Summa Teologica - II-II

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Articolo 3 - Se la profezia abbia per oggetto solo i futuri contingenti

C. G., III, c. 154; De Verit., q. 12, a. 2; In Psalm., 50; In Is., c. 1; In Rom., c. 12, lect. 2

Pare che la profezia abbia per oggetto solo i futuri contingenti.

Infatti:

1. Cassiodoro [ Exp. in Ps., Prol. ] afferma che « la profezia è un'ispirazione o una rivelazione divina che preannuncia gli eventi con infallibile verità ».

Ma « gli eventi » rientrano nei futuri contingenti.

Quindi la rivelazione profetica si limita ai futuri contingenti.

2. S. Paolo [ 1 Cor 12,8ss ] distingue la grazia della « profezia » dalla « sapienza » e dalla « fede », che hanno per oggetto le cose di Dio; e anche dal « discernimento degli spiriti », che riguarda gli spiriti creati, e dalla « scienza », che ha per oggetto le cose umane.

Ora, gli abiti e gli atti si distinguono tra loro secondo gli oggetti, come si è visto [ I-II, q. 18, a. 5; q. 54, a. 2 ].

Quindi la profezia non può avere per oggetto alcuna delle realtà suddette.

Per cui si restringe ai soli futuri contingenti.

3. La diversità di oggetto causa una diversità di specie, come sopra [ I-II, q. 18, a. 5; q. 54, a. 2 ] si è detto.

Se quindi esistessero due profezie, l'una avente per oggetto le cose future contingenti e l'altra riguardante altre cose, non sarebbero due profezie della medesima specie.

In contrario:

S. Gregorio [ In Ez hom. 1 ] afferma che certe profezie riguardano il futuro, come quella di Isaia [ Is 7,14 ]: « Ecco la vergine concepirà e partorirà un figlio »; altre riguardano il passato, come quando Mosé [ Gen 1,1 ] scrive: « In principio Dio creò il cielo e la terra »; altre ancora il presente, come accenna S. Paolo [ 1 Cor 14,24s ]: « Se tutti profetassero e sopraggiungesse qualche non credente ( … ) sarebbero manifestati i segreti del suo cuore ».

Quindi la profezia non ha per oggetto solo i futuri contingenti.

Dimostrazione:

La conoscenza che dipende da una data luce può estendersi a tutte le cose che sono da essa illuminate: come la visione corporale si estende a tutti i colori, e la conoscenza naturale dell'anima si estende a tutto ciò che è soggetto alla luce dell'intelletto agente.

Ora, la conoscenza profetica si compie mediante la luce di Dio, con la quale si possono conoscere tutte le cose, umane e divine, spirituali e corporali.

Quindi la rivelazione profetica può estendersi a tutte queste cose.

Come a Isaia ad es. venne fatta la rivelazione profetica di cose riguardanti la grandezza di Dio e degli angeli, [ Is 6,1 ]: « Vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato ».

Ma la sua profezia abbraccia anche i corpi naturali [ Is 40,12 ]: « Chi ha misurato con il cavo della mano le acque del mare? ».

E abbraccia pure i costumi degli uomini [ Is 58,7 ]: « Spezza il tuo pane all'affamato ».

Finalmente riguarda anche gli eventi futuri [ Is 47,9 ]: « Ti accadranno queste due cose d'improvviso, in un sol giorno: perdita dei figli e vedovanza ».

Si deve però notare che, avendo la profezia per oggetto dati che esulano dalla nostra conoscenza, più una cosa è lontana dalla conoscenza umana, più propriamente appartiene alla profezia.

E in ciò vi sono tre gradi: nel primo troviamo quelle cose che esulano dalla conoscenza sia sensitiva che intellettiva di un dato uomo, ma non dalla conoscenza di tutti gli uomini.

Come un uomo conosce con i propri sensi le cose che sono a lui presenti nel luogo in cui si trova, mentre esse sono ignote ai sensi di chi è assente: ed è così che Eliseo poté conoscere profeticamente ciò che il suo discepolo Giezi aveva fatto lontano da lui [ 2 Re 5,26 ].

E allo stesso modo la profezia può rivelare i segreti del cuore, come accenna S. Paolo [ 1 Cor 14,25 ].

Parimenti uno può avere per conoscenza profetica le nozioni che un altro possiede per dimostrazione scientifica.

Al secondo posto troviamo invece quelle verità che superano universalmente la conoscenza di tutti gli uomini non perché inconoscibili per se stesse, ma per i limiti della conoscenza umana: come ad es. il mistero della Trinità, il quale fu rivelato a Isaia [ Is 6,3 ] dalle parole dei Serafini: « Santo, Santo, Santo », ecc.

All'ultimo posto troviamo infine quelle cose che esulano dalla conoscenza di tutti gli uomini perché in se stesse inconoscibili: come i futuri contingenti, la cui verità non è determinata.

E poiché ciò che è [ in un dato modo ] per se stesso e in senso assoluto è prima di ciò che è tale in casi particolari e indirettamente, così l'oggetto più proprio della profezia è la rivelazione degli eventi futuri, da cui è pure stato desunto il termine stesso di profezia.

Per cui S. Gregorio [ l. cit. ] afferma che, « avendo ricevuto il nome di profezia dal predire il futuro, quando essa parla del passato o del presente perde il significato del proprio nome ».

Analisi delle obiezioni:

1. In quel testo la profezia è definita secondo il significato proprio del termine.

E in questo senso la profezia è distinta dalle altre grazie gratis datae.

2. Così abbiamo risposto anche alla seconda obiezioni.

Però si potrebbe anche dire che quanto va sotto il nome di profezia è conoscibile solo per rivelazione divina, mentre quanto è oggetto di « sapienza », di « scienza » e di « interpretazione delle lingue » può essere conosciuto dall'uomo anche mediante la conoscenza naturale, ma viene manifestato in modo più eminente tramite un'illuminazione divina.

La « fede » poi, sebbene abbia per oggetto cose invisibili all'uomo, tuttavia non implica la conoscenza di ciò che è creduto, ma solo che l'uomo dia l'assenso certo a cose conosciute da altri.

3. Ciò che è formale nella conoscenza profetica è la luce divina, dalla cui unità la profezia deriva l'unità specifica, sebbene siano diverse le cose manifestate da Dio con il lume profetico.

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