Summa Teologica - II-II

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Articolo 1 - Se gli uomini siano tenuti a fare offerte per necessità di precetto

Pare che gli uomini non siano tenuti a fare offerte per necessità di precetto.

Infatti:

1. Nell'era cristiana, come sopra [ I-II, q. 103, a. 3 ] si è visto, gli uomini non sono tenuti a osservare i precetti cerimoniali della legge antica.

Ora, l'offerta delle offerte rientra nei precetti cerimoniali della legge antica, poiché leggiamo nell'Esodo [ Es 23,14 ]: « Tre volte all'anno farai festa in mio onore »; e subito dopo: « Non si dovrà comparire davanti a me a mani vuote ».

Perciò adesso gli uomini non sono tenuti a fare offerte per necessità di precetto.

2. Le offerte, prima che vengano fatte, dipendono dalla libera volontà dell'offerente, stando a quanto dice il Signore nel Vangelo [ Mt 5,23 ]: « Se dunque presenti la tua offerta all'altare », ecc., come rimettendo la cosa all'arbitrio dell'offerente.

D'altra parte dopo che le offerte sono state fatte non c'è più la possibilità di offrirle una seconda volta.

Quindi in nessun modo uno è tenuto per legge a fare delle offerte.

3. Chi è tenuto a rendere qualcosa alla Chiesa può esservi costretto con la privazione dei sacramenti.

Risulta però illecito negare i sacramenti a coloro che rifiutano di fare le loro offerte.

Così infatti prescrive il Decreto [ di Graz. 2,1,1,100 ]: « Nessuno nel dispensare la sacra comunione esiga qualche favore da chi la riceve; e se uno lo esigesse, sia deposto ».

Quindi nessun uomo è strettamente tenuto a fare offerte.

In contrario:

Gregorio VII [ Conc. Rom., can. 12 ] prescrive: « Ogni Cristiano durante la messa solenne procuri di offrire a Dio qualcosa ».

Dimostrazione:

Il termine oblazione è comune a tutte le cose che vengono offerte per il culto di Dio, come si è visto [ q. 85, a. 3, ad 3 ].

Se quindi si offre per il culto di Dio un bene che va consumato in vista di un'azione sacra risultante da esso, si ha insieme un'oblazione e un sacrificio.

Per cui si legge nell'Esodo [ Es 29,18 ]: « Allora brucerai in soave odore sull'altare tutto l'ariete: è un olocausto in onore del Signore, un profumo gradito, un'offerta consumata dal fuoco per il Signore »; e nel Levitico [ Lv 2,1 ]: « Se qualcuno presenterà al Signore un'oblazione, la sua offerta sarà di fior di farina ».

Se invece la cosa viene offerta per rimanere integra, venendo destinata al culto o all'uso dei ministri di Dio, allora si avrà un'oblazione, ma non un sacrificio.

Ora, tali offerte per la loro natura sono spontanee, come si rileva dalle parole dell'Esodo [ Es 25,2 ]: « Riceverai l'offerta da chiunque sarà generoso di cuore ».

Può tuttavia capitare che uno sia tenuto a fare tali offerte, e ciò per quattro motivi.

Primo, per un patto precedente: come quando a uno viene concesso un fondo ecclesiastico perché in determinati tempi faccia determinate offerte.

Il che tuttavia ha carattere di tributo.

- Secondo, per un impegno o una promessa stabiliti in precedenza: come quando uno fa una donazione tra vivi, o lascia in testamento alla Chiesa un bene mobile o immobile da consegnare dopo un certo tempo.

- Terzo, per le necessità della Chiesa: nel caso p. es. in cui i ministri della Chiesa non avessero di che sostentarsi.

- Quarto, per la consuetudine: infatti i fedeli sono tenuti in certe solennità a fare le offerte consuete.

- Tuttavia nei due ultimi casi l'oblazione rimane in un certo senso volontaria: per la quantità cioè e la specie dei beni da offrire.

Analisi delle obiezioni:

1. Nella nuova legge gli uomini sono tenuti a fare offerte non a motivo delle solennità legali di cui si parla nell'Esodo, ma per altri motivi, come si è ricordato [ nel corpo ].

2. Si può essere tenuti a fare offerte sia prima di aver fatto la donazione, come avviene nel primo, terzo e quarto caso di quelli elencati, sia dopo la donazione, come avviene dopo l'impegno o la promessa.

Allora infatti uno è tenuto a dare di fatto ciò che già appartiene alla Chiesa in forza di un'obbligazione.

3. Quelli che non danno le offerte dovute possono essere puniti con la privazione dei sacramenti, ma non da parte del sacerdote che ha diritto a tali offerte, bensì da un'autorità superiore: perché non sembri che si esiga qualcosa per il conferimento dei sacramenti.

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