Supplemento alla III parte

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Articolo 4 - Se si debba avere la contrizione anche dei peccati futuri

Pare che si debba avere la contrizione anche dei peccati futuri.

Infatti:

1. La contrizione è un atto del libero arbitrio.

Ma il libero arbitrio ha per oggetto più il futuro che il passato: poiché la scelta, che è l'atto proprio del libero arbitrio, riguarda i fatti contingenti futuri, come dice Aristotele [ Ethic. 3, cc. 2,3 ].

Quindi la contrizione ha per oggetto più i peccati futuri che quelli passati.

2. Il peccato risulta aggravato in base alle conseguenze.

Per cui S. Girolamo [ Ps. Basilio, De virginit. 33 ] scrive che il castigo di Ario non può essere ancora terminato, poiché è ancora possibile che qualcuno cada in rovina per la sua eresia.

E lo stesso vale per chi è riconosciuto omicida se ha ferito un altro mortalmente, prima ancora che il ferito muoia.

Ora, nell'intervallo il peccatore è tenuto a pentirsi del suo peccato.

Deve quindi pentirsene non solo per la gravità che riveste in base all'atto già compiuto, ma anche per la gravità che riveste in vista del futuro.

E così la contrizione riguarda il futuro.

In contrario:

La contrizione è una parte integrante della penitenza.

Ma la penitenza ha sempre per oggetto il passato.

Quindi anche la contrizione.

Dimostrazione:

In ogni catena di motori mossi ordinati tra loro il motore inferiore, oltre al moto suo proprio, segue in parte l'influsso del motore superiore: come è evidente nel moto dei pianeti, poiché oltre al moto loro proprio essi seguono il moto del primo cielo.

Ora, per tutte le virtù morali il motore universale è la prudenza, denominata « l'auriga delle virtù ».

Per cui ogni virtù morale, oltre ad avere l'atto suo proprio, partecipa dell'atto della prudenza.

Essendo dunque la penitenza una virtù morale, quale parte della giustizia, ne segue che all'atto suo proprio si aggiunge l'atto della prudenza.

Ora, l'atto suo proprio ha per oggetto il peccato commesso.

Quindi il suo atto principale, che è la contrizione, secondo la sua specie riguarda i peccati passati.

Indirettamente però, in quanto partecipa l'atto della prudenza, riguarda anche quelli futuri.

E tuttavia la penitenza non abbraccia il futuro secondo la sua funzione specifica.

Per questo colui che si esercita nella contrizione si addolora dei peccati passati e si cautela per i futuri, ma per i peccati futuri non si parla di contrizione, bensì di precauzione, che è una parte della prudenza aggiunta alla contrizione.

Analisi delle obiezioni:

1. Si dice che il libero arbitrio riguarda i futuri contingenti quanto agli atti in se stessi, ma non quanto a ciò che è l'oggetto di tali atti.

Infatti con un atto del libero arbitrio uno può ragionare di cose passate e necessarie; e tuttavia l'atto del ragionare, in quanto è oggetto del libero arbitrio, è un futuro contingente.

E in questo senso anche l'atto della contrizione è un futuro contingente in quanto è soggetto al libero arbitrio, ma il suo oggetto può essere il passato.

2. Le conseguenze che aggravano il peccato erano già implicite nell'atto come nella loro causa.

Perciò la colpa ebbe tutta la sua gravità quando venne commessa, e dalle conseguenze non riceve nulla di essenziale quanto alla colpevolezza.

Sebbene venga ad aggravarsi la pena accidentale: in quanto cioè uno nell'inferno avrà più motivi di addolorarsi per il numero dei mali conseguenti al suo peccato.

E in questo senso parla S. Girolamo.

Non ne segue perciò che la contrizione debba avere per oggetto solo i peccati passati.

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