Summa Teologica - III

Indice

Articolo 6 - Se il carattere venga impresso da tutti i sacramenti della nuova legge

In 4 Sent., d. 4, q. 1, a. 4, sol. 2, 3; d. 7, q. 2, a. 1, sol. 1; d. 23, q. 1, a. 2, sol. 3; De art. fidei; In Hebr., c. 11, lect. 7

Pare che il carattere venga impresso da tutti i sacramenti della nuova legge.

Infatti:

1. Tutti i sacramenti della nuova legge rendono partecipi del sacerdozio di Cristo.

Ma il carattere sacramentale, come si è notato [ aa. 3,5 ], non è altro che una partecipazione del sacerdozio di Cristo.

Quindi tutti i sacramenti della nuova legge imprimono il carattere.

2. Il carattere sta all'anima in cui risiede come la consacrazione sta alle realtà consacrate.

Ma da ogni sacramento della nuova legge l'uomo riceve la grazia santificante, come si è detto [ q. 62, a. 1 ].

Quindi da ogni sacramento della nuova legge viene impresso il carattere.

3. Il carattere è res et sacramentum [ cf. più avanti, q. 66, a. 1 ].

Ma in ciascun sacramento della nuova legge c'è qualcosa che è soltanto res, qualcosa che è soltanto sacramentum e qualcosa che è res et sacramentum.

Quindi ciascun sacramento imprime il carattere.

In contrario:

I sacramenti che imprimono il carattere non vengono ripetuti, poiché il carattere è indelebile, come si è detto [ a. 5 ].

Ma alcuni sacramenti si possono ripetere, per es. la penitenza e il matrimonio.

Quindi non tutti i sacramenti imprimono il carattere.

Dimostrazione:

Dicevamo sopra [ q. 62, aa. 1,5 ] che i sacramenti hanno due finalità: la riparazione del peccato e il culto divino.

Ora, fornire un rimedio contro il peccato è comune a tutti i sacramenti, per il fatto stesso che conferiscono la grazia.

Non tutti i sacramenti invece sono direttamente ordinati al culto divino: come è evidente nel caso della penitenza, che libera l'uomo dal peccato ma non gli offre alcun nuovo potere per il culto divino, limitandosi a restituirlo allo stato precedente.

Ora, un sacramento può essere ordinato al culto divino in tre modi: primo, per la natura stessa del suo atto: secondo, preparando i ministri; terzo, predisponendo a ricevere altri sacramenti.

Per la natura stessa dell'atto appartiene al culto divino l'Eucaristia, in cui il culto divino ha la sua principale espressione, essendo essa il sacrificio della Chiesa.

Ma da questo sacramento non viene impresso il carattere: poiché con esso il fedele non viene ordinato ulteriormente a fare o a ricevere qualcos'altro nell'ambito dei sacramenti, essendo esso piuttosto « il termine e il coronamento di tutti i sacramenti », come scrive Dionigi [ De eccl. hier. 1,3 ].

Contiene però in sé realmente Cristo, in cui risiede non il carattere, ma tutta la pienezza del sacerdozio.

Ai ministri dei sacramenti è riservato invece il sacramento dell'ordine, poiché con questo sacramento gli uomini ricevono l'ufficio di amministrare i sacramenti agli altri.

A coloro poi che sono deputati a riceverli spetta il battesimo, poiché con esso l'uomo acquista la facoltà di ricevere gli altri sacramenti della Chiesa: il battesimo infatti è chiamato « la porta dei sacramenti ».

E in qualche modo è identico anche lo scopo della confermazione, come vedremo in seguito [ q. 65, a. 3 ].

E così questi tre sacramenti: il battesimo, la confermazione e l'ordine, imprimono il carattere.

Analisi delle obiezioni:

1. Tutti i sacramenti rendono l'uomo partecipe del sacerdozio di Cristo, in quanto gli comunicano qualche suo effetto; non tutti i sacramenti però gli conferiscono il potere di agire o di ricevere nell'ambito degli atti relativi al culto proprio del sacerdozio di Cristo.

Il che è indispensabile perché un sacramento imprima il carattere.

2. Tutti i sacramenti santificano l'uomo in quanto gli conferiscono la mondezza dal peccato, ottenuta per mezzo della grazia.

Ma in modo speciale l'uomo viene santificato con una specie di consacrazione a opera di alcuni sacramenti che imprimono il carattere, in quanto viene deputato al culto divino: come le stesse realtà inanimate sono dette consacrate in quanto vengono destinate al culto divino.

3. È vero che il carattere è res et sacramentum, però non segue che in tutti i casi la res et sacramentum sia il carattere.

Diremo in seguito [ q. 73, a. 1, ad 3; q. 84, a. 1, ad 3; Suppl., q. 30, a. 3, ad 3; q. 42, a. 1, ad 5 ] che cosa sia la res et sacramentum negli altri sacramenti.

Indice