Supplemento alla III parte

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Articolo 6 - Se gli altri peccati sciolgano il matrimonio come il rifiuto della fede

Pare che gli altri peccati sciolgano il matrimonio come il rifiuto della fede.

Infatti:

1. L'adulterio sembra più direttamente contrario al matrimonio che il rifiuto della fede.

Ora, quest'ultimo in certi casi scioglie il matrimonio, e permette di passare ad altre nozze [ a. prec. ].

Quindi anche l'adulterio ha lo stesso effetto.

2. Qualsiasi peccato è una specie di adulterio spirituale, al pari dell'incredulità.

Se quindi la mancanza di fede scioglie il matrimonio per il fatto che è una specie di adulterio, per lo stesso motivo lo scioglie qualsiasi peccato.

3. Nel Vangelo [ Mt 5,30; cf. Mt 18,3 ] si legge: « Se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tagliala e gettala via da te »; e la Glossa [ Gir., In Mt 1, su 5,29 s. ] spiega che « nella mano e nell'occhio destro si possono intendere i fratelli, la moglie, i parenti e i figli ».

Ora, questi ci possono essere di ostacolo con qualsiasi peccato.

Perciò il matrimonio può essere sciolto per qualsiasi peccato.

4. Secondo l'espressione di S. Paolo [ Ef 5,5 ], l'avarizia è una specie di idolatria.

Ma per l'idolatria si può ripudiare la moglie.

Quindi anche per l'avarizia.

E così anche per altri peccati che sono più gravi dell'avarizia.

5. Il Maestro lo sostiene espressamente nel testo [ delle Sentenze 4,39,4 ].

In contrario:

1. Nel Vangelo [ Mt 5,32 ] si legge: « Chi ripudia la moglie, fuori del caso di fornicazione, commette adulterio ».

2. Stando all'opinione suddetta i divorzi si farebbero tutti i giorni: poiché ben di rado si trova un matrimonio in cui uno dei coniugi non cada in peccato.

Dimostrazione:

L'adulterio e il rifiuto della fede hanno una particolare incompatibilità con i beni del matrimonio, come può rilevarsi dalle cose già dette [ aa. 1,3 ].

Perciò hanno una particolare efficacia nel rompere i matrimoni.

Un matrimonio però può essere rotto in due modi.

Primo, quanto al vincolo coniugale.

E questo non può essere sciolto né dal rifiuto della fede, né dall'adulterio, dopo che il matrimonio è stato ratificato.

Se invece non è stato ratificato, allora il vincolo si scioglie quando uno dei coniugi si converte e passa ad altre nozze, mentre l'altro si ostina nell'incredulità.

Ma tale vincolo non è sciolto dall'adulterio: altrimenti gli infedeli potrebbero dare liberamente il libello del ripudio alle mogli adultere e risposarsi; il che è falso.

Secondo, il matrimonio può essere rotto quanto ai doveri coniugali.

E in questo senso il matrimonio può essere sciolto dal rifiuto della fede e dall'adulterio carnale [ q. 62, a. 1, ad 3 ].

Invece per gli altri peccati non si ammette neppure questo scioglimento: a meno che il marito non voglia ritrarsi temporaneamente dalla convivenza con la moglie per correggerla mediante la privazione della sua presenza.

Analisi delle obiezioni:

1. Sebbene l'adulterio sia più incompatibile direttamente con i beni del matrimonio in quanto compito naturale di quanto lo sia l'incredulità, è però vero il contrario se si considera il matrimonio come sacramento della Chiesa: poiché da questo fatto esso acquista la perfetta indissolubilità, esprimendo l'unione indivisibile di Cristo con la Chiesa [ Ef 5,32 ].

Per questo il matrimonio non ratificato può essere sciolto quanto al vincolo più dal peccato d'incredulità che dall'adulterio.

2. Il primo congiungimento dell'anima con Dio avviene mediante la fede.

Con essa quindi l'anima viene come sposata a Dio, secondo le parole del Profeta [ Os 2,20 ]: « Io ti sposerò nella fede ».

Per questo nella Sacra Scrittura l'idolatria e il ripudio della fede vengono designati come un adulterio.

Gli altri peccati invece possono essere detti adultèri spirituali in un senso più largo.

3. Quel testo si può applicare al caso in cui la moglie diventa occasione prossima di caduta, per cui il marito ha motivi fondati di temere la propria perversione.

Allora infatti egli può fuggire la coabitazione con la moglie, secondo le spiegazioni date [ nel corpo ].

4. L'avarizia è chiamata idolatria perché entrambe somigliano alla schiavitù: infatti l'avaro al pari dell'idolatra « preferisce servire alla creatura piuttosto che al Creatore » [ Rm 1,25 ].

Ma esse non si somigliano sotto l'aspetto dell'infedeltà: poiché il peccato di infedeltà, o di incredulità, risiede nell'intelletto, mentre l'avarizia risiede nella volontà.

5. Le parole di Pietro Lombardo valgono per gli sponsali: poiché questi possono essere sciolti in seguito a un peccato.

Oppure, se si applicano al matrimonio, vanno intese della separazione temporanea, come si è detto [ nel corpo ].

Oppure ancora valgono nel caso in cui la moglie per convivere mette come condizione un peccato, dicendo p. es.: « Non sarò tua moglie se tu non mi farai ricca col latrocinio ».

In questo caso infatti uno deve piuttosto abbandonarla che commettere dei latrocini.

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