Summa Teologica - I

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Articolo 1 - Se in Dio vi sia scienza

In 1 Sent., d. 35, q. 1, a. 1; C. G., I, c. 44; De Verit., q. 2, a. 1; Comp. Theol., c. 28; In 12 Metaph., lect. 8

Pare che in Dio non vi sia scienza.

Infatti:

1. La scienza è un abito, il quale non compete a Dio, essendo tra la potenza e l'atto.

Quindi non vi è scienza in Dio.

2. La scienza ha per oggetto le conclusioni: quindi è una conoscenza causata dal di fuori, cioè dalla conoscenza dei principi.

Ora, in Dio non vi è nulla di causato.

Quindi in Dio non vi è scienza.

3. Ogni scienza è o universale o particolare.

Ma in Dio, come si è dimostrato [ q. 13, a. 9, ad 2 ], non si dà né universale né particolare.

Quindi in Dio non vi è scienza.

In contrario:

Dice l'Apostolo [ Rm 11,33 ]: « O profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! ».

Dimostrazione:

In Dio vi è scienza allo stato perfettissimo.

A analisi di ciò bisogna considerare che gli esseri conoscitivi si distinguono dagli esseri non conoscitivi in questo, che i non conoscitivi hanno solo la propria forma, mentre quelli dotati di conoscenza sono fatti per avere anche le forme delle altre cose, poiché in colui che conosce si trova l'immagine dell'oggetto conosciuto.

Quindi è chiaro che la natura degli esseri non conoscitivi è più ristretta e più limitata, mentre quella dei conoscitivi è di maggiore ampiezza ed estensione.

Per tale motivo il Filosofo [ De anima 3,8 ] dice che « l'anima è in certo qual modo tutte le cose ».

Ma la limitazione della forma viene dalla materia.

Per questo anche sopra [ q. 7, aa. 1,2 ] abbiamo detto che le forme, quanto più sono immateriali, tanto più si accostano a una certa infinità.

È dunque evidente che l'immaterialità di un essere è la ragione della sua natura conoscitiva, e che la perfezione del conoscere dipende dal grado di immaterialità.

Per questo Aristotele [ De anima 2,12 ] dice che le piante non sono dotate di conoscenza a causa della loro materialità.

Il senso invece è conoscitivo per la sua capacità di ricevere le immagini delle cose senza la materia; l'intelletto poi lo è ancora di più, in quanto maggiormente staccato dalla materia e senza misture, come dice Aristotele [ De anima 3,4 ].

Quindi, essendo Dio nel sommo grado di immaterialità, come appare chiaro da ciò che precede [ q. 7, a. 1 ], ne viene che egli è all'apice del conoscere.

Analisi delle obiezioni:

1. Siccome le perfezioni derivate da Dio nelle cose si trovano in Dio in un grado più elevato, come è stato spiegato sopra [ q. 4, a. 2 ], è necessario, tutte le volte che si attribuisce a Dio un nome tratto dalle perfezioni delle creature, che sia escluso dal suo significato tutto ciò che risente del modo imperfetto proprio della creatura.

Quindi la scienza in Dio non è una qualità o un abito, ma sostanza e atto puro.

2. Abbiamo già visto [ q. 13, a. 4 ] che quanto nelle creature è frazionato e molteplice si trova in Dio in modo semplice e indiviso.

Ora, l'uomo ha diverse conoscenze secondo la diversità degli oggetti: in quanto infatti intuisce i principi si dice che ha l'intelligenza; in quanto conosce le conclusioni gli si attribuisce la scienza; in quanto conosce le cause supreme la sapienza; in quanto conosce le azioni da compiere il consiglio e la prudenza.

Ma Dio conosce tutte queste cose con una sola e semplice conoscenza, come vedremo a suo luogo [ a. 7 ].

Quindi l'unica conoscenza di Dio può essere denominata con tutti questi termini: purché da ciascuno di essi, in quanto è applicato a Dio, si elimini tutto ciò che vi è di imperfezione e si consideri quanto vi si trova di perfezione.

E in questo senso è detto in Giobbe [ Gb 12,13 ]: « In lui risiede la sapienza e la forza, a lui appartiene il consiglio e la prudenza ».

3. La scienza si uniforma al modo di essere del soggetto conoscente, poiché l'oggetto conosciuto si trova nel conoscente secondo il modo di quest'ultimo.

Siccome quindi il modo di essere di Dio è più alto del modo di essere delle creature, la scienza divina non ha le modalità della scienza creata, cioè a dire non è universale o particolare, abituale o potenziale, o disposta secondo uno di questi modi.

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