Summa Teologica - I

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Articolo 1 - Se in Dio ci possa essere provvidenza

In 1 Sent., d. 39, q. 2, a. 1; De Verit., q. 5, aa. 1, 2

Pare che in Dio non ci possa essere provvidenza.

Infatti:

1. La provvidenza, secondo Cicerone [ De invent. 2,53 ], è una parte della prudenza.

Ma la prudenza, essendo al dire del Filosofo [ Ethic. 6, cc. 5,10 ] la virtù del ben consigliarsi, non può appartenere a Dio il quale, non essendo soggetto a dubbi, non ha bisogno di consigliarsi.

Quindi in Dio non ci può essere provvidenza.

2. Tutto ciò che è in Dio è eterno.

Ma la provvidenza non è qualcosa di eterno, poiché riguarda le cose esistenti che, secondo S. Giovanni Damasceno [ De fide orth. 2,29 ], non sono eterne.

Quindi la provvidenza non compete a Dio.

3. In Dio non vi può essere nulla di composto.

Ma Pare che la provvidenza sia qualcosa di composto, poiché include in sé la volontà e l'intelligenza.

Quindi non si dà provvidenza in Dio.

In contrario:

Nel libro della Sapienza [ Sap 14,3Vg ] sta scritto: « La tua provvidenza, o Padre, governa tutte le cose ».

Dimostrazione:

È necessario porre in Dio la provvidenza.

Tutto il bene infatti che si trova nelle cose è creato da Dio, come si è dimostrato altrove [ q. 6, a. 4 ].

Ora, nelle cose si trova il bene non solo quanto alla loro sostanza, ma anche quanto al loro ordinamento verso il fine, particolarmente verso il fine ultimo, che come si è visto sopra [ q. 21, a. 4 ] è la bontà divina.

Quindi quest'ordine esistente nelle cose create è causato da Dio.

Siccome poi Dio è causa delle cose mediante l'intelletto, e quindi la ragione di ogni sua opera preesiste necessariamente in lui, come appare evidente da quanto detto [ q. 15, a. 2; q. 19, a. 4 ], ne viene di necessità che l'ordinamento delle cose al loro fine preesiste nella mente divina.

Ma la provvidenza consiste precisamente in questo predisporre le cose al loro fine.

Infatti essa è la parte principale della prudenza, a cui sono subordinate le altre due parti, cioè la memoria del passato e l'intelligenza del presente: poiché dal ricordo del passato e dalla conoscenza del presente noi congetturiamo ciò che dobbiamo provvedere per il futuro.

Ora, è proprio della prudenza, secondo il Filosofo [ Ethic. 6,5 ], ordinare tutte le cose al loro fine; sia rispetto a se stessi, e così diciamo prudente un uomo quando indirizza bene tutti i suoi atti al fine della sua vita; sia riguardo ai sottoposti, tanto nella famiglia quanto nella città o nel regno.

E in questo senso il Vangelo [ Mt 24,45 ] parla del « servo fidato e prudente, che il padrone ha preposto ai suoi domestici ».

Secondo quest'ultima accezione dunque la prudenza o provvidenza può convenire a Dio: infatti in Dio stesso non vi è nulla che possa essere indirizzato verso un fine, essendo egli stesso l'ultimo fine.

Quindi questa preordinazione delle cose al loro fine in Dio prende il nome di provvidenza.

E per tale motivo Boezio [ De consol. 4, pr. 6 ] afferma che « la provvidenza è quella stessa divina ragione la quale, riposta nel sommo principe dell'universo, dispone tutte le cose ».

E si ha tale disposizione tanto nell'ordinamento delle cose al loro fine, quanto nell'ordinamento delle parti rispetto al tutto.

Analisi delle obiezioni:

1. La prudenza, secondo il Filosofo [ Ethic. 6, cc. 10,11 ], ha come atto suo proprio il decidere [ o comandare ] quelle cose circa le quali l'eubulia rettamente consiglia e la sinesi rettamente giudica.

Quindi, sebbene a Dio non convenga il consigliarsi, in quanto il consiglio dice indagine su cose dubbie, nondimeno a Dio compete di comandare l'ordinamento di quelle cose di cui possiede un giusto concetto, secondo il detto del Salmo [ Sal 148,6 ]: « Hai posto una legge che non passa ».

E in questo senso la prudenza e la provvidenza convengono a Dio.

- Sebbene si possa anche dire che il piano stesso delle cose da farsi in Dio è chiamato consiglio non a motivo di una ricerca, ma per la certezza della conoscenza, alla quale coloro che deliberano arrivano dopo avere indagato.

Infatti sta scritto [ Ef 1,11 ]: « Colui che tutto opera secondo il consiglio della sua volontà ».

2. Il provvedere [ all'universo ] comprende due cose, cioè l'idea o il piano, che viene chiamato provvidenza o anche disposizione, e l'esecuzione del piano, che viene detto governo.

La prima è eterna, la seconda è legata al tempo.

3. La provvidenza è un atto dell'intelletto, ma presuppone la volizione del fine, poiché nessuno decide di compiere delle azioni per un fine se prima non vuole il fine.

Per cui anche la prudenza presuppone le virtù morali le quali, come dice Aristotele [ Ethic. 6,13 ], hanno il compito di indirizzare l'appetito verso il bene.

- E nondimeno, anche se la provvidenza riguardasse ugualmente la volontà e l'intelligenza divina, non ne scapiterebbe la divina semplicità poiché, come si è detto sopra [ q. 19, a. 1 e a. 4, ad 2 ], la volontà e l'intelligenza in Dio sono un'identica cosa.

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