Supplemento alla III parte

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Articolo 5 - Se si debba avere la contrizione dei peccati altrui

Pare che si debba avere la contrizione dei peccati altrui.

Infatti:

1. Nessuno chiede perdono di un peccato di cui non è contrito.

Ora, nei Salmi [ Sal 19,14 Vg ] si chiede perdono dei peccati altrui: « Dei peccati altrui fa' grazia al tuo servo ».

Quindi si deve avere la contrizione anche dei peccati altrui.

2. La carità obbliga l'uomo ad amare il prossimo « come se stesso ».

Ma per l'amore che porta a se stesso uno si addolora del male e desidera il bene.

Siccome quindi siamo tenuti a desiderare per il prossimo i beni della grazia come per noi stessi, pare che dobbiamo dolerci delle sue colpe come delle nostre.

Ma la contrizione non è altro che il dolore dei peccati.

Quindi l'uomo deve avere la contrizione anche dei peccati altrui.

In contrario:

La contrizione è un atto della virtù della penitenza.

Ora, nessuno può pentirsi di ciò che non ha fatto.

Quindi nessuno può avere la contrizione dei peccati altrui.

Dimostrazione:

Ciò che viene frantumato, o contrito, è ciò stesso che prima era duro e integro.

Quindi si richiede che la contrizione dei peccati si verifichi nell'identica persona in cui ci fu in precedenza la durezza del peccato.

E così non esiste contrizione per i peccati altrui.

Analisi delle obiezioni:

1. Il Profeta chiede che gli vengano perdonati i peccati altrui per il fatto che uno trattando con i peccatori contrae qualche contaminazione, secondo le parole del Salmo [ Sal 18,27 Vg ]: « Con il perverso ti pervertirai ».

2. Dei peccati altrui siamo tenuti a dolerci, ma non è necessario che ne abbiamo la contrizione: poiché, come si è già spiegato [ In 4 Sent., d. 15, q. 2, a. 2, sol. 2 ], non ogni dolore dei peccati passati è contrizione.

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