Summa Teologica - I

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Articolo 10 - Se Dio conosca il male

In 1 Sent., d. 36, q. 1, a. 2; C. G., I, c. 71; De Verit., q. 2, a. 15; Quodl., 11, q. 2

Pare che Dio non conosca il male.

Infatti:

1. Dice Aristotele [ De anima 3,6 ] che l'intelletto che non è in potenza non conosce la privazione.

Ora il male, secondo S. Agostino [ Conf. 3,7.12; Enchir. 11 ], è « privazione di bene ».

Siccome quindi l'intelletto di Dio non è mai in potenza, ma è sempre in atto, come è chiaro da quanto precede [ a. 2 ], pare che Dio non conosca il male.

2. Ogni scienza o è causa del suo oggetto o è causata da esso.

Ma la scienza di Dio non è causa del male, né è causata dal male.

Quindi la scienza di Dio non verte sul male.

3. Tutto ciò che si conosce, lo si conosce mediante la sua immagine o similitudine, oppure mediante il suo opposto.

Ma tutto ciò che Dio conosce lo conosce mediante la sua essenza, come si è dimostrato [ aa. 2,5 ].

D'altra parte l'essenza divina né è immagine o similitudine del male, né il male è il suo opposto: poiché, come dice S. Agostino [ De civ. Dei 12,2 ], l'essenza divina non ha contrario.

Quindi Dio non conosce il male.

4. Ciò che è conosciuto non per mezzo di se stesso, ma per mezzo di altro, è conosciuto imperfettamente.

Ora, il male non è conosciuto da Dio per mezzo di se stesso, altrimenti bisognerebbe che il male fosse in Dio, dal momento che l'oggetto conosciuto deve trovarsi nel soggetto conoscente.

Se dunque è conosciuto per mezzo di un'altra cosa, cioè mediante il bene, allora è conosciuto imperfettamente; il che è impossibile, poiché nessuna conoscenza può essere imperfetta in Dio.

Quindi la scienza di Dio non verte sul male.

In contrario:

È detto nella Scrittura [ Pr 15,11 ]: « Gli inferi e l'abisso sono davanti al Signore ».

Dimostrazione:

Chiunque conosce perfettamente una cosa, bisogna che conosca tutto ciò che le può accadere.

Ora, vi sono alcuni beni ai quali può accadere di essere corrotti dal male: per conseguenza Dio non conoscerebbe perfettamente il bene se non conoscesse anche il male.

Una cosa poi è conoscibile nella misura in cui essa è: quindi, siccome l'essere del male consiste precisamente nell'essere privazione di bene, per il fatto stesso che Dio conosce il bene conosce anche il male, come mediante la luce si conoscono le tenebre.

Da cui il detto di Dionigi [ De div. nom. 7 ]: « Dio trae da se medesimo la visione delle tenebre, non traendola se non dalla luce ».

Analisi delle obiezioni:

1. Il detto di Aristotele deve essere inteso così: l'intelletto che non è in potenza non conosce la privazione mediante una privazione esistente in esso.

E ciò concorda con quanto aveva detto avanti [ l. cit. nell'ob. ], che cioè il punto, e tutto ciò che è indivisibile, è conosciuto per la mancanza [ o privazione ] della divisione.

La qual cosa accade perché le forme semplici e indivisibili non sono nel nostro intelletto attualmente, ma solo potenzialmente: se infatti vi fossero in atto non sarebbero conosciute mediante la privazione.

Ed è così che gli enti semplici sono conosciuti dalle sostanze separate.

Dio dunque non conosce il male mediante una privazione esistente in lui, ma mediante il bene che ne è l'opposto.

2. La scienza di Dio non è causa del male, ma è causa del bene mediante il quale il male è conosciuto.

3. Sebbene il male non sia opposto all'essenza divina, la quale non può essere corrotta dal male, è in contrasto, tuttavia, con le opere di Dio; opere che egli conosce, e conoscendo le quali conosce i mali contrari.

4. È proprio di una conoscenza imperfetta conoscere una cosa per mezzo di un'altra se tale cosa è conoscibile in se stessa; ma il male non è conoscibile in se stesso, poiché è dell'essenza del male essere privazione di bene.

E così non può essere né definito né conosciuto se non mediante il bene.

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