Fratel Teodoreto ( Prof. Giovanni Garberoglio )

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« Passi ai "Fratelli" »

Sorge spontanea una domanda: che c'entra tutto questo con Fratel Teodoreto?

Al che è facile rispondere: C'entra,e con Fratel Teodoreto in particolare e con i « Fratelli » in generale, non solo perché fu naturale al pio Francescano raccomandarsi per la diffusione a religiosi che si trovano a contatto con tanti ragazzi e con le loro famiglie, ma anche perché Gesù Crocifisso intese proprio affidare ai Fratelli delle Scuole Cristiane il compito di diffondere la « Divozione ».

Tacendo d'altre note del Diario di Fra Leopoldo, bastano queste categoriche parole che Egli udì pronunciare da Gesù Crocifisso:

« È mio desiderio che passi ai Fratelli delle Scuole Cristiane ciò che io ho cooperato per mezzo tuo » ( Diario: 18 gennaio 1915 ).

Non può fare a meno di stupire la coincidenza della data di questa rivelazione del Crocifisso con quella in cui il Santo Padre Benedetto XV faceva un elogio autografo della « Divozione », benedicendo al « Direttore » ( Fratel Teodoreto ), come si dirà due pagine appresso.

E poiché dové parere strano a parecchi che una tale divozione non fosse affidata all'Ordine stesso dei Frati Minori, come sarebbe stato più che naturale, pregato Fra Leopoldo d'interrogare esplicitamente in proposito Gesù, ne ebbe questa risposta:

« La pianta della pia Unione dei Giovani e dell'Adorazione ( "Divosione" ) del SS. Crocifisso, voglio che rimanga ai Fratelli delle Scuole Cristiane ... » ( Diario: 6 marzo 1915 ).

E poiché sorsero nuove difficoltà nello stesso senso, la sera del 5 giugno 1915, alle ore 23, mentre il pio francescano stava perplesso sul da fare, il buon Gesù gli fece udire:

« Lascia che la corrente dell'opera di Dio vada veloce come fece finora; i Fratelli delle Scuole Cristiane nulla debbono abbandonare ... » ( Diario: 5 giugno 1915 ).

Sul quale argomento è istruttivo riportare qui ciò che scrive il Rev. Padre Maccono, Vice Postulatore, nella presentazione della biografia di Fra Leopoldo scritta dal Fratel Teodoreto:

"Come mai Fra Leopoldo, Francescano convinto, di una deferenza e ubbidienza somma verso i suoi Superiori, di una carità e stima a tutta prova verso i suoi Confratelli, tiene nascosta ad essi ogni cosa e si apre e consegna tutto ai Fratelli delle Scuole Cristiane?

Perché è davvero così.

I Francescani conoscevano Fra Leopoldo come un ottimo religioso esemplare, che pregava molto, che era sempre sorridente, ma non sapevano nulla di quelle maraviglie soprannaturali che già conoscevano Fratel Teodoreto ed altri ammiratori del Servo di Dio.

La domanda che si possono fare i lettori suona un po' mortificante per i Confratelli di Fra Leopoldo, almeno apparentemente.

Difatti, la Divozione al SS. Crocifisso non poteva consegnarla ai Francescani per la propaganda? e così per altro.

Il Servo di Dio non ha data alcuna spiegazione mai, né fu mai interrogato su ciò.

Egli solo ci avrebbe potuto dare la risposta chiara ed esatta.

Ma sappiamo che al Signore non si possono imporre delle condizioni e dei limiti nelle sue opere.

Sceglie gli strumenti che vuole, prendendoli dove vuole, e mandandoli a lavorare dove vuole e nel modo che vuole.

Qui scelse un francescano, e dalla cucina del convento di San Tommaso lo fece lavorare e dirigere opere nei campi ubertosi dei Fratelli delle Scuole Cristiane.

Questi, e non solo Fratel Teodoreto, furono così virtuosi da seguire le indicazioni e gli insegnamenti di un umile Converso e da sceglierlo, in tante opere di apostolato, Maestro e Protettore.

Aprirono le porte delle loro case, perché il Servo di Dio portasse il suo soffio serafico.

Onde è che i Francescani non debbano sentirsi umiliati e mortificati, come se avessero ricevuto un attestato di incapacità, ma debbono ringraziare Dio di aver scelto un loro Religioso Confratello per operare in altri campi.

Inoltre, dietro l'esempio di tanti atti di umiltà che troviamo in questo libro, non sarà spiacente a Dio se tanto i Religiosi di San Tommaso che convivessero con Fra Leopoldo, quanto gli altri Religiosi della Provincia Francescana del Piemonte, riconosceranno umilmente di non avere visto e di non avere capito, perché piacque al Signore di non lasciare vedere né capire".

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