Supplemento alla III parte

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Articolo 2 - Se il matrimonio sia tuttora di precetto

Pare che il matrimonio sia tuttora di precetto.

Infatti:

1. Un precetto obbliga fino a che non viene revocato.

Ora, nella sua prima istituzione il matrimonio era di precetto, come si legge nel testo [ delle Sentenze 4,26,3 ]: e tale precetto non si legge che sia stato mai revocato; anzi, fu confermato con le parole [ Mt 19,6 ]: « Non separi l'uomo ciò che Dio ha congiunto ».

Quindi il matrimonio è tuttora di precetto.

2. I precetti del diritto naturale obbligano in ogni tempo.

Ma il matrimonio è di diritto naturale, come sopra [ a. prec. ] si è dimostrato.

Quindi, ecc.

3. Il bene della specie è superiore al bene dell'individuo: poiché secondo Aristotele [ Ethic. 1,2 ] « il bene del popolo è più divino del bene di un uomo singolo ».

Ora, il precetto dato al primo uomo per la conservazione dell'individuo con la nutrizione è ancora in vigore.

Perciò a maggior ragione vige il precetto del matrimonio per la conservazione della specie.

4. Un obbligo rimane fino a che sussiste il motivo che lo impone.

Ora, gli uomini primitivi erano obbligati al matrimonio per non compromettere il moltiplicarsi del genere umano.

Ma poiché si avrebbe lo stesso pericolo se ognuno potesse liberamente astenersi dal matrimonio, sembra che il matrimonio sia di precetto.

In contrario:

1. S. Paolo [ 1 Cor 7,38 ] afferma: « Chi non sposa la sua vergine fa meglio » di chi la sposa.

Perciò contrarre matrimonio non è attualmente di precetto.

2. La trasgressione di un precetto non può meritare un premio.

Ora, ai vergini è promesso un premio, cioè una speciale aureola.

Quindi il matrimonio non è di precetto.

Dimostrazione:

La natura offre due specie di inclinazioni.

La prima è la tendenza verso ciò che è necessario alla perfezione di ciascuno.

E tale inclinazione obbliga tutti, poiché le perfezioni naturali [ personali ] sono comuni a tutti.

- La seconda è la tendenza verso ciò che è necessario alla società.

Ma trattandosi in quest'ultimo caso di realtà molteplici e incompatibili fra loro, ciascuno non è obbligato ad esse sotto precetto, altrimenti ognuno sarebbe obbligato a darsi all'agricoltura e all'architettura e a esercitare tutti gli altri mestieri necessari alla convivenza umana; si soddisfa invece all'inclinazione naturale per il fatto che varie persone esercitano i vari mestieri.

Poiché dunque per la perfezione della società umana è necessario che alcuni si dedichino alla vita contemplativa, la quale trova il massimo ostacolo nel matrimonio, quest'ultimo, anche secondo i filosofi, non può obbligare sotto precetto.

E Teofrasto [ cf. Gir., Adv. Iovin. 1,47 ] dimostra che al sapiente non conviene sposarsi.

Analisi delle obiezioni:

1. Il precetto in parola non è stato revocato.

Esso tuttavia non obbliga ciascuno in particolare, per la ragione esposta [ nel corpo ]; se non in quel tempo in cui il piccolo numero degli uomini esigeva che ciascuno attendesse alla procreazione.

2. 3. Da quanto abbiamo detto risulta evidente la risposta alla seconda e alla terza obiezioni.

4. La natura umana, come si è detto [ ib. ], inclina ad atti e compiti diversi; ma poiché essa è diversa nei vari individui, inclina maggiormente chi a un compito e chi a un altro.

E per tale diversità, guidata dalla divina provvidenza che governa tutte le cose, avviene che c'è chi sceglie un mestiere, ad es. l'agricoltura, e chi un altro.

E così avviene pure che alcuni scelgono il matrimonio e altri la vita contemplativa.

Per cui non vi è alcun pericolo imminente.

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