Summa Teologica - II-II

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Articolo 5 - Se la polluzione notturna sia un peccato

III, q. 80, a. 7; In 4 Sent., d. 9, a. 4, sol. 1, 2; De Verit., q. 28, a. 3, ad 7

Pare che la polluzione notturna sia un peccato.

Infatti:

1. Dove c'è il merito ci può essere anche il demerito.

Ora, nel sonno uno può meritare: come è evidente nel caso di Salomone, che dormendo impetrò da Dio il dono della sapienza [ 1 Re 3,5ss; 2 Cr 1,7ss ].

Quindi nel sonno si può anche demeritare.

È chiaro quindi che la polluzione notturna è un peccato.

2. Chi ha l'uso della ragione può peccare.

Ma nel sonno si ha l'uso della ragione: poiché nel sonno spesso si ragiona, e si preferisce una cosa a un'altra, acconsentendo o dissentendo.

Quindi nel sonno si può peccare.

E così il sonno non impedisce che la polluzione sia un peccato, essendo essa tale per la natura dell'atto.

3. È inutile ammonire o istruire chi non può agire secondo o contro la ragione.

Ora, l'uomo nel sonno è istruito e ammonito da Dio, come si legge nel libro di Giobbe [ Gb 33,15ss ]: « Parla nel sogno, visione notturna, quando cade il sopore sugli uomini.

Apre allora l'orecchio dei mortali e li erudisce istruendoli nella disciplina ».

Quindi nel sonno uno può agire secondo o contro la ragione, e quindi agire bene o peccare.

Perciò la polluzione notturna è un peccato.

In contrario:

S. Agostino [ De Gen. ad litt. 12,15.31 ] ha scritto: « Appena la fantasia che accompagna il pensiero di chi parla di certe cose viene presentata nel sogno in modo tale da non potersi più distinguere l'immagine dall'unione carnale dei corpi, subito la carne si muove, e segue ciò che suole accompagnare questi moti; pur essendo ciò senza peccato, come può essere senza peccato il parlare da svegli di certe cose che indubbiamente è impossibile dire senza che vi si pensi ».

Dimostrazione:

La polluzione notturna può essere considerata in due modi.

Primo, in se stessa.

E così non ha natura di peccato.

Ogni peccato infatti dipende dal giudizio della ragione: poiché anche i primi moti della sensualità non hanno natura di peccato se non in quanto possono essere tenuti a freno col giudizio della ragione.

Se quindi si toglie quest'ultimo si toglie anche la malizia della colpa.

Ora, nel sonno la ragione non è libera di giudicare: poiché non c'è nessuno che nel sonno non riguardi certe immagini della fantasia come delle realtà, secondo quanto si è detto nella Prima Parte [ q. 84, a. 8, ad 2 ].

E così ciò che un uomo compie nel sonno senza il libero giudizio della ragione non può essergli imputato a colpa: come neppure ciò che viene compiuto dai pazzi furiosi o dai dementi.

Secondo, la polluzione notturna può essere vista in rapporto alle sue cause.

Le quali possono essere di tre generi.

La prima è di ordine fisiologico.

Quando infatti nel corpo sovrabbondano gli umori seminali, oppure quando questi sono sul punto di defluire, o per l'eccessivo calore del corpo o per qualsiasi altro stimolo, colui che dorme sogna cose che si riferiscono all'emissione di questi umori, come avviene quando il fisico è gravato da altre superfluità: per cui talora nell'immaginazione si formano dei fantasmi che riguardano l'espulsione di tali superfluità.

Se quindi la sovrabbondanza di questi umori deriva da una causa colpevole, p. es. da un eccesso nel mangiare o nel bere, allora la polluzione notturna è colpevole nella sua causa.

Se invece la sovrabbondanza o l'emissione di questi umori non dipende da una causa peccaminosa, allora la polluzione notturna non è colpevole in sé e neppure nella sua causa.

La seconda causa della polluzione notturna può essere invece psicologica: nel caso p. es. che uno abbia la polluzione in seguito a un pensiero avuto in precedenza.

E questo pensiero è talvolta puramente speculativo, come quando uno pensa ai peccati carnali per preparare una lezione a scuola; talora invece è accompagnato da qualche sentimento, o di attrattiva o di ripulsa.

Ora, la polluzione notturna consegue con maggiore frequenza al pensiero di peccati carnali accompagnato dall'attrattiva per tali piaceri: poiché tale pensiero lascia una traccia e un'inclinazione nell'anima tale da indurre più facilmente i dormienti ad assentire con la fantasia a quegli atti a cui segue la polluzione.

E in base a ciò il Filosofo [ Ethic. 1,13 ] affermava che « i fantasmi dei virtuosi sono migliori di quelli degli altri: poiché un poco alla volta certi moti si comunicano » dallo stato di veglia a quello di sonno.

E S. Agostino [ De Gen. ad litt. 12,15.31 ] insegna che « grazie ai buoni sentimenti dell'anima, certe sue virtù si rivelano anche nel sonno ».

È evidente quindi che la polluzione notturna in questi casi è colpevole in causa.

- Talora però essa può capitare in seguito a dei pensieri solo speculativi, accompagnati da sentimenti di ripulsa.

E allora la polluzione non è colpevole neppure in causa.

La terza causa della polluzione è infine spirituale ed estrinseca: nel caso cioè che in ordine ad essa la fantasia dei dormienti sia mossa per opera del demonio.

E ciò talora avviene in seguito a un peccato precedente, cioè per la negligenza nel premunirsi contro le illusioni diaboliche.

Per questo alla sera ( a Compieta ) si canta: « Reprimi il nostro avversario, affinché i nostri corpi non risultino macchiati ».

E in Cassiano [ Coll. 22,6 ] si legge che un monaco subiva la polluzione notturna tutti i giorni di festa per opera del demonio, che voleva impedirgli la santa comunione.

Così dunque è evidente che la polluzione notturna non è mai un peccato, ma talora è la conseguenza di un peccato precedente.

Analisi delle obiezioni:

1. Salomone, come spiega S. Agostino [ De Gen. ad litt. 12,15.31 ], non meritò da Dio la sapienza mentre dormiva, ma il sogno fu l'espressione di un desiderio precedente, per cui tale domanda piacque al Signore.

2. L'uso della ragione è più o meno ostacolato nel sonno a seconda che le potenze sensitive sono sollecitate da vapori torbidi o puri.

Tuttavia c'è sempre un ostacolo che impedisce in qualche modo la libertà del giudizio, come si è detto nella Prima Parte [ q. 84, a. 8, ad 2 ].

Quindi non è imputabile a colpa ciò che allora uno compie.

3. Nel sonno la semplice apprensione intellettiva non è così impedita come il giudizio, il quale si compie mediante la riflessione sulle realtà sensibili, che sono i primi princìpi della conoscenza umana.

Perciò nulla impedisce che un uomo dormendo possa apprendere intellettualmente qualcosa di nuovo, o da quanto rimane delle idee precedenti e dai fantasmi che si presentano, oppure anche per rivelazione divina, con l'intervento di angeli buoni o cattivi.

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