Supplemento alla III parte

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Articolo 2 - Se negli ordinandi si richieda la conoscenza di tutta la Sacra Scrittura

Pare che negli ordinandi si richieda la conoscenza di tutta la Sacra Scrittura.

Infatti:

1. È tenuto a conoscere la legge chi ha il dovere di parlarne.

Ora, « dalla bocca del sacerdote si richiede la legge », come dice il profeta [ Ml 2,7 ].

Quindi egli deve avere la conoscenza di tutta la legge.

2. S. Pietro [ 1 Pt 3,15 ] esorta: « Siate sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione delle cose riguardanti la fede e la speranza che è in voi ».

Ma rendere conto delle cose riguardanti la fede e la speranza è proprio di coloro che hanno una conoscenza perfetta delle Scritture.

Perciò gli ordinandi, a cui sono dirette quelle parole, devono avere tale conoscenza.

3. Non si può leggere bene ciò che non si comprende: poiché, come dice Catone [ Distich., prol. ], « leggere senza capire è perdere il tempo ».

Ora, è detto nelle Sentenze [ 4,24,6.10 ] che il lettore, il cui ordine è quasi il più basso, ha il compito di leggere l'antico Testamento.

Egli quindi deve essere in grado di capirlo tutto.

E a maggior ragione devono capirlo i candidati agli ordini superiori.

In contrario:

1. Molti vengono promossi al sacerdozio, anche tra i religiosi, pur ignorando quasi del tutto queste cose.

Quindi una tale conoscenza non è richiesta.

2. Nelle Vite dei Padri [ 4,49; 8,19s ] si legge che certi monaci semplici, i quali erano però di santissima vita, furono promossi al sacerdozio.

Quindi per gli ordinandi non si richiede la scienza suddetta.

Dimostrazione:

Ogni atto umano che voglia essere ordinato deve essere sotto la direttiva della ragione.

Per compiere dunque le funzioni di un dato ordine si richiede che uno abbia tanta scienza quanta esse ne richiedono.

Perciò anche la scienza in chi deve essere ordinato è richiesta in tale misura: e non è necessario che uno sia istruito perfettamente in tutta la Scrittura, ma di più o di meno a seconda dell'estensione dei compiti a cui viene deputato; in modo cioè che quanti sono destinati alla cura delle anime conoscano la dottrina relativa alla fede e ai costumi, e gli altri quanto riguarda le funzioni del proprio ordine.

Analisi delle obiezioni:

1. Il sacerdote ha due funzioni: la prima relativa al corpo reale di Cristo; la seconda relativa al suo corpo mistico.

La seconda dipende dalla prima, ma non viceversa.

Vi sono quindi dei candidati al sacerdozio che sono incaricati solo della prima: come i religiosi a cui non è affidata la cura delle anime.

E dalla loro bocca non è richiesta la legge, ma solo l'amministrazione dei sacramenti.

Quindi per essi basta quella scienza che è necessaria per compiere rettamente tale ministero.

Altri invece sono deputati a certi atti che riguardano il corpo mistico di Cristo.

E dalla loro bocca il popolo richiede la legge.

Quindi essi devono averne la conoscenza: non certamente in modo da conoscere tutte le questioni difficili ad essa relative, poiché per queste uno deve ricorrere ai superiori, ma in modo da conoscere le cose che il popolo deve credere e osservare.

Invece i sacerdoti più alti in dignità, cioè i vescovi, sono tenuti a conoscere anche i problemi difficili della legge: e tanto di più quanto più alto è il grado che occupano.

2. Rendere ragione della fede e della speranza non significa dimostrare il loro oggetto, che è una realtà invisibile, ma mostrare in generale la ragionevolezza dell'una e dell'altra.

E ciò non richiede una scienza molto grande.

3. Il lettore non ha il compito di spiegare al popolo il significato della Sacra Scrittura, che è proprio degli ordini superiori, ma solo quello di leggere il testo.

Perciò da lui non si esige che la conosca in modo da capirla, ma solo in modo da proclamarla bene.

E poiché tale conoscenza è facilmente accessibile a molti, si può presumere che un ordinando la acquisterà, anche se attualmente non la possiede; specialmente se ha cominciato a esercitarvisi.

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