Supplemento alla III parte

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Articolo 1 - Se in chi riceve gli ordini si richieda la santità della vita

Pare che in chi riceve gli ordini non si richieda la santità della vita.

Infatti:

1. Gli ordini predispongono all'amministrazione dei sacramenti.

Ma questi possono essere amministrati dai buoni e dai cattivi.

Quindi non si richiede la santità della vita.

2. Il ministero che si presta a Dio nei sacramenti non è superiore a quello prestato corporalmente al Verbo incarnato.

Ora, questo ministero non fu negato a una donna peccatrice e malfamata, come appare dal Vangelo [ Lc 7,37ss ].

Perciò non va negata a persone del genere nemmeno l'amministrazione dei sacramenti.

3. Qualsiasi grazia offre un rimedio contro il peccato.

Ma ai peccatori non va negato alcun rimedio che possa guarirli.

Poiché dunque nel sacramento dell'ordine viene conferita la grazia, sembra che si debba dare questo sacramento anche ai peccatori.

In contrario:

1. Nella Scrittura [ Lv 21,17s ] si legge: « Nessuno della stirpe di Aronne affetto da macchia si presenti a offrire i pani davanti al Signore, o presti il ministero sacro ».

Ora, la Glossa [ ord. di Esich. ] spiega che per « macchia » va inteso qualsiasi « vizio ».

Quindi chi è irretito in qualche vizio non va assunto al ministero dell'ordine.

2. S. Girolamo [ In Tt 2,15 ] scrive: « Non soltanto i vescovi, i sacerdoti e i diaconi devono sforzarsi di essere superiori a tutto il popolo a cui presiedono nel modo di parlare e di vivere, ma anche quelli che sono negli ordini inferiori, e quanti amministrano la parola del Signore: poiché è molto pericoloso per la Chiesa di Dio che i laici siano migliori dei chierici ».

Quindi per tutti gli ordini si richiede la santità della vita.

Dimostrazione:

Dionigi [ De eccl. hier. 3,3,14 ] insegna: « Come sotto l'influsso dei raggi solari le essenze più sottili e diafane si illuminano per prime della luce che si irradia su di esse, e allora soltanto, divenute anch'esse simili al sole, trasmettono a quelle inferiori la luce di cui traboccano, così si deve sempre evitare l'audacia di voler essere guide ad altri nelle vie di Dio senza aver raggiunto la perfetta deificazione in tutta la propria condotta ».

Siccome dunque con qualsiasi ordine uno viene costituito guida degli altri nelle cose di Dio, pecca mortalmente di presunzione chi riceve gli ordini con la coscienza di peccato mortale.

Perciò la santità della vita per ricevere gli ordini è di necessità di precetto.

Non lo è invece di necessità di mezzo per la validità del sacramento.

Per cui se viene ordinato un peccatore, di fatto egli riceve l'ordine, pur commettendo un peccato.

Analisi delle obiezioni:

1. Come sono veri sacramenti quelli che un peccatore amministra, così è un vero sacramento dell'ordine quello che egli riceve; ma come indegnamente lo amministra, così indegnamente lo riceve.

2. Il ministero suddetto consisteva in servizi corporali, che anche i peccatori possono prestare lecitamente.

Diverso è invece il caso del ministero spirituale, a cui sono deputati gli ordinandi: poiché con questo essi diventano intermediari fra Dio e il popolo [ Eb 5,1 ], per cui devono risplendere presso Dio per la purezza della coscienza, e presso gli uomini per il loro buon nome.

3. Ci sono delle medicine che esigono un certo vigore naturale, altrimenti potrebbero costituire un pericolo di morte, e ce ne sono altre che possono essere amministrate anche ai più deboli.

Così anche nel campo spirituale ci sono dei sacramenti che sono ordinati a rimedio del peccato, come il battesimo e la penitenza: e questi possono essere amministrati anche ai peccatori.

Quelli invece che conferiscono la perfezione della grazia richiedono un uomo già fortificato dalla grazia.

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