Supplemento alla III parte

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Articolo 3 - Se l'angelo, tanto buono che cattivo, sia capace di penitenza

Pare che l'angelo, tanto buono che cattivo, sia capace di penitenza.

Infatti:

1. L'inizio della penitenza è il timore [ III, q. 85, a. 5 ].

Ma negli angeli il timore non è escluso, poiché sta scritto [ Gc 2,19 ]: « I demoni credono e tremano ».

Quindi in essi ci può essere la penitenza.

2. Il Filosofo [ Ethic. 9,4 ] afferma che « i cattivi saranno pieni di pentimenti », essendo questa per essi la pena più grave.

Ora, i demoni sono massimamente cattivi, e nessuna pena è ad essi risparmiata.

Quindi i demoni possono pentirsi.

3. Una cosa si muove più facilmente verso ciò che è secondo la natura che verso ciò che è contro la natura: come l'acqua che il fuoco scalda facendole violenza torna da se stessa alla sua freddezza naturale.

Ora, l'angelo è in grado di degradarsi nel peccato, che è contro la sua natura.

Molto più quindi può tornare a ciò che è secondo la natura.

Ma ciò significa esercitare la penitenza.

Quindi gli angeli sono capaci di penitenza.

4. Secondo il Damasceno [ De fide orth. 2,12 ] gli angeli si trovano nella stessa condizione delle anime separate.

Ma nelle anime separate, come alcuni spiegano, ci può essere la penitenza: p. es. nelle anime beate che sono nella patria.

Quindi ci può essere anche negli angeli.

In contrario:

1. Mediante la penitenza l'uomo ottiene, col perdono dei peccati, di risorgere a vita nuova.

Ma ciò non è possibile negli angeli.

Questi perciò non sono capaci di penitenza.

2. Il Damasceno [ De fide orth. 2,3 ] afferma che « l'uomo può valersi della penitenza a motivo dell'infermità del corpo ».

Ma gli angeli sono incorporei.

Quindi in essi non ci può essere la penitenza.

Dimostrazione:

La penitenza in noi può avere due accezioni.

Primo, può indicare una passione: e in questo senso non è altro che il dolore o il dispiacere del male commesso.

E sebbene in quanto passione risieda esclusivamente nel concupiscibile, tuttavia per affinità si denomina penitenza anche quell'atto del volere con cui uno detesta le azioni compiute: come si trasferiscono nell'appetito intellettivo anche l'amore e le altre passioni.

Secondo, la penitenza sta a indicare una virtù.

E in questo senso il suo atto consiste nel detestare il male commesso, col proposito di emendarsi e l'intenzione di espiarlo, o di placare Dio dell'offesa inferita.

Ora, la detestazione va attribuita a chi ha un ordinamento naturale al bene.

E poiché in nessuna creatura tale ordinamento viene del tutto eliminato, tale detestazione rimane anche nei dannati: perciò in essi rimane una spinta o moto di penitenza, o qualcosa di simile, secondo le parole della Sapienza [ Sap 5,3 ]: « Pentìti, diranno fra loro », ecc.

E questa penitenza, non essendo un abito, ma un moto di passione o un atto, in nessuna maniera può trovarsi negli angeli beati, in cui vengono esclusi dei peccati commessi in precedenza; esiste invece negli angeli cattivi, che si trovano nelle stesse condizioni delle anime dannate: poiché, come dice il Damasceno [ l. cit., c. 4 ], « ciò che per l'uomo è la morte, per gli angeli è la caduta ».

Ma il peccato degli angeli è irremissibile.

Poiché dunque la materia propria della virtù della penitenza è il peccato in quanto perdonabile o espiabile, ne segue che, non potendosi loro attribuire tale materia, viene a mancare ad essi la capacità di passare all'atto.

Perciò non si può attribuire ad essi neppure l'abito di questa virtù.

E così gli angeli non sono in grado di possedere la virtù della penitenza.

Analisi delle obiezioni:

1. Dal timore viene generato in essi un moto di penitenza, ma non la virtù.

2. Vale la stessa risposta.

3. Tutto ciò che nei demoni si riscontra di naturale è cosa buona e inclina al bene, ma il libero arbitrio è in essi ostinato nel male.

E poiché i moti della virtù e del vizio non seguono l'inclinazione della natura, bensì il moto del libero arbitrio, non è detto che, essendo essi naturalmente inclinati al bene, ci sia o ci debba essere in essi il moto della virtù.

4. Gli angeli santi e le anime dei santi in questo caso non si trovano nella stessa condizione, poiché in precedenza nelle anime dei santi ci fu di fatto, o ci poteva essere, un peccato remissibile; non così invece negli angeli.

Perciò, sebbene ci sia tra di essi una somiglianza quanto allo stato presente, non c'è tuttavia quanto allo stato passato, al quale la penitenza si rivolge direttamente.

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