Summa Teologica - III

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Articolo 4 - Se il soggetto proprio della penitenza sia la volontà

In 4 Sent., d. 14, q. 1, a. 3, sol. 1

Pare che il soggetto proprio della penitenza non sia la volontà.

Infatti:

1. La penitenza è una specie di tristezza.

Ma la tristezza, al pari della gioia, risiede nel concupiscibile.

Quindi la penitenza risiede nel concupiscibile.

2. La penitenza, scrive S. Agostino [ De vera et falsa poenit. cc. 8,19 ], « è una forma di vendetta ».

Ora, la vendetta pare appartenere all'irascibile, poiché l'ira è « una brama di vendetta » [ Ret. 2,2 ].

Quindi la penitenza è nell'irascibile.

3. Il passato è l'oggetto proprio della memoria, come insegna il Filosofo [ De mem. 1 ].

Ma la penitenza, stando alle spiegazioni date [ a. 1, ad 2,3 ], ha di mira il passato.

Perciò la penitenza risiede nella memoria.

4. Nessuna cosa può agire dove non si trova.

Ora, la penitenza esclude il peccato da tutte le facoltà dell'anima.

Essa quindi non risiede solo nella volontà, ma in tutte le facoltà dell'anima.

In contrario:

La penitenza è una specie di sacrificio, secondo le parole del Salmo [ Sal 51,19 ]: « Uno spirito contrito è sacrificio a Dio ».

Ma l'offerta del sacrificio è un atto della volontà, secondo quelle altre parole [ Sal 54,8 ]: « Di tutto cuore ti offrirò un sacrificio ».

Quindi la penitenza risiede nella volontà.

Dimostrazione:

Due sono i sensi in cui possiamo parlare di penitenza.

Primo, in quanto è una passione.

E in questo senso essa è tra le specie della tristezza e risiede nel concupiscibile.

Secondo, in quanto è una virtù.

E in quest'altro senso, come si è visto [ a. 3 ], è tra le specie della giustizia.

Ora la giustizia, come si è notato nella Seconda Parte [ II-II, q. 58, a. 4; I-II, q. 56, a. 6 ], risiede nell'appetito della ragione, che è la volontà.

Perciò è evidente che la penitenza, in quanto è una virtù, risiede nella volontà.

E il suo atto proprio è il proposito di correggere per Dio quanto si è commesso contro di lui.

Analisi delle obiezioni:

1. L'argomento si riferisce alla penitenza in quanto passione.

2. Bramare la vendetta contro qualcuno appartiene all'irascibile, ma desiderare e compiere la vendetta contro se stessi, o contro altri, mossi dalla ragione, appartiene alla volontà.

3. La memoria è la facoltà che conosce il passato.

Ora, la penitenza non appartiene alle facoltà conoscitive, ma a quelle appetitive, che presuppongono la conoscenza.

Quindi la penitenza non risiede nella memoria, ma la presuppone.

4. La volontà, come si è visto nella Prima Parte [ q. 82, a. 4; I-II, q. 9, a. 1 ], muove tutte le altre potenze dell'anima.

Perciò nulla impedisce che la penitenza, avendo sede nella volontà, influisca su ciascuna delle facoltà dell'anima.

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