Summarium Documentorum

Articolo di Fr. Gustavo Furfaro

D

contenuto nelle « Rivista Lasalliana », anno XLVI, 1979, N. 2; si richiama alla spiritualità Lasalliana quale base della spiritualità dell'Unione Catechisti.

Frale Teodoreto, figlio di S. G. B. de La Salle.

La prima creatura « spirituale » generatasi dal grande tronco lalassiano, è l'Istituto Secolare « Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata» dovuto al Fratel Teodoreto, in quella Torino che tanta storia vanta di devozione al Crocifisso e che conserva la Sindone.

Fratel Teodoreto, per la sua intima ed intrinseca compenetrazione dello spirito del Fondatore, S. Giovanni B. de La Salle e del suo Istituto, reincarna la missione del suo Fondatore e noi siamo sorpresi della lasallianità del suo messaggio e delle sue attuazioni, così da vedere in lui e per lui, quasi come un provvidenziale ritorno alle origini della Congregazione dei Fratelli delle Scuole Cristiane.

È una prima filiazione dinamica di un corpo religioso che in oltre due secoli di fedeltà raggiunge la continuazione dell'azione apostolica delle scuola; non come apporto complementare e sussidiario, ma come azione necessaria che non si limita alla scuola, ma investe tutta la vita di chi è stato « cristianamente educato ed istruito ».

Parte dalla scuola ma ne presenta la continuazione educativa e formativa per la vita.

E questo è profondamente lasalliano: « Nella vostra missione dovete unire lo zelo per il bene della Chiesa e quello della Società, del quale i vostri allievi cominciano ad essere membri, e devono diventarlo ogni giorno più perfettamente.

Procurate il bene della Chiesa formando dei vostri allievi dei veri cristiani, rendendoli docili alle verità della fede e agli insegnamenti del Vangelo.

Procurate il bene della Società insegnando le scienze profane, o piuttosto insegnando loro tutto ciò che ha attinenza con il vostro ministero.

Aggiungete però sempre alle conoscenze umane la pietà, senza la quale il vostro lavoro sarebbe poco utile » ( M 160,2 ).

Fratel Teodoreto non pensa di fondare un nuovo Istituto, pensa di compiere tutt'intero e fino in fondo il suo dovere educativo.

« Il poco di cristianesimo che c'è nel mondo... » notava il de La Salle nel lontano 1684 di una società che amava dirsi « molto cristiana » porta il Santo a preoccuparsi della formazione dei giovani: « una vita che di cristiano ha poco più che il nome, fatta di mediocrità, di accidia, di acquiescenza al male... » nota Fr. Teodoreto a proposito dei « buoni » lo porta a chiedersi perché slanci anche generosi s'intorpidiscono, ed in pratica risultano sterili.

L'uno e l'altro, il Padre e il figlio, sono sedotti da Cristo; l'uno e l'altro trovano nella pratica austera della penitenza, della rinuncia, del sacrificio, della dedizione completa, nella devozione alla Croce lo strumento d'una « redenzione nuova » che li rende idonei a quell'apostolato che non è costituito ne dalla scienza, ne dall'eccellenza e dal fascino personale.

Nessuno dei due trascura i dati della « realtà umana » ma nessuno dei due pone il dato umano avanti a quello divino; e questo non a parole, ma sinceramente, concretamente, nei fatti come è nella persuasione.

A disposizione di Dio

Fratel Teodoreto fu subito tutto a disposizione di Dio.

Non si preoccupò della « novità ».

Egli ripeteva un messaggio antico, t'appello alla santità che San G. B. de La Salle già aveva proposto e voluto, pur nella vita laicale e nel mondo, per i discepoli dei suoi figli.

E questo anche nella spiritualità della Croce da cui derivò lo « spirito di martirio ».

Egli non era alla moda come neppure il suo Santo Fondatore era alla moda, ma era nella via tracciata da Gesù. Fratel Teodoreto aveva gli occhi fissi al de La Salle: è naturale che la conformità del figlio con il Padre dovesse portare Fratel Teodoreto a cogliere del pensiero e dell'opera lasalliana il dato più profondo e genuino,

Fratel Teodoreto trova nel suo S. Fondatore un'ardente devozione alla Passione, trova un pressante invito ad uno sviluppo devozionale nel senso della Adorazione alle cinque Piaghe di Gesù, nella Meditazione per il Sabato Santo ( M 28 ).

Vi trova queste espressioni: « Adorate le cinque Piaghe di Gesù Cristo nostro Signore e pensate che egli non le ha conservate nel suo sacro Corpo che come segni gloriosi della vittoria riportata sull'inferno e sul peccato...

Fissate sovente gli occhi su di esse... considerate le piaghe del corpo del vostro Salvatore come tante voci che vi rimproverano i vostri peccati... il frutto che la contemplazione delle piaghe di Gesù deve produrre in noi è quello di allontanarci per sempre dal peccato, di mortificare le passioni, di combattere le inclinazioni troppo umane e naturali... prostratevi sovente davanti alle divine piaghe; consideratele come la sorgente della vostra salvezza; mettete la mano nella piaga del Costato con S. Tommaso, non tanto per fortificare la vostra fede, quanto piuttosto per penetrare, se è possibile, fino al Cuore di Gesù e per far passare di là nel vostro cuore i sentimenti di una pazienza tutta cristiana, di una intera rassegnazione, di una perfetta conformità alla volontà di Dio e per attingere un coraggio che vi porta a ricercare le occasioni di soffrire » ( M 28 ).

« Faccia ciò che ha in mente ».

Queste esortazioni del suo Fondatore, con tutto un programma di vita, non di ripiegamento ma di «coraggio», poteva costituire l'« humus » ricettivo e fecondo di un germe che Dio gli fa incontrare nel suo cammino di attesa di un segno che gli aprisse la via per la realizzazione di un progetto che serbava nel cuore fin dal suo Secondo Noviziato e cioè da oltre 6 anni.

E il germe fu l'incontro provvidenziale con Fra Leopoldo Maria Musso dei Frati Minori da cui accetta la Divozione a Gesù Crocifisso.

Ma vi sono delle perplessità, delle remore, dei dubbi.

Fratel Teodoreto « per uscire dal dubbio di recarmi o no a farne la conoscenza ( di Fra Leopoldo ) entrai nella chiesa di S. Francesco d'Assisi e praticai la Divozione dinanzi al miracoloso Crocifisso che si venera in detta chiesa nella cappella o atrio accanto alla sagrestia.

Appena terminata la pia pratica, svanì in me ogni perplessità e mi recai alla vicina chiesa di S. Tommaso dove fui ricevuto cordialmente da Fra Leopoldo» ( Il Segretario del Crocifisso, p. 119 ).

E così Fratel Teodoreto riceve la Divozione tramite la Divozione.

« Il giorno 23 aprile 1913, alle ore 17, gli esposi ( a Fra Leopoldo ) l'idea di formare un'associazione di giovani veramente buoni e zelanti nell'apostolato catechistico e aggiunsi: 'Abbia la bontà di pregare il Signore perché si degni di far conoscere se un'opera di tal genere può sussistere, che mi spiacerebbe iniziarla e poi, dopo breve tempo, doverla sciogliere'» ( Id., p. 120 ).

Ne riceve la risposta: « Dirai al Fratello Teodoreto che faccia ciò che ha nella mente » che Gesù Sacramentato fa udire a Fra Leopoldo la sera stessa alle ore 21.

Nel piano di Dio si incontravano la spiritualità francescana e la spiritualità lasalliana nella comune base di una spiccata divozione al Signore Crocifisso.

Fratel Teodoreto, consciamente o inconsciamente, ma certo provvidenzialmente sentì, oltre che nello spirito, anche nella formulazione della Divozione le stesse parole del suo Fondatore: « Adorate... prostratevi... amabile... » ( M. 24 e 28 ), « quanto ha sofferto per cancellare i miei peccati... » ( M. 28 ) « e allontanarvi per sempre dal peccato... » ( M. 28 ).

« Adorate con tutti i Santi la Santa Umanità di Gesù Cristo... unitevi a loro per mostrare la vostra gratitudine e il vostro rispetto tanto quanto esso lo merita » ( M. 40,2 ).

E con il consenso dei suoi Superiori la praticò, la fece praticare dai suoi Fratelli e nelle adunanze « parlò ai giovani della Divozione a Gesù Crocifisso, che divenne poi, sia per la pratica, sia per la propaganda, una delle principali attività dell'erigenda Associazione » ( Il Segretario..., p. 120 ).

Divozione: riflessione e azione.

La pratica della Divozione non fu solo forma di preghiera, ma nella meditazione, divenne motivo di riflessione e spinta di azione.

Come pregare per la Chiesa, per i peccatori, per le anime consacrale, per i fratelli e non sentire la voce che da tutti sale per un impegno di apostolato?

A che serve contemplare un Crocifisso che tengo in mano, passare di piaga in piaga chiedendo l'estensione della Redenzione a tanti che la attendono, e non sentirmi impegnato per contribuire all'opera redentiva di Gesù Crocifisso?

Per quanto la Divozione portò alla lettura e allo studio del Vangelo e questo richiese il Catechismo per rendersi atti e preparati a portare la Parola di Gesù a chi non la conosce.

Per lo studio della religione s'impose la coerenza di vita cristiana, che in un mondo « per metà ateo e per metà laicista » non può più realizzarsi che piantando solidamente la croce nel cuore, superando il proprio comodo, l'egoismo ignaro di chi crede che basti « scandalizzarsi » e non espiare, condannare e non riparare, chiudersi in sé e non vedere le necessità del mondo.

E ancora seguiva in questo le indicazioni del suo Fondatore: « Sarebbe stato poco utile se gli Apostoli avessero istruito i primi fedeli nelle verità essenziali della nostra religione e non li avessero guidati a vivere una vita cristiana conforme a quella che essi avevano vissuto con Gesù Cristo.

Per questo non si limitavano ad insegnare le verità speculative, ma ponevano ogni cura nell'avviarli alla pratica » ( M. 200,2 ).

Così l'Adorazione a Gesù Crocifisso divenne regola di vita, divenne spinta di apostolato.

Mezzo facile e intuitivo e tale da soddisfare ad un tempo il bisogno della pietà e ridestare e approfondire lo spirito e la vita cristiana nei singoli, la « Devozione » costituiva anche il fondamento d'una forma associativa che per la sua universalità potesse unire l'alunno, l'ex-alunno, il maestro, la famiglia, ovunque e sempre all'opera dei suoi educatori e tutti sostenere e spronare in quella catechesi di testimonianza e di opere che è la presenza del cristiano nel mondo.

« Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto» ( Gv 19,32 ).

Ad imitazione della Vergine Immacolata questo sguardo diventi un programma di vita nella carità: « Cristo ha dato tutto se stesso per noi »; diventi un messaggio di fede, diventi un motivo di gioia perché è beato chi non prende scandalo dalla croce ( cfr. 7, 23 ).

Bibliografia essenziale

- Fr. Emiliano ( Giuseppe Savino ), Articoli vari sul Bollettino « L'Amore a Gesù Crocifisso », Unione Catechisti, Torino.

- Fr. Alphonse, F. S. C., A l'ècole de Saint Jean-Baptiste de La Salle, Ligel 77, rue de Vaugirard, Paris VP, 1952.

- Fr. Teodoreto, F. S. C., Il Segretario del Crocifisso, LDC, Torino, 1944.

- Fr. Leone di Maria, Fratel Teodoreto ( Prof. Giovanni Garberoglio A. & C., Torino, 1956.

Gustavo Luigi Furfaro

Per copia conforme all'originale.

Torino, il 19-6-1985.

1. s.

Pier Giorgio Micchiardi, sac. cancelliere

Roma, 14 gennaio 1986.

Andrea Ambrosi, Avv.

fr. Ambrogio Eszer, O. P., Relatore

N. B. - Le citazioni abbreviate:

- con « M » corrispondono al libro Méditatìons,

- con « R » corrispondono al libro Recueil,

- con « M. O. » corrispondono al libro Méthode d'Oraison, di S. G. B. de La Salle.

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