Supplemento alla III parte

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Articolo 1 - Se la sottigliezza sia una proprietà dei corpi gloriosi

Pare che la sottigliezza non sia una proprietà dei corpi gloriosi.

Infatti:

1. Le proprietà della gloria superano quelle della natura: come la luminosità della gloria sarà superiore a quella del sole, che è la più intensa in natura.

Se quindi la sottigliezza fosse una delle doti del corpo glorioso, tale corpo diventerebbe più sottile di qualsiasi altro elemento naturale.

E così sarà « più sottile dei venti e dell'aria ».

Ora, questa è un'eresia che S. Gregorio dovette condannare a Costantinopoli, come egli stesso riferisce [ Mor. 14,56 ].

2. Il calore e la frigidità sono qualità dei corpi semplici, cioè degli elementi, al pari della sottigliezza.

Ma il calore e le altre qualità degli elementi non si intensificheranno nei corpi gloriosi: anzi, si ridurranno a un valore medio.

Quindi neppure la sottigliezza sarà allora superiore a quella attuale.

3. La sottigliezza si riscontra nei corpi per la scarsità della materia: per cui i corpi che entro uguali dimensioni sono meno densi di materia li diciamo più sottili: come il fuoco lo è più dell'aria, l'aria più dell'acqua e l'acqua più della terra.

Ma nei corpi gloriosi ci sarà tanta materia quanta ce n'è attualmente, e le dimensioni non saranno maggiori, come si è spiegato sopra [ q. 80, aa. 4,5; q. 81, a. 2 ].

Quindi essi non saranno più sottili di adesso.

In contrario:

1. S. Paolo [ 1 Cor 15,44 ] afferma: « Si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale », cioè simile allo spirito.

Ma la sottigliezza dello spirito è superiore a quella di qualsiasi corpo.

Quindi i corpi gloriosi saranno sottilissimi.

2. Quanto più i corpi sono sottili, tanto più sono nobili.

Ma i corpi gloriosi sono i corpi più nobili.

Quindi saranno anche i più sottili.

Dimostrazione:

Il termine sottigliezza deriva dalla penetrabilità: infatti Aristotele [ De gen. et corr. 2,2 ] ha scritto che è sottile ciò che è capace di riempire le parti e le parti delle parti.

Ora, il fatto che un corpo sia penetrativo può dipendere da due cose.

Primo, dalla piccolezza del suo spessore: soprattutto in profondità e in larghezza, non però in lunghezza, poiché la penetrazione si fa in profondità, e quindi la lunghezza non può ostacolarla.

Secondo, dalla scarsità della materia: infatti i corpi rarefatti li diciamo sottili.

E poiché nei corpi rarefatti la forma domina maggiormente sulla materia, così il termine sottile viene attribuito anche a quei corpi che sottostanno pienamente alla loro forma, e sono da essa attuati perfettamente: come attribuiamo la sottigliezza al sole, alla luna e agli altri corpi celesti, oppure all'oro o ad altre sostanze che si dicono sottili in quanto sono attuate in modo perfettissimo nell'essere e nella virtù della loro specie.

E poiché le realtà incorporee sono prive di quantità e di materia, la sottigliezza viene attribuita anche ad esse: a motivo non solo della loro natura, ma anche della loro efficacia.

Come infatti si dice sottile quanto è capace di penetrare perché arriva fino all'intimo di una data cosa, così viene denominato sottile un intelletto perché arriva a conoscere i princìpi intrinseci e le proprietà naturali occulte delle cose.

Parimenti si dice che uno ha una vista sottile perché è capace di vedere degli oggetti piccolissimi.

E così per gli altri sensi.

In base dunque a queste accezioni, diverse furono le opinioni circa la sottigliezza da attribuire ai corpi gloriosi.

Alcuni eretici, come riferisce S. Agostino [ De civ. Dei 13,22 ], attribuivano ad essi una sottigliezza uguale a quella per cui si dicono sottili gli esseri spirituali, affermando che nella risurrezione il corpo si trasformerà in ispirito: e per questo l'Apostolo [ 1 Cor 15,44.46 ] avrebbe detto che i corpi dei risorti sono « spirituali ».

Ma questa spiegazione è inammissibile.

Primo, perché un corpo non può trasformarsi in uno spirito, non avendo in comune con esso la materia.

Il che è spiegato anche da Boezio [ De duab. nat. 6 ].

- Secondo, perché se ciò fosse possibile, allora una volta che il corpo si è trasformato in ispirito non risorgerebbe più l'uomo, il quale per natura è composto di anima e di corpo.

- Terzo, perché se l'Apostolo avesse voluto dire questo, allora come parla di « corpi spirituali », così avrebbe parlato anche di « corpi animali », dal momento che i corpi si trasformerebbero in anime.

Il che è manifestamente falso.

E così altri eretici, come riferisce S. Gregorio [ Mor. 14,56 ], dissero che alla risurrezione il corpo resterà, però sarà sottile per rarefazione, cosicché i corpi umani risuscitati saranno simili all'aria o al vento.

Ma anche questa tesi non è sostenibile.

Poiché, come riferisce S. Luca [ Lc 24,39 ], dopo la risurrezione il Signore ebbe un corpo palpabile, pur dovendosi credere che esso fosse quanto mai sottile.

- Inoltre il corpo umano risorgerà con le carni e le ossa, come il corpo del Signore, secondo quanto si legge nel Vangelo [ Lc 24,39 ]: « Uno spirito non ha carne e ossa come vedete che io ho ».

E Giobbe [ Gb 19,26 ] dice: « Nella mia carne vedrò Dio mio Salvatore ».

Ora, un essere di carne e ossa è incompatibile con la rarefazione suddetta.

Perciò ai corpi gloriosi va attribuito un altro tipo di sottigliezza, in modo che vengano detti sottili per la loro completissima perfezione.

Alcuni però attribuiscono loro questa completezza in forza della quinta essenza, che allora avrebbe in essi l'assoluto predominio.

Ma questa opinione è insostenibile.

Primo, poiché nessuna porzione della quinta essenza può entrare nella composizione di un corpo umano, come si è già dimostrato sopra [ In 2 Sent., d. 17, q. 3, a. 1 ].

- Secondo, poiché nell'ipotesi di una tale composizione non si capisce come il predominio della quinta essenza sui quattro elementi debba essere più accentuato allora di quanto non lo sia adesso, se non vi sarà un aumento quantitativo della materia celeste nei corpi risorti.

Nel quale caso i corpi umani non sarebbero più della stessa statura, se non forse per una diminuzione della materia elementare nell'uomo, con conseguente pregiudizio dell'integrità dei risorti.

Oppure perché la natura elementare assumerebbe le proprietà della natura celeste in base al predominio di quest'ultima nel corpo umano.

Ma allora una virtù naturale sarebbe causa di una dote del corpo glorioso.

Il che è assurdo.

E così altri dicono che quel completamento per cui i corpi risuscitati sono denominati sottili dipenderà dal predominio sul corpo dell'anima glorificata, che ne è la forma, per cui il corpo glorioso è detto spirituale, ossia del tutto soggetto allo spirito.

Ora, la prima sottomissione del corpo all'anima si ha con la partecipazione al suo essere specifico, in quanto il corpo si sottomette ad essa come la materia alla forma; poi segue la sottomissione a tutte le operazioni dell'anima, in quanto l'anima muove il corpo.

Quindi la prima ragione della spiritualità attribuita al corpo glorioso deriva dalla sua sottigliezza, e in secondo luogo dall'agilità e dalle altre proprietà del corpo glorioso.

Per questo, come spiegano i Maestri, l'Apostolo attribuendo a tale corpo la spiritualità ha accennato alla dote della sottigliezza.

E per questo S. Gregorio [ l. cit. ] afferma che il corpo glorioso « è denominato sottile per l'efficacia della virtù dello spirito ».

Sono così risolte anche le obiezioni, che si riferiscono alla sottigliezza intesa come rarefazione.

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