Che cosa ostacola l'azione missionaria della Chiesa

Il nostro impegno di annunciare il Vangelo ha sempre incontrato ostacoli, opposizioni, rifiuto e talvolta anche persecuzione.

Non dobbiamo stupirci di questo e tanto meno dobbiamo preoccuparci.

Gesù stesso ci ha avvertiti che questa sarà la sorte dei suoi discepoli: "Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.

Rallegratevi ed esultate perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.

Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi" ( Mt 5,11-12 ).

Questa constatazione però non ci dispensa dal prendere coscienza di alcuni specifici ostacoli che oggi rendono più difficile l'opera di evangelizzazione e la nostra azione pastorale in genere.

Li ricordiamo per una maggior conoscenza della realtà che abbiamo davanti, ma anche per tenerne conto nelle nostre scelte programmatiche e soprattutto per poter lavorare con quella serenità e fiducia che ci raccomanda Gesù: "Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me.

Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia, io ho vinto il mondo" ( Gv 16,33 ).

a) Incertezza nella fede e controtestimonianza

Il primo ostacolo di cui dobbiamo convincerci e rammaricarci non si trova all'esterno ma all'interno delle stesse nostre comunità cristiane.

Spesso la nostra fede non è sufficientemente fondata e motivata per cui ci portiamo dentro molti dubbi ed incertezze.

C'è una carenza sempre più vistosa di formazione e di spiritualità biblica.

È impressionante in alcuni casi la forte dissonanza tra fede e vita: ci si professa cristiani e nello stesso tempo ci si adagia su stili di vita chiaramente in contrasto con il Vangelo.

Molti, poi, riducono la loro vita di fede alla partecipazione saltuaria a qualche "pratica religiosa" mentre l'orientamento di fondo della loro esistenza va in tutt'altra direzione.

Le nostre controtestimonianze sono l'ostacolo più grande che noi mettiamo all'opera di Dio e questo anche a causa di una debole spiritualità e di una non sufficiente visibilità di vita di comunione tra cristiani, anche praticanti e frequentatori delle nostre parrocchie.

b) Il peccato

C'è poi il peccato, i peccati di tutti gli uomini, che pesano come fattore negativo nella storia, e i peccati dei credenti, soprattutto quando, senza alcuna remora, con i loro modi di pensare e con i loro comportamenti si allineano a quelle che possiamo chiamare "strutture di peccato", vere e proprie idolatrie del mondo, quali, ad esempio,

il profitto ad ogni costo,

il guadagno e non il dono,

il potere,

l'affermazione di sé senza scrupoli,

il successo,

il farsi largo nella vita schiacciando gli altri, soprattutto i più indifesi,

la ricerca del piacere in sostituzione dell'amore,

lo sfruttamento al posto della condivisione.

c) La cultura antievangelica

Un altro grande ostacolo all'azione missionaria della Chiesa è la diffusa cultura antievangelica.

Il modo di pensare della gente, le idee e i valori di riferimento non sempre prendono ispirazione dal Vangelo, ma dal mondo e da un neopaganesimo che sottilmente si sta radicando in tante persone.

L'adozione di criteri mondani di pensiero e di azione, molto favorita dai mass media e da un generalizzato costume sociale, finisce col portare molti su una strada che non è quella scelta da Cristo, il quale ci parla di croce, di umiltà, di povertà, di amore verso gli altri fatto di condivisione e di perdono.

d) L'opera del demonio

C'è infine da considerare attentamente come in opposizione alla missione della Chiesa ci sia sempre l'opera del demonio, che Gesù chiama "principe di questo mondo" ( Gv 12,31 ).

Il diavolo, cioè colui che ha come scopo della sua esistenza indurre l'uomo a separarsi da Dio, agisce con astuzia, camuffandosi molto spesso con parvenze di bene.

Dio è più forte di satana, per cui il male non vincerà, però Gesù ci avverte che con il demonio non è possibile scendere a compromessi, anche di piccola portata.

Con lui si deve essere categorici e non accettare confronto, seguendo l'esempio del Signore, che, volendo liberare un indemoniato, così si rivolge a satana: "Taci! Esci da quell'uomo" ( Mc 1,25 ).

Anche l'apostolo Paolo denuncia l'agire di satana che vorrebbe impedirgli la missione e l'evangelizzazione ( 2 Tm 2,18 ).

Dunque anche se non dobbiamo assecondare la tendenza, oggi abbastanza frequente, di chi vede il demonio dovunque, per cui nascono nelle persone problemi inutili e spesso nocivi o drammi spirituali, tuttavia sappiamo e facciamo esperienza che il male esiste, è una forza seducente che ci tenta, e per fare questo si serve di svariati metodi e strumenti.

Questa forza "personalizzata" nella Scrittura è chiamata demonio, diavolo, satana.

Proprio per questo il credente si attrezza per una più grande vigilanza, si difende con la corazza della Parola di Dio che sostiene la sua fede e ricorre alla preghiera e alla penitenza come condizioni necessarie per raggiungere un grande autocontrollo sul proprio mondo interiore.

Queste considerazioni realistiche su ciò che può ostacolare il nostro lavoro pastorale e renderlo più difficile e problematico non devono però indurci ad un atteggiamento pessimistico ad oltranza, perché l'amore che Dio porta alle sue creature non viene meno e continua ad operare in ciascuno di noi per offrirci perdono, riscatto e speranza.

Il cristiano, nonostante tutto, continua ad essere uomo di speranza perché ripone la sua fiducia non nei propri mezzi umani ma nell'amore infinito e fedele di Dio.

È proprio questo amore infinito di Dio che, anche oggi, mette nel cuore dell'uomo un forte bisogno di spiritualità, di silenzio e di preghiera;

apre i cuori alla condivisione con generose iniziative di volontariato attento a chi fa più fatica a vivere;

spinge le donne e gli uomini del nostro tempo ad incontrarsi per un arricchimento interiore della loro vita;

genera vocazioni alla vita consacrata…

Per questo, nonostante tutto, guardiamo avanti con fiducia perché l'opera di Dio iniziata in noi sarà gradualmente portata a compimento.