Supplemento alla III parte

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Articolo 5 - Se i dannati abbiano odio verso Dio

Pare che i dannati non abbiano odio verso Dio.

Infatti:

1. Come insegna Dionigi [ De div. nom. 4,10 ], il bene e il bello che è la causa di ogni bene e di ogni bellezza è amabile per tutti.

Ora, tale è appunto Dio.

Quindi nessuno può odiare Dio.

2. Nessuno può avere in odio la bontà stessa: come anche nessuno può desiderare la malizia in se stessa, poiché il male, come nota Dionigi [ ib., c. 32 ], è del tutto « involontario ».

Ma Dio è la stessa bontà.

Quindi nessuno può odiarlo.

In contrario:

Sta scritto [ Sal 74,23 ]: « Il tumulto dei tuoi avversari cresce senza fine ».

Dimostrazione:

I nostri affetti sono mossi dalla percezione del bene o del male.

Ora, noi possiamo percepire Dio in due modi: primo, in se stesso, come accade ai beati, che lo vedono per essenza; secondo, nei suoi effetti, come accade a noi e ai dannati.

Perciò egli in se stesso non può dispiacere ad alcuna volontà, essendo la bontà per essenza.

Chiunque perciò lo vede per essenza non può prenderlo in odio.

- Invece certi suoi effetti sono ripugnanti alla volontà, essendo in contrasto con certi desideri.

E sotto questo aspetto uno può odiare Dio: non in se stesso, ma a motivo dei suoi effetti.

Così dunque i dannati, percependo Dio in quell'effetto della sua giustizia che è il castigo, hanno odio verso di lui, come anche verso la sofferenza che subiscono.

Analisi delle obiezioni:

1. L'affermazione di Dionigi va riferita all'appetito naturale.

Questo però nei dannati viene pervertito dalle successive deliberazioni della volontà, come si è notato sopra [ a. 1, ad 1 ].

2. L'argomento varrebbe se i dannati vedessero Dio in se stesso, in quanto è buono per essenza.

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