Supplemento alla III parte

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Articolo 4 - Se sia giusto assegnare tre frutti alle tre parti della continenza

Pare che non sia giusto assegnare tre frutti alle tre parti della continenza.

Infatti:

1. S. Paolo [ Gal 5,22s ] enumera dodici frutti dello spirito, cioè « gioia, pace », ecc.

Sembra quindi che non si debbano elencare solo tre frutti.

2. I frutti stanno a indicare dei premi speciali.

Ma un premio che viene assegnato ai vergini, ai vedovi e ai coniugati non è speciale, poiché tutti i salvati sono contenuti in qualcuna di queste tre categorie: poiché nessuno può salvarsi se è privo della continenza, e la continenza è esaurita da queste tre categorie.

Perciò non è ragionevole assegnare tre frutti alle tre categorie suddette.

3. Come la vedovanza supera la continenza coniugale, così la verginità supera la vedovanza.

Invece il sessanta non supera il trenta come il cento supera il sessanta: e ciò sia secondo la proporzione aritmetica, poiché il sessanta supera il trenta di trenta unità, mentre il cento supera il sessanta di quaranta unità, sia secondo la proporzione geometrica, poiché il sessanta è il doppio rispetto al trenta, mentre il cento supera il sessanta di due terzi del sessanta medesimo, contenendo l'intero più i suoi due terzi.

Perciò non è ragionevole adattare i frutti suddetti ai tre gradi della continenza.

4. Le affermazioni della Scrittura valgono per sempre, secondo le parole evangeliche [ Lc 21,33 ]: « I cieli e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno ».

Invece le cose che dipendono dall'istituzione umana possono cambiare tutti i giorni.

Perciò non si deve mai far derivare la ragione di quanto è detto nella Scrittura da cose dipendenti dall'istituzione umana.

Quindi non sembra giusta la ragione che S. Beda [ In Lc 3, su 8,15 ] assegna per i frutti suddetti, affermando che il trenta per uno è dovuto ai coniugati inquantoché nella rappresentazione simbolica che se ne fa nell'abaco il trenta è rappresentato dal contatto fra l'estremità del pollice e quella dell'indice, cosicché in qualche modo essi si baciano tra loro, per cui il trenta sta a indicare il bacio dei coniugati.

Il sessanta invece viene rappresentato dal contatto dell'indice con l'articolazione intermedia del pollice: cosicché la pressione dell'indice sul pollice sta a indicare l'oppressione che le vedove soffrono in questo mondo.

Quando poi nel contare noi arriviamo a cento, passiamo gradatamente da sinistra a destra: e così il cento per uno designa la verginità, la quale raggiunge la dignità degli angeli, i quali sono a destra, cioè nella gloria, mentre noi siamo a sinistra, data l'imperfezione della vita presente.

Dimostrazione:

La continenza, alla quale corrisponde il frutto [ a. 3 ], eleva l'uomo a una certa spiritualità, col rigetto della vita carnale.

Perciò secondo il diverso grado di spiritualità raggiunto con la continenza si distinguono vari frutti.

C'è infatti una certa spiritualità necessaria e una certa spiritualità sovrabbondante.

Quella necessaria sta nel fatto che la rettitudine dello spirito non viene pervertita dai piaceri della carne; e ciò avviene quando uno fa uso di tali piaceri secondo il retto ordine della ragione.

E questa è la spiritualità dei coniugati.

La spiritualità è invece sovrabbondante quando uno si astiene del tutto da tali piaceri della carne, che soffocano lo spirito.

Il che però può attuarsi in due modi.

O in rapporto a qualsiasi tempo, passato, presente e futuro: e questa è la spiritualità dei vergini.

Oppure per un certo tempo: e questa è la spiritualità delle vedove.

Perciò a chi osserva la continenza coniugale è dato il frutto del trenta per uno, a chi osserva quella vedovile è dato il sessanta e a chi osserva quella verginale è dato il cento, per il motivo sopra indicato da S. Beda.

Però si potrebbe assegnare anche un altro motivo, partendo dalla natura stessa dei numeri suddetti.

Il trenta infatti deriva dalla moltiplicazione del tre per dieci.

Ora, come nota Aristotele [ De caelo 1,1 ], il tre è « il numero di ogni cosa », e contiene una certa perfezione comune a tutti gli esseri, cioè l'inizio, la metà e la fine.

È giusto quindi che il trenta venga attribuito ai coniugati, nei quali non si riscontra, oltre all'osservanza del Decalogo, che è indicato dal numero dieci, alcun'altra perfezione se non quella comune, senza della quale è impossibile la salvezza.

- Il sei invece, dalla cui moltiplicazione per dieci deriva il sessanta, deve la perfezione alle sue parti, poiché nasce dall'addizione di tutti i suoi divisori.

Perciò il sessanta ben si addice alla vedovanza, in cui si riscontra un perfetto distacco dai piaceri della carne rispetto a tutte le circostanze, che sono come le parti in cui si divide l'atto virtuoso: infatti il vedovo non fa uso dei piaceri carnali con nessuna persona, in nessun luogo e in nessuna delle altre circostanze.

Il che non si verificava nella continenza coniugale.

- Il cento poi ben corrisponde alla verginità, poiché il dieci, la cui moltiplicazione per se stesso dà il numero cento, è il limite dei numeri; e analogamente la verginità è il limite massimo della spiritualità, non potendosi aggiungere ad essa una spiritualità ulteriore.

Inoltre il cento, in quanto numero quadrato, possiede la perfezione della sua figura.

Infatti la figura quadrata è perfetta in quanto è uguale in tutte le sue parti, avendo uguali tutti i suoi lati.

Quindi si addice alla verginità, in cui si riscontra in modo uguale l'integrità rispetto a qualsiasi tempo.

Analisi delle obiezioni:

1. Nel testo citato i frutti non sono presi secondo l'accezione che ci interessa al presente.

2. Nulla obbliga a ritenere che i frutti siano un premio non conveniente a tutti coloro che si salvano.

Infatti è comune a tutti non solo il premio essenziale, ma anche qualche premio accidentale: quale ad es. la gioia di quelle opere buone senza le quali è impossibile salvarsi.

Però si può anche rispondere che i frutti non spettano a tutti i salvati, come appare evidente nel caso di coloro che si pentono in fin di vita dopo essere vissuti nell'incontinenza: infatti per costoro non c'è il frutto, ma solo il premio essenziale.

3. La distinzione dei frutti si desume più dalle specie e dalle figure dei numeri suddetti che dalle rispettive quantità.

Tuttavia anche in rapporto alle differenze di quantità si può trovare una qualche ragione.

Infatti chi è coniugato si astiene soltanto dalla donna non propria; la vedova invece sia dal proprio marito che da un estraneo: cosicché si riscontra una specie di raddoppiamento, come sessanta è il doppio di trenta.

Il cento poi aggiunge al sessanta il quaranta, che risulta dalla moltiplicazione del quattro per dieci.

Ora, il quattro è il primo dei numeri solidi e cubici.

Perciò tale addizione si addice alla verginità, che alla perfezione della vedovanza aggiunge la perpetua integrità.

4. Sebbene quella rappresentazione dei numeri derivi da un'istituzione umana, tuttavia si fonda in qualche modo sulla natura, poiché i numeri vengono designati gradatamente secondo l'ordine delle dita, delle articolazioni e dei contatti.

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