Il dialogo interreligioso

La crescente presenza nella nostra società di persone provenienti da diverse parti del mondo, portatori di culture e di fedi diverse, interpella le nostre comunità all'impegno di testimonianza di Cristo e al dovere della solidarietà e dell'accoglienza.

Il Piano Pastorale vorrà anche certamente favorire una maggiore attenzione ed una fraternità specifica nei confronti dei cristiani provenienti da altre Chiese del mondo, come segno ed espressione della dimensione pienamente cattolica della nostra fede, ma anche un ulteriore sviluppo nell'impegno a realizzare il dialogo e l'annuncio come aspetti essenziali della vita di fede.

Ascoltando San Paolo che ci dice: "È in Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità e voi avete in lui parte alla sua pienezza" ( Col 2,9-10 ), siamo chiamati a rinnovare le motivazioni profonde dell'evangelizzazione rivolta a tutti gli uomini e a tutte le culture e al contempo stimolati a diffondere nel mondo il fermento del dialogo e dell'accoglienza.

"In una società come la nostra, complessa e segnata da molteplici tensioni, la cultura dell'accoglienza chiede di coniugarsi con leggi e norme prudenti e lungimiranti, che permettano di valorizzare il positivo della mobilità umana, prevenendone le possibili manifestazioni negative.

Questo per far sì che ogni persona sia effettivamente rispettata ed accolta.

Ancor più nell'epoca della globalizzazione, la Chiesa ha una precisa proposta: operare perché questo nostro mondo, del quale si suole a volte parlare come di un "villaggio globale", sia davvero più unito, più solidale, più accogliente" ( Giovanni Paolo II, Messaggio per il Giubileo dei Migranti, 3 ).

In questo contesto, dunque, si colloca il nostro impegno nell'ecumenismo tra cristiani e nel dialogo interreligioso con i non cristiani, perché mai dobbiamo dimenticare che a tutti, con rispetto e delicatezza, dobbiamo annunciare Gesù Cristo, unico Salvatore.