Summa Teologica - II-II

Indice

Articolo 1 - Se sia giusto dividere la vita in attiva e contemplativa

In 3 Sent., d. 35, q. 1, a. 1; In 1 Ethic., lect. 5

Pare che non sia giusto dividere la vita in attiva e contemplativa.

Infatti:

1. L'anima è il principio della vita per la sua essenza, secondo l'affermazione del Filosofo [ De anima 2,4 ]: « Per i viventi essere è vivere ».

Invece il principio dell'agire e del contemplare è l'anima mediante le sue potenze.

Quindi non è giusto dividere la vita in attiva e contemplativa.

2. Non è ragionevole dividere ciò che è anteriore con le differenze di ciò che è posteriore.

Ora, i termini attivo e contemplativo, o anche speculativo e pratico, sono differenze dell'intelletto, come insegna Aristotele [ De anima 3,10 ].

Ma la vita è anteriore all'intellezione: infatti la vita, secondo il Filosofo [ De anima 2,4 ], si trova nei viventi primariamente in forza dell'anima vegetativa.

Quindi non è ragionevole dividere la vita in attiva e contemplativa.

3. Il termine vita implica moto, come spiega Dionigi [ De div. nom. 4 ].

Invece la contemplazione consiste piuttosto nella quiete, secondo le parole del Savio [ Sap 8,16 ]: « Ritornato a casa, riposerò vicino a lei ».

Perciò non è giusto dividere la vita in attiva e contemplativa.

In contrario:

S. Gregorio [ In Ez hom. 14 ] afferma: « Due sono i generi di vita nei quali l'onnipotente Dio ci forma mediante la sacra parola: la vita attiva e quella contemplativa ».

Dimostrazione:

Si dicono propriamente viventi quegli esseri che si muovono o agiscono da se stessi.

Ora, ciò che soprattutto conviene di per se stesso a una cosa è quanto le è proprio ed è oggetto della sua più forte inclinazione.

Perciò in ogni vivente la vita viene desunta dall'attività che più gli è propria e alla quale esso è più inclinato: come la vita delle piante viene fatta consistere nella nutrizione e nella riproduzione, quella degli animali nella sensibilità e nel moto e quella degli uomini nell'intellezione e nell'agire secondo ragione.

Quindi anche tra gli uomini la vita individuale di ciascuno pare consistere in ciò che più lo rallegra e che egli maggiormente ricerca: e di ciò, secondo Aristotele [ Ethic. 9,12 ], uno « vuole godere con gli amici ».

Siccome dunque alcuni tendono soprattutto alla contemplazione della verità, altri invece alle occupazioni esterne, è giusto che la vita umana sia divisa in attiva e contemplativa.

Analisi delle obiezioni:

1. La forma propria, che dà a ciascun essere di esistere in atto, è anche il principio delle sue operazioni.

Per questo si dice che nei viventi la vita è l'essere: perché la forma che dà loro l'essere dà loro anche il modo di operare.

2. Non la vita in generale si divide in attiva e contemplativa, ma la vita dell'uomo, il quale riceve la sua specie dall'essere dotato di intelligenza.

E così la divisione della vita umana si identifica con quella dell'intelletto.

3. La contemplazione è quiete rispetto al moto esterno, ma lo stesso contemplare è un moto dell'intelletto, nel senso in cui si dice moto qualsiasi operazione: cioè nel senso in cui il Filosofo [ De anima 3,7 ] afferma che sono moti il sentire e l'intendere, quali « atti di ciò che è perfetto ».

E così Dionigi [ De div. nom. 4 ] può distinguere tre moti nell'anima contemplativa, cioè: « retto », « circolare » ed « elicoidale »

Indice