Supplemento alla III parte

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Articolo 3 - Se le preghiere che i santi rivolgono a Dio per noi siano sempre esaudite

Sembra che le preghiere che i santi rivolgono a Dio per noi non siano sempre esaudite.

Infatti:

1. Se le preghiere dei santi fossero sempre esaudite, lo sarebbero prima di tutto per quelle cose che li riguardano.

Ora, proprio in queste cose essi non vengono esauditi: si legge infatti nell'Apocalisse [ Ap 6,10s ] che ai martiri imploranti la vendetta per i misfatti del mondo « fu risposto di pazientare ancora un poco, affinché fosse completo il numero dei loro fratelli ».

Molto meno dunque essi sono esauditi quando pregano per gli altri.

2. « Quand'anche Mosè e Samuele si presentassero dinanzi a me », dice il Signore a Geremia [ Ger 15,1 ], « la mia anima non si piegherebbe verso questo popolo ».

Quindi i santi non sono sempre ascoltati quando pregano Dio per noi.

3. I santi del cielo sono « come gli angeli di Dio », secondo le parole del Vangelo [ Mt 22,30 ]; ma neppure le preghiere degli angeli sono sempre esaudite, come risulta chiaro da quanto si legge nel libro di Daniele [ Dn 10,12s ]: « Io sono venuto per le tue parole.

Ma il principe del regno di Persia mi si è opposto per ventun giorni ».

Ora, l'angelo era accorso in aiuto di Daniele chiedendo a Dio la liberazione.

Eppure la sua preghiera non ottenne l'effetto.

Quindi neppure gli altri santi che pregano Dio per noi sono sempre ascoltati.

4. Chi impetra qualcosa con la preghiera, in qualche modo non fa che meritarlo.

Ma i santi del cielo non sono più in grado di meritare.

Quindi con le loro preghiere non possono impetrare nulla per noi presso Dio.

5. I santi si conformano in tutto alla volontà di Dio.

Perciò non vogliono altro che quanto sanno essere accetto a Dio.

D'altra parte non si chiede se non ciò che si vuole.

Quindi non chiedono se non ciò che sanno che Dio vuole.

Ma ciò che Dio vuole avviene anche indipendentemente dalle loro preghiere.

Perciò le loro preghiere non hanno alcuna efficacia per impetrarci qualcosa.

6. Se le preghiere di tutto il paradiso potessero impetrare qualcosa, sarebbero certo più efficaci di tutte quelle che la Chiesa militante eleva a Dio in suffragio delle anime del purgatorio.

Ma la Chiesa ottiene la liberazione completa dalla pena quando moltiplica i suffragi per uno che è in purgatorio.

Siccome quindi i santi in cielo pregano per quelli che sono in purgatorio, come pregano anche per noi, se le loro preghiere avessero qualche valore per noi, molto più otterrebbero la completa liberazione di chi è in purgatorio.

Ma ciò è falso: poiché allora sarebbero superflui i suffragi che la Chiesa fa per i defunti.

In contrario:

1. Leggiamo nel secondo libro dei Maccabei [ 2 Mac 15,14 ]: « Questi è colui che prega molto per il popolo e per tutta la città santa, Geremia, il profeta di Dio ».

E che poi la sua preghiera sia stata esaudita risulta chiaro da ciò che segue [ 2 Mac 15,15s ]: « Allora Geremia stendendo la destra consegnò a Giuda una spada d'oro, dicendo: Prendi questa spada: è un dono di Dio », ecc.

2. S. Girolamo, nella lettera contro Vigilanzio [ 6 ], scrive: « Tu affermi nel tuo libercolo che solo mentre siamo vivi possiamo pregare vicendevolmente ».

E lo confuta con queste parole: « Se gli apostoli e i martiri possono pregare per gli altri mentre sono in vita, quando cioè devono pensare anche a se stessi, tanto più pregheranno dopo il premio, le vittorie e i trionfi ! ».

3. La Chiesa ha per consuetudine di pregare spesso i santi perché la aiutino con le loro preghiere.

Dimostrazione:

I santi pregano per noi in due modi.

Primo, espressamente, quando bussano per noi alle porte della divina clemenza.

Secondo, in modo interpretativo, cioè mediante i loro meriti presenti al cospetto di Dio, i quali non solo costituiscono la loro gloria, ma sono anche per noi come dei suffragi e delle preghiere: come anche si dice che il sangue di Cristo implora per noi il perdono.

Ora le preghiere dei santi, di per se stesse, sono efficaci a impetrare ciò che chiedono in tutti e due i modi.

Ma da parte nostra ci possono essere dei difetti, che impediscono il frutto delle loro preghiere interpretative.

Quando però essi pregano presentando a Dio i loro voti in nostro favore, allora sono sempre esauditi: poiché non vogliono se non ciò che Dio vuole, e non chiedono se non ciò che vogliono ottenere.

Ora, ciò che Dio vuole in senso assoluto si compie sempre: a meno che non si tratti della volontà antecedente, secondo la quale egli « vuole che tutti gli uomini siano salvati » [ 1 Tm 2,4 ], che non sempre si compie.

Non c'è quindi da meravigliarsi se talvolta non si compie neppure ciò che i santi vogliono in quest'ultimo modo.

Analisi delle obiezioni:

1. Quella preghiera dei martiri non è altro che il desiderio di ottenere la glorificazione del loro corpo e la compagnia di tutti gli eletti, nonché la loro adesione ai decreti della divina giustizia che punirà i malvagi.

Perciò la Glossa [ ord. ] commenta le parole [ Ap 6,10 ]: « Fino a quando, Signore », ecc., in questo modo: « Desiderano una gioia più grande e la società dei santi, e prestano il loro consenso alla giustizia divina ».

2. Il Signore parla di Mosè e di Samuele secondo lo stato in cui si trovavano quando erano in vita.

Come infatti scrive la Glossa [ interlin. su Ger 15,1 ], « di essi si legge che, pregando per il popolo, calmarono l'ira di Dio ».

Tuttavia se fossero vissuti allora non sarebbero riusciti a placare Dio con le preghiere, per la malizia del popolo.

Così dunque va spiegato il testo scritturale.

3. Si dice che gli angeli buoni combattevano fra loro non nel senso che presentavano a Dio delle preghiere contrastanti, ma nel senso che offrivano all'esame divino i diversi meriti delle due parti e ne attendevano il responso.

Così infatti S. Gregorio [ Mor. 17,12 ] spiega il suddetto passo di Daniele: « Gli spiriti eccelsi, preposti alle nazioni, mai combattono per l'ingiustizia, ma esaminano e apprezzano gli atti in conformità con la giustizia.

Quando dunque una nazione è condotta al tribunale supremo per essere premiata o punita, si dice che il suo angelo tutelare ha vinto o perduto.

Ma la volontà suprema del Creatore ha sempre la vittoria su tutti: e contemplandola sempre, [ tali spiriti ] non possono mai volere ciò che non possono ottenere ».

Quindi neppure lo domandano.

Dal che si deduce che le loro preghiere sono sempre esaudite.

4. Quantunque i santi in cielo non si trovino nello stato di poter meritare per sé, tuttavia possono meritare per gli altri, o meglio possono aiutare gli altri per i meriti precedentemente acquisiti: essi infatti hanno meritato in vita di vedere esaudite dopo la morte le loro preghiere.

Oppure si può rispondere che il merito e l'efficacia della preghiera sono due cose diverse.

Il merito infatti consiste in una certa proporzione tra l'atto e il fine ad esso assegnato, che è come una specie di pagamento [ cf. I-II, q. 114, a. 1 ].

Invece l'efficacia impetratoria della preghiera si basa sulla liberalità di colui al quale essa è diretta: infatti talora anche un indegno può ottenere favori dalla liberalità di chi accoglie la preghiera.

Perciò dal fatto che i santi non sono in grado di meritare non segue che non siano in grado di impetrare.

5. Dal testo di S. Gregorio sopra riportato [ ad 3 ] risulta chiaro che i santi, o gli angeli, non vogliono se non quanto vedono nel divino volere, e non chiedono altro nella preghiera.

Ma non per questo la loro preghiera è senza frutto: poiché, come afferma S. Agostino [ De praed. sanct. 22 ], le preghiere dei santi giovano ai predestinati, essendo forse stato predisposto che la loro salvezza dipenda dalle preghiere di tali intercessori.

E così pure il Signore vuole che mediante le orazioni dei santi si compia ciò che i santi vedono essere conforme alla sua volontà.

6. I suffragi della Chiesa per i defunti sono come delle opere soddisfattorie che i vivi compiono per i morti, e che liberano i morti da una pena che essi non hanno ancora scontata.

Ora, i santi del cielo non si trovano nelle condizioni di poter soddisfare.

Quindi il paragone tra le loro preghiere e i suffragi della Chiesa non regge.

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