Summa Teologica - II-II

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Articolo 2 - Se il dono della scienza riguardi le realtà divine

In 3 Sent., d. 35, q. 2, a. 3, sol. 1

Pare che il dono della scienza riguardi le realtà divine.

Infatti:

1. S. Agostino [ De Trin. 14,1 ] insegna che con la scienza « nasce, si nutre e si rafforza la fede ».

Ma la fede riguarda le realtà divine, avendo essa per oggetto la prima verità, come si è spiegato [ q. 1, a. 1 ].

Perciò anche il dono della scienza riguarda le realtà divine.

2. Il dono della scienza è superiore alla scienza acquisita.

Ora, c'è una scienza acquisita, cioè la metafisica, che ha per oggetto le realtà divine.

A maggior ragione quindi il dono della scienza avrà per oggetto le realtà divine.

3. Come dice S. Paolo [ Rm 1,20 ], « le perfezioni invisibili di Dio possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute ».

Se quindi la scienza ha per oggetto le realtà create, abbraccerà anche le realtà di Dio.

In contrario:

S. Agostino [ De Trin. 14,1 ] afferma: « La scienza delle realtà divine è denominata propriamente sapienza; a quella invece delle realtà umane è riservato propriamente il nome di scienza ».

Dimostrazione:

La certezza del giudizio su una cosa va desunta specialmente dalla sua causa.

Perciò l'ordine dei giudizi segue l'ordine delle cause: come infatti la causa prima è causa della seconda, così mediante la causa prima si giudica della seconda.

Non è invece possibile giudicare la causa prima con altre cause.

Il giudizio quindi che viene desunto dalla causa prima è primo e perfettissimo.

Ora, quando in un dato genere di cose ce n'è una perfettissima, il termine comune del genere viene appropriato a quelle che non raggiungono la perfezione suprema, mentre a quella più perfetta viene dato un nome speciale.

E ciò è spiegato in logica.

Infatti nel genere dei termini convertibili quello che esprime l'essenza della cosa viene chiamato definizione, mentre i convertibili che non raggiungono questo grado conservano il nome comune di proprietà.

Ora, il termine scienza implica una certezza di giudizio, come si è già detto [ a. prec., ad 1 ]: se quindi il giudizio desume la sua certezza dalla causa più alta prende il nome speciale di sapienza: infatti si denomina sapiente in ciascun genere di cose chi conosce la causa più alta di tale genere, mediante la quale è in grado di giudicare di tutto.

Si dice poi sapiente in senso assoluto chi conosce la causa assolutamente più alta, cioè Dio.

E così la conoscenza delle realtà divine è detta sapienza.

Invece la conoscenza delle realtà umane è denominata scienza, con un termine che indica la certezza del giudizio desunto dalle cause seconde.

Perciò il termine scienza, preso in questo senso, sta a indicare un dono distinto dal dono della sapienza.

Quindi il dono della scienza ha per oggetto soltanto le realtà umane, o create.

Analisi delle obiezioni:

1. Sebbene le realtà di cui si occupa la fede siano divine ed eterne, tuttavia la fede stessa è qualcosa di temporale nell'animo del credente.

Quindi sapere ciò che si deve credere appartiene al dono della scienza.

Conoscere invece le cose credute in se stesse, per una certa unione con esse, appartiene al dono della sapienza.

Perciò il dono della sapienza corrisponde piuttosto alla carità, che unisce l'anima a Dio.

2. L'argomento parte dal termine scienza preso nel suo significato generico.

La scienza però non costituisce un dono speciale in questo senso, ma in quanto si restringe al giudizio desunto dalle realtà create.

3. Abbiamo detto sopra [ q. 1, a. 1 ] che qualsiasi abito conoscitivo dice ordine formalmente al termine medio di cui si serve per conoscere, e materialmente a quanto può conoscere con esso.

Essendo dunque l'elemento formale quello predominante, le scienze che si fondano sui princìpi della matematica per concludere in materia di fisica vengono annoverate prevalentemente fra le scienze matematiche, in quanto più simili ad esse; sebbene per la materia appartengano piuttosto alla fisica, per cui da Aristotele [ Phys. 2,2 ] sono dette « più fisiche ».

Perciò la conoscenza che l'uomo ha di Dio a partire dalle realtà create appartiene più alla scienza, a cui appartiene formalmente, che alla sapienza, a cui appartiene materialmente.

E al contrario, quando giudichiamo delle realtà create partendo da quelle divine, questa conoscenza appartiene più alla sapienza che alla scienza.

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