Summa Teologica - III

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Articolo 2 - Se Cristo sia stato insieme sacerdote e vittima

Pare che Cristo non sia stato insieme sacerdote e vittima.

Infatti:

1. Il sacerdote ha il compito di uccidere la vittima.

Ma Cristo non uccise se stesso.

Quindi egli non fu insieme sacerdote e vittima.

2. Il sacerdozio di Cristo assomiglia più al sacerdozio ebraico istituito da Dio che a quello pagano dedito al culto dei demoni.

Ma nell'antica legge non fu mai offerto in sacrificio un uomo, cosa che la Scrittura [ Sal 106,38 ] condanna severamente nei sacrifici pagani: « Versarono sangue innocente, il sangue dei figli e delle figlie, sacrificati agli idoli di Canaan ».

Quindi l'uomo Cristo non doveva essere la vittima del suo stesso sacerdozio.

3. Ogni vittima diviene santa dal momento in cui è offerta a Dio.

Ma l'umanità di Cristo fu santificata e unita a Dio fin dal principio.

Quindi non si può dire che Cristo in quanto uomo sia stato vittima.

In contrario:

Scrive S. Paolo [ Ef 5,2 ]: « Cristo ci ha amati e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore ».

Dimostrazione:

Come dice S. Agostino [ De civ. Dei 10,5 ], « ogni sacrificio visibile è sacramento, cioè segno sacro, del sacrificio invisibile ».

Il sacrificio invisibile poi è l'offerta del proprio spirito che l'uomo fa a Dio, secondo l'espressione del Salmo [ Sal 51,19 ]: « Uno spirito contrito è sacrificio a Dio ».

Si può quindi chiamare sacrificio tutto ciò che l'uomo presenta a Dio per elevare a lui il suo spirito.

Ora, l'uomo ha bisogno del sacrificio per tre scopi.

Primo, per ottenere il perdono del peccato che lo allontana da Dio.

Per cui l'Apostolo [ Eb 5,1 ] dice che è ufficio del sacerdote « offrire doni e sacrifici per i peccati ».

- Secondo, per conservarsi nello stato di grazia, stando sempre unito a Dio, che è la sua pace e la sua salvezza.

Per cui anche nell'antica legge si immolava il sacrificio pacifico per la salvezza degli offerenti, come si legge nel Levitico [ Lv 3 ].

- Terzo, perché lo spirito dell'uomo possa unirsi a Dio perfettamente: il che avverrà soprattutto nella gloria.

Infatti anche nell'antica legge si offriva l'olocausto, che era « tutto consumato dal fuoco », come dice la Scrittura [ Lv 1 ].

Ora, questi benefici ci vennero dall'umanità di Cristo.

Infatti con essa: primo, sono stati distrutti i nostri peccati, poiché, come dice S. Paolo [ Rm 4,25 ], « egli fu messo a morte per i nostri peccati ».

Secondo, abbiamo ricevuto per i suoi meriti la grazia che ci salva, come sta scritto [ Eb 5,9 ]: « Divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono ».

Terzo, grazie a lui abbiamo ottenuto la perfezione della gloria, secondo quelle parole [ Eb 10,19 ]: « Per mezzo del suo sangue noi abbiamo piena libertà di entrare nel santuario », cioè nella gloria celeste.

Per queste ragioni dunque Cristo in quanto uomo non fu soltanto sacerdote, ma anche vittima perfetta: essendo stato insieme vittima per il peccato, vittima pacifica e olocausto.

Analisi delle obiezioni:

1. Cristo non si uccise, ma si espose volontariamente alla morte, come si legge in Isaia [ Is 53,7 ]: « Fu immolato perché egli stesso lo volle ».

E in questo senso si dice che ha sacrificato se stesso.

2. L'uccisione di Cristo come uomo può essere messa in relazione con due distinte volontà.

Primo, con la volontà degli uccisori.

E sotto questo aspetto Cristo non fu una vittima offerta dai suoi crocifissori, i quali non immolarono un sacrificio a Dio, ma commisero un grave delitto.

E di questo peccato erano figure gli empi sacrifici dei gentili, nei quali si immolavano degli uomini agli idoli.

- Secondo, si può considerare la morte di Cristo rispetto alla volontà del paziente, che si offrì volontariamente alla passione.

E sotto questo aspetto Cristo ha carattere di vittima.

Né in ciò vi è somiglianza alcuna con i sacrifici pagani.

3. La santificazione dell'umanità di Cristo avvenuta sin dall'inizio non impediva che la sua natura umana stessa, quando fu offerta a Dio nella passione, venisse santificata in una maniera nuova, come una vittima effettivamente presentata a Dio.

Essa infatti acquistò un'effettiva santificazione vittimale, a partire dalla carità antecedente e dalla grazia di unione che la santificavano in modo assoluto.

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