Supplemento alla III parte

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Articolo 1 - Se il matrimonio sia naturale

Pare che il matrimonio non sia naturale.

Infatti:

1. « È di diritto naturale ciò che la natura insegna a tutti gli animali » [ Dig. 1,1,1 ].

Ora, negli altri animali ci sono i rapporti sessuali senza il matrimonio.

Quindi il matrimonio non è di diritto naturale.

2. Ciò che è di diritto naturale si riscontra in tutti gli uomini in qualsiasi stato di civiltà.

Invece il matrimonio non si riscontra in qualsiasi momento della civiltà umana, poiché come riferisce Cicerone [ De invent. 1,2 ] « da principio gli uomini erano selvaggi, e allora nessuno riconosceva i propri figli e l'unione stabile del matrimonio », nelle quali cose consiste il matrimonio.

Perciò il matrimonio non è di ordine naturale.

3. Le realtà naturali sono identiche presso tutti [ Arist., Phys. 8,7 ].

Il matrimonio invece non ha la stessa forma presso tutti: poiché la sua celebrazione cambia secondo le varie leggi.

Quindi non è naturale.

4. I mezzi di cui la natura può fare a meno per raggiungere i suoi scopi non sono naturali.

Ma la natura mira alla conservazione della specie mediante la generazione, la quale può avvenire anche fuori del matrimonio, ad es. nella fornicazione.

Quindi il matrimonio non è di ordine naturale.

In contrario:

1. All'inizio del Digesto si legge: « È un diritto naturale l'unione dell'uomo e della donna, che noi chiamiamo matrimonio ».

2. Il Filosofo [ Ethic. 8,12 ] insegna che « l'uomo è un animale più coniugale che politico ».

Ora « l'uomo », come egli scrive [ ib. 9,9 ], « è per natura un animale politico e socievole ».

Quindi è per natura coniugale.

Il matrimonio perciò è di ordine naturale.

Dimostrazione:

Una cosa può essere naturale in due modi.

Primo, perché prodotta necessariamente da cause naturali: come è naturale per il fuoco salire verso l'alto.

E il matrimonio in questo senso non è naturale: come non lo è quanto viene compiuto con il libero arbitrio.

Secondo, può dirsi naturale una cosa verso cui la natura ha inclinazione, ma che viene compiuta mediante il libero arbitrio: come si dicono naturali gli atti delle virtù.

E in questo senso il matrimonio è naturale: poiché ad esso la ragione naturale inclina per due motivi.

Primo, per raggiungere il suo fine principale, che è il bene della prole.

Infatti la natura non mira soltanto alla generazione della prole, ma anche al suo sostentamento e alla sua educazione fino alla maturità perfetta dell'uomo in quanto uomo, cioè alla formazione nella virtù.

Per cui, secondo il Filosofo [ Ethic. 8,12 ], dai genitori riceviamo tre cose, cioè « l'essere, il nutrimento e l'educazione ».

Ora, il figlio non potrebbe essere educato e istruito se non avesse genitori ben noti e determinati.

Il che non avverrebbe se non ci fosse un legame stabile dell'uomo con la donna, cioè il matrimonio.

Secondo, per raggiungere il fine secondario del matrimonio, che è l'aiuto reciproco dei coniugi nella vita di famiglia.

Come infatti la ragione naturale spinge gli uomini ad abitare insieme, poiché uno non basta a se stesso nelle necessità della vita, ragione per cui si dice che l'uomo è « per natura un animale politico », così anche nelle necessità della vita umana alcuni uffici spettano agli uomini e altri alle donne.

Perciò la natura invita a una convivenza dell'uomo con la donna, nella quale appunto consiste il matrimonio.

- E questi sono i motivi ricordati da Aristotele [ l. cit. ].

Analisi delle obiezioni:

1. La natura ha posto nell'uomo due serie di inclinazioni.

Alcune riguardano ciò che conviene alla natura nel suo genere: e queste sono comuni a tutti gli animali.

Altre riguardano ciò che conviene alla natura nella sua differenza, cioè in quanto la specie umana, essendo razionale, è superiore al genere: come avviene per gli atti della prudenza e della temperanza.

E come la natura del genere, pur essendo unica in tutti gli animali, tuttavia non ha in essi lo stesso grado, così nemmeno inclina alla stessa maniera, ma nel modo che si addice a ciascuno.

Ora, la natura umana inclina al matrimonio in forza del suo elemento differenziale per il secondo motivo indicato [ nel corpo ].

Il Filosofo infatti, nell'assegnare questo motivo, mette l'uomo al disopra degli altri animali.

- Invece l'inclinazione dovuta al primo motivo dipende dal genere.

Per questo egli dice [ l. cit. ] che « la procreazione dei figli è comune a tutti gli animali ».

Tuttavia la natura non li inclina tutti allo stesso modo.

Poiché ci sono degli animali i cui figli appena nati sono in grado di procurarsi il cibo, oppure possono esserne provvisti dalla madre: e in essi non c'è alcuna associazione tra maschio e femmina.

In quelli invece che hanno bisogno di essere sostentati da entrambi, ma per breve tempo, esiste un vincolo per il tempo suddetto: come è evidente nel caso di certi uccelli.

Ma nell'uomo, in cui i figli hanno bisogno dei genitori per lungo tempo, ci deve essere un legame fortissimo ed esclusivo tra il maschio e la femmina, al quale inclina anche la natura del genere.

2. Le parole di Cicerone possono essere vere per un dato popolo ( considerando la sua origine prossima, per cui si distingue dagli altri popoli ): poiché non tutti osservano i dettami della ragione naturale.

Ma esse non sono vere universalmente: poiché la Scrittura [ Gen 2,23s; Gen 4,17ss ] ci ricorda che agli inizi del genere umano esisteva il matrimonio.

3. La natura umana, come scrive il Filosofo [ Ethic. 8,14 ], non è immutabile come quella divina.

Perciò gli elementi di diritto naturale variano secondo gli stati e le condizioni umane, mentre gli elementi esistenti naturalmente nelle realtà divine non cambiano in alcun modo.

4. La natura non mira soltanto all'esistenza della prole, ma alla sua perfetta esistenza.

Per la quale si esige il matrimonio, come risulta evidente dalle spiegazioni date [ nel corpo ].

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