Il ruolo del laicato e la pastorale d'ambiente

Una prospettiva particolare che il Piano Pastorale certamente apre è quella che riguarda una nuova stagione del ruolo di grande responsabilità dei laici e delle loro aggregazioni, che ora li fa agire da protagonisti sia nella Chiesa che nel mondo.

Come insegna il Concilio Vaticano II "per loro vocazione è proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio.

Vivono nel secolo, cioè implicati in tutti i diversi doveri e lavori del mondo e nelle ordinarie condizioni della vita familiare e sociale, di cui la loro esistenza è come intessuta.

Ivi sono da Dio chiamati a contribuire, quasi dall'interno, a modo di fermento, alla santificazione del mondo" ( Lumen Gentium 31 ).

Ma anche nella vita delle comunità ecclesiali i fedeli laici sono chiamati ad assumersi, con generosità, la loro parte di responsabilità contribuendo, nella diversità dei servizi e dei ministeri, all'edificazione della Chiesa e al suo impegno missionario di evangelizzazione.

In questo lavoro missionario, nel quale i laici dovranno avere una grande visibilità e responsabilità, attendo con fiducia di vedere i giovani svolgere un ruolo di protagonisti.

La loro fantasia, il loro entusiasmo, la loro sete di verità e di risposte di senso non potranno non essere una forza straordinaria per far crescere la vitalità pastorale delle nostre comunità, a condizione che si riesca a dar loro spazio e fiducia, seguendoli con amore soprannaturale, incoraggiandoli e sostenendoli molto sul versante delle scelte fondamentali di vita, specialmente a livello vocazionale.

Il progetto di Dio su di loro deve diventare oggetto di attento discernimento per aiutarli a dare risposte positive e generose soprattutto quando ci fosse una chiamata al sacerdozio o alla vita consacrata.

Le Missioni, che il Piano Pastorale prevede, comportano necessariamente un maggiore riconoscimento del ruolo dei laici e un'offerta adeguata di formazione nei loro confronti, attenta alle molteplici caratteristiche della loro specifica vocazione.

In particolare vale la pena sottolineare l'importanza del rilancio, in chiave missionaria, della pastorale d'ambiente come momento importante della più ampia azione evangelizzatrice della Chiesa e come compito peculiare dei laici e delle loro aggregazioni.

Infatti la priorità data alle comunità parrocchiali in questo impegno missionario previsto dal Piano Pastorale diocesano non significa l'emarginazione delle aggregazioni laicali o di altre realtà ecclesiali.

Rivolgo invece un pressante invito proprio ad esse di orientarsi sempre più verso una maturazione di scelte comuni che, superando ogni residuo di eventuali difficoltà, stimolino l'attuazione di un'autentica collaborazione pastorale in grado di coniugare specificità e unità, carisma e istituzione, in un nuovo modello di interazione reciproca e di riconoscimento del valore di tutti.

Ognuno, infatti, ha un suo dono da portare.

Che nessuno manchi in questa solenne convocazione di tutta la nostra comunità diocesana.

Ho la convinzione fondamentale che ogni slancio missionario è sempre stato sostenuto da un cammino comune di conversione attraverso un processo di miglioramento della qualità della nostra vita spirituale e del nostro approfondimento teologico.

Per questo bisogna prestare maggiore attenzione ai segni dello Spirito che già opera nella nostra Chiesa per il suo rinnovamento missionario.

Dobbiamo dunque prendere in considerazione e discernere con sapienza le tante esperienze ricche e valide di evangelizzazione, dentro e fuori le parrocchie, che già esistono, con sovrabbondanza di doni, nella nostra Chiesa torinese.