Con un nuovo stile

Non è sufficiente ribadire che dare attuazione alla missione della Chiesa è un dovere di tutti.

Bisogna anche ricordare la necessità di assumere un nuovo stile nell'annuncio del Vangelo, che in sostanza è lo stile che Gesù stesso ci ha insegnato e di cui ci ha dato testimonianza.

Nella nostra diocesi grande è la tradizione, lasciataci in eredità dai nostri Santi, di un cristianesimo vissuto in modo significativo sul versante dell'attenzione dei più poveri e abbandonati.

Torino definita giustamente "Città della Carità" deve rimanere fedele al suo stile di apostolato, nel quale prevale l'attenzione alle persone e l'amore verso di esse.

La carità è la prima parola del Vangelo che la gente capisce e alla quale crede.

Si tratta, quindi, di tener presente anzitutto la dignità delle persone, alle quali è rivolta la nostra missione evangelizzatrice.

Questo comporta rispettare la libertà di ognuno, per cui "nessuno, in ambito religioso, deve essere forzato ad agire contro la sua coscienza" ( Redemptor Hominis 2 ).

La verità, infatti, deve essere proposta, non imposta.

Essa interpella la nostra libertà.

"La Chiesa propone, non impone nulla: rispetta le persone e le culture e si ferma davanti al sacrario della coscienza".

"L'atteggiamento missionario - ci ricorda ancora il Papa - comincia sempre con un senso di profonda stima di fronte a ciò che vi è in ogni uomo" ( Redemptor Hominis 12 ).

Questo vale oggi in modo particolare per quanto riguarda il dialogo con le altre religioni.

Anche nella nostra Torino dovremmo prestare, nel nostro impegno di annuncio, sempre più attenzione non solo al dialogo ecumenico, cioè con i fratelli di fede cristiana, che sta già procedendo positivamente con risultati di reciproca collaborazione nel cammino verso l'unità, ma anche al dialogo interreligioso, cioè con fratelli di religioni non cristiane, soprattutto con gli aderenti all'Islam.

Su questo versante è doveroso da parte nostra una maggior conoscenza dei problemi esistenti ed una più accurata preparazione per saper annunciare Gesù Cristo anche a questi nostri fratelli, i quali, arrivati dai loro paesi nel nostro territorio, non possono non avvertire la peculiarità del messaggio cristiano, che la nostra Chiesa ha ricevuto dal suo Signore e che deve essere sempre comunicato a tutti.