Supplemento alla III parte

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Articolo 8 - Se l'aureola sia dovuta a Cristo

Pare che l'aureola sia dovuta anche a Cristo.

Infatti:

1. L'aureola è dovuta alla verginità, al martirio e all'insegnamento.

Ma in Cristo queste tre prerogative esistettero in modo eccellente.

Quindi a lui l'aureola si addice più che a ogni altro.

2. Tutto ciò che di più perfetto si trova negli atti umani va attribuito a Cristo più che a chiunque altro.

Ora, il premio dell'aureola è dovuto ai meriti più eccellenti.

Quindi esso è dovuto anche a Cristo.

3. S. Cipriano [ De habitu virg. ] afferma che « la verginità porta l'immagine di Dio ».

Perciò l'esemplare della verginità è in Dio.

E così sembra che a Cristo, anche come Dio, sia dovuta l'aureola.

In contrario:

1. L'aureola, come si dice, è la gioia della conformità a Cristo.

Ora, nessuno viene a conformarsi o ad assomigliare a se stesso, come dice il Filosofo [ Met. 9,3 ].

Perciò l'aureola non è dovuta a Cristo.

2. Il premio dovuto a Cristo non fu mai suscettibile di aumento.

Ora, Cristo nell'istante del suo concepimento non ebbe l'aureola, poiché allora non aveva ancora combattuto.

Quindi non la ebbe mai neppure in seguito.

Dimostrazione:

Sull'argomento ci sono due opinioni.

Infatti alcuni affermano che in Cristo si riscontra l'aureola nel suo aspetto specifico, poiché in lui ci fu la lotta e la vittoria, e per conseguenza egli meritò una vera e propria corona.

Ma considerando meglio la cosa si vede che, sebbene a Cristo si addica propriamente la corona aurea, non gli si può tuttavia attribuire l'aureola.

Questa infatti, proprio in quanto espressa col diminutivo, implica qualcosa di partecipato che non è posseduto nella sua pienezza.

Perciò il possesso dell'aureola spetta a coloro in cui c'è una partecipazione alla perfezione della vittoria a imitazione di Cristo, nel quale si ha pienamente la vittoria perfetta.

Riscontrandosi quindi in Cristo l'essenza piena e principale della vittoria, in riferimento alla quale tutti gli altri sono costituiti vincitori, secondo le parole evangeliche [ Gv 16,33 ]: « Abbiate fiducia, io ho vinto il mondo », e quelle dell'Apocalisse [ Ap 5,5 ]: « Ecco, ha vinto il Leone della tribù di Giuda », ne consegue che a Cristo non compete l'aureola, ma qualcosa da cui tutte le aureole traggono la loro origine.

Da cui l'altra affermazione dell'Apocalisse [ Ap 3,21 ]: « Il vincitore lo farò sedere presso di me, sul mio trono, come io ho vinto e mi sono assiso presso il Padre mio sul suo trono ».

Per cui, secondo altri, si deve concludere che pur non riscontrandosi in Cristo ciò che ha l'aspetto proprio dell'aureola, vi si trova tuttavia qualcosa di più eccellente di ogni aureola.

Analisi delle obiezioni:

1. Cristo fu vergine, martire e dottore in modo verissimo.

Ma il premio accidentale corrispettivo a queste qualifiche in Cristo non aveva un qualche particolare rilievo in confronto alla grandezza del premio essenziale.

Per cui egli non ha l'aureola nel suo aspetto essenziale di aureola.

2. Sebbene l'aureola sia dovuta alle opere più perfette, tuttavia in quanto diminutivo significa una certa partecipazione alla perfezione di un altro che possiede tale perfezione nella sua pienezza.

E da questo lato essa implica una certa inferiorità, per cui non la si trova in Cristo, nel quale ogni perfezione si trova nella sua assoluta pienezza.

3. La verginità, pur avendo in qualche modo il suo modello in Dio, non trova tuttavia in lui un modello della stessa natura.

Poiché l'integrità o incorruzione che la verginità cerca di imitare non ha in Dio la stessa forma che in un vergine.

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