrittore rivoluzionario, operaio fisso della stilografica, per anni in sanatorio come Moravia, trascurato dalla critica per le sue idee, una robusta quercia tra piante nane.

Siamo stati insieme a Neuchàtel dove i Fratelli delle Scuole Cristiane hanno una casa e dove il mio amico Dupuis mi ha fatto incontrare, diventandone amico, Andrea Gide.

Una sera ricevo un invito telefonico gastronomico da Emile Schaub-Koch di Ginevra. Accetto.

Arrivo nel Lemano, dove la riva del lago fino a Losanna è inghirlandata da vigne sostenute da muretti.

A Ginevra, calvinista, salgo l'erta della Cité.

Lontano, chiarezza d'acque, di prati, di nevi.

L'isola Rousseau stormisce di pioppi.

Tra le Alpi, il lago e il Giura, la primavera spalanca la bellezza dei suoi giorni più belli.

Da Èmile Schaub-Koch, trovo Louis Réau, membro dell'Institut, professore alla Sorbona.

Èmile Schaub-Koch, prezioso esteta e critico d'arte di fama mondiale, vuole conoscere i metodi educativi dei Fratelli lasalliani.

È impressionato dalla vita del Santo Fondatore.

Gli parlò della Casa di Carità Arti e Mestieri di Fratel Teodoreto conosciuto ormai anche in Svizzera come un procacciatore di anime tramite alcuni allievi che per lavoro risiedono nella Confederazione.

Mi trasformo in catechista, alterno, mescolo, intercalo, distribuisco spiegazioni e istruzioni didattiche ai due saggi immobilizzati sulla sedia e convinco l'amico Èmile Schaub-Koch in cerca di carismi che in Italia qualcosa funziona ancora.

Riporto l'episodio per ricordare che la santità non ha frontiere e non ha bisogno di passaporti.

Fratel Carlo Carretto, ex presidente dell'Azione Cattolica Giovanile Italiana, che, dopo aver passato anni nel deserto missionario tra gli arabi, sparge adesso la sua parola mistica in ogni parte del mondo, vede in Fratel Teodoreto una fiaccola che illumina con l'azione contemplativa e attiva il futuro della Chiesa.

Studiarne più da vicino questa Casa di Carità così tenacemente voluta da Fratel Teodoreto quale complesso educativo impegnato nella formazione professionale dei giovani e dei lavoratori, in vista del loro dinamico inserimento o reinserimento ai vari livelli delle attività produttive di beni e di servizi e in ordine alla loro mobilità professionale, in corrispondenza con l'evoluzione tecnologica, economica e sociale.

Fratel Teodoreto conserva nel cuore la formula che dovrebbe accompagnarci ogni momento: «Il difficile è ciò che può essere fatto immediatamente; l'impossibile è ciò che richiede un pò di tempo».

L'impossibile per il Santo non esiste.

San Francesco d'Assisi affida tutto al Cristo e chiama la povertà, mai tanto lodata e ringraziata, col titolo onorifico di Madonna.

Vede Dio, luce e amore, in ogni creatura, nella montagna coperta di neve, nella pianura costellata di fiordalisi e di gigli, nel sole, nella luna, nelle stelle, in quello che ci circonda.

Da ottocento anni il suo nome serafico spazia nel mondo, benché nella vita abbia sempre scelto l'ultimo posto.

Fratel Teodoreto, San Francesco Lasalliano, ne è copia fedele.

Perciò la Casa di Carità nasce all'insegna dei Catechisti.

Attualmente è una Associazione giuridica, i cui Soci fondatori sono l'Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata e i Fratelli delle Scuole Cristiane delle provincia religiosa di Torino.

Fratel Teodoreto è il suggeritore che da la battuta all'attore e gli anticipa le frasi e gli applausi vanno tutti ai protagonisti in palcoscenico.

«L'opera» scrive il dottor Domenico Conti, Presidente dell'Unione Catechisti «è CASA perché deve esprimersi in rapporti di reale condivisione e fraterna solidarietà. Si attua in modo comunitario e partecipato con l'apporto di tutte le sue componenti: docenti, allievi ed ex allievi, famiglie.

Vi possono partecipare coloro che intendono collaborare con una multiformità di contributi o di aiuti, secondo le possibilità e i talenti.

L'opera è volta alle Arti e Mestieri perché mira a riaffermare, nella società industriale, il valore e la funzione della professionalità come autentica manifestazione culturale mediante il lavoro.

Si propone di preparare alla immediata prima partecipazione ai processi produttivi di beni e di servizi e di sviluppare iniziative di formazione permanente, onde favorire il continuo aggiornamento e il cambiamento professionale, nonché l'avanzamento verso responsabilità lavorative più elevate».

L'opera è attuale come non mai.

Essa si propone di dare risposta alle interpellanze della Chiesa e della Società per il mondo della gioventù e del lavoro.

Quando San Giovanni Battista de La Salle scrive: «Nella vostra missione unite lo zelo per il bene della Chiesa a quello per il bene della Società, della quale i giovani cominciano ad essere mèmbri e di cui devono diventarlo ogni giorno più perfettamente.

Procurate il bene della Chiesa facendo dei vostri allievi dei veri cristiani; procurate il bene della Società insegnando loro tutto quanto è necessario per la vita» anticipa con le direttive la missione di Fratel Teodoreto e dei suoi Catechisti, anticipa persino il Concilio Vaticano II che esorta a «far gran conto di quelle scuole che sono particolarmente richieste dalle condizioni attuali.

Tali sono quelle che vanno sotto il nome di scuole professionali e tecniche, gli istituti destinati all'istruzione degli adulti, allo sviluppo dei servizi sociali» ( Conc. Ecum. Vat. II, Gravissimum educationis 9 ) e risponde alle interpellanze della Società di oggi, soprattutto per quanto si riferisce ai gravi problemi della disoccupazione.

Malanni interni ed esterni prolificano come funghi: la recessione non evidenzia il progresso.

Non cambiarne le carte in tavola, non scandalizziamoci in un mondo che costruisce la ricchezza sulla povertà altrui.

I gravi problemi della disoccupazione...

Una Società edificata solo sul materialismo, sul consumismo, sull'egoismo ( tutto quello che finisce in ismo è deteriore secondo il prodigioso Giacomo Inaudi, italo-francese che moltipllcava in 76 secondi due numeri di sedici cifre ciascuno ) sull'inefficienza educativa non può dare risultati migliori.

Dare lavoro a chi non ne ha non è solo un paragrafo della Costituzione, ma l'undicesimo comandamento per chi si sente figlio di Dio.

Si continua a parlare di rivoluzione, come se il Cristo non ci avesse preceduti duemila anni fa con la sua divina parola.

A chi si bea di codesta definizione per qualificare uno stato di passaggio aggiungo che una rivoluzione più sostanziosa e più utile l'ha compiuta il La Salle con il suo messaggio, le sue iniziative, i suoi programmi, il suo andare istruendo.

Senza fare commenti o glosse' alla sinistra hegeliana - Feuerbach, Strauss, Stirner - che si propose di sostituire l'uomo a Dio, il La Salle pone Dio al centro della pedagogia come un sole da cui si dipartono i raggi che devono illuminare le menti.

Il messaggio lasalliano, interpretato alla perfezione da Fratel Teodoreto, inizia nel 1699 quando il Santo fonda a Parigi una scuola domenicale, l'Accademia Cristiana per la formazione professionale di tipo commerciale, industriale, agricolo e artistico degli artigiani e degli operai.

La rivoluzione - direbbe a questo punto l'ancor discusso Giovanni Papini - è di tipo copernicano, ma pochi se ne accorgono.

Per il La Salle la scuola è impegno felice e non supplizio, vincolo naturale di amore verso la cosa pubblica, innamoramento del sapere e non bagaglio didattico o dialettico o truffaldino grado di pseuda dignità.

Nelle sue opere risaltano due concetti: genio e santità.

Il genio riforma le tecniche ed i contenuti, la santità fa passare nelle nuove tecniche l'ispirazione profetica e l'anelito sociale.

Non è questa Promozione umana?

Non intendo tediare oltre il lettore ponendo questioni e problematiche che richiederebbero più di un tomo.

La Casa di Carità Arti e Mestieri ha due sedi: a Torino in corso Benedetto Brin 26 e a Grugliasco in via Generai Perotti 94.

L'attività formativa si articola in corsi diurni triennali e corsi preserali.

I corsi diurni accolgono i licenziati della scuola media inferiore che desiderano imparare in profondità un mestiere qualificante: aggiustatore meccanico, fresatore attrezzista, rettificatore, stampista attrezzista, tornitore, elettromeccanico.

I corsi preserali qualificano meccanici generici, tornitori, elettromeccanici, aggiustatori, fresatori, operatori elettronici.

Il corpo docente è composto da 145 professori che si dividono teoria e pratica.

Oltre diecimila allievi sono stati diplomati, mentre importanti ditte si sono avvalse e continuamente si avvalgono dell'aiuto integrativo della Casa, ritenuta un centro sperimentale modello, la punta di diamante della formazione professionale come la definì di recente un rappresentante del Ministero del Lavoro.

Anche chi non è nutrito di sapienza ellenica avrà compreso che la Casa di Carità Arti e Mestieri che unisce e sigilla il materiale con lo spirituale vale di più di un progetto del grande Corbusier, firma prestigiosa e originale dell'architettura moderna.

Qui oltre che la fatica d'uomini e la generosità dei benefattori c'è stata in maniera evidente e sostanziale la provvidenziale mano di Dio.

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