Mi sta a cuore la vostra serenità

Ho già avuto modo di sottolineare, all'inizio di questa Lettera, come i nostri sacerdoti stiano dando un commovente esempio di impegno spirituale e di straordinaria generosità nel lavoro pastorale.

Il nostro è davvero un Presbiterio di qualità per zelo nei confronti della causa del Vangelo e per un'ininterrotta tradizione di carità verso tutti, soprattutto poveri ed emarginati.

Ma il numero si sta assottigliando sempre più e l'età media del clero si innalza ogni anno.

La scarsità di vocazioni sacerdotali rende sempre più difficile il ricambio, per cui sacerdoti ormai avanti negli anni stanno ancora lodevolmente al loro posto di lavoro pastorale.

Di questo li devo veramente ringraziare.

Ma la proposta di questo lavoro previsto dal Piano Pastorale non finirà forse col gravare eccessivamente sulle spalle del nostro clero, soprattutto su quello più anziano?

Ecco perché a questo punto desidero offrire a tutti, ma specialmente ai sacerdoti, alcune considerazioni rasserenanti.

a) Un aiuto concreto

Il Piano Pastorale diocesano non vuole creare un peso in più, ma offrire un vero aiuto alla pastorale ordinaria delle parrocchie.

Questo Piano è stato pensato come un sostegno sincero e molto concreto che il Vescovo e i suoi collaboratori vogliono offrire ai Parroci, ai Viceparroci e a tutti coloro che, a vario titolo, come diaconi, religiosi/e ed operatori pastorali, lavorano nelle parrocchie.

Con la presente proposta vorrei dare questo messaggio:

"Hai difficoltà nella tua pastorale con i ragazzi, con i giovani, con gli adulti, con gli anziani?

Non perderti d'animo. Tentiamo insieme qualche iniziativa straordinaria.

Colleghiamoci con le parrocchie vicine.

Facciamo qualche esperienza originale per vedere se qualcosa di nuovo può nascere anche nel cammino ordinario della tua comunità".

b) Una terapia d'urto

Il Piano Pastorale non prende il posto della pastorale ordinaria, che è insostituibile e che mai può essere interrotta.

Esso si pone come un tentativo di "zoomare", cioè di mettere in primo piano, un aspetto della pastorale ordinaria per tentare di darle un sussulto di vitalità e per offrirle una specie di "terapia d'urto".

c) Spunto e suggerimento

Il Piano Pastorale non risolverà tutti i nostri problemi, ma potrebbe offrirci qualche spunto nuovo, qualche suggerimento di maggior creatività pastorale, ed anche autentiche svolte nei metodi pastorali, se la sperimentazione ci offrirà elementi per giungere a decisioni innovative.

d) Una esperienza in contemporanea

Il Piano Pastorale mira inoltre, senza presunzione ma con fiducia, a compiere il "miracolo" di far esperimentare a tutto il Presbiterio la gioia di vivere "tutti insieme", contemporaneamente, la stessa esperienza straordinaria, e di sentirci, in questo modo, più credibili nella nostra testimonianza.

La diocesi attende di poter constatare che siamo capaci di dimostrare la nostra unità e sintonia di intenti.

In questo modo si potrà verificare che, quasi senza accorgerci, crescerà anche la vera comunione tra noi.

e) La pastorale del possibile

C'è ancora un aspetto che ritengo importante.

In questo lavoro, che a prima vista può sembrare sproporzionato alle forze in campo, per cui qualcuno potrebbe scoraggiarsi o spaventarsi già prima di cominciare, ad ognuno di noi è chiesto di fare "soltanto il possibile".

La "pastorale del possibile" non è una pastorale minimalista, per cui ci si accontenta di fare il minimo, ma una pastorale della "totalità", rapportata ovviamente all'età, alla salute, ai doni e alle possibilità concrete delle persone.

È sapienza evangelica sedersi e valutare prima di costruire una torre se si hanno i mezzi per portarla a compimento ( Lc 16,28 ).

È frustrante programmare la scalata del Monte Bianco se non si hanno le forze per arrivare nemmeno sulla cima di una collina.

Quando uno fa con sincerità tutto quello che può ha dimostrato al Signore e alla Chiesa la totalità del suo amore.

La pastorale del possibile:

- è garanzia di "fedeltà", perché davanti a Dio e alla propria coscienza tutto quello che si riesce a fare lo si fa con generosità;

- è garanzia di "serenità", perché si dà fiducia non a quello che riusciamo a fare noi, ma all'opera di Dio che agisce nelle coscienze di tutti;

- è garanzia di "speranza" in molte energie latenti e sconosciute che ci sono nei sacerdoti ed in tante altre persone che anche in questa iniziativa straordinaria si sentiranno chiamate ad un di più nella loro collaborazione.

Questo mio invito alla serenità, che nasce dall'idea di una "pastorale del possibile" a cui siamo chiamati, non deve farci dimenticare l'importanza di curare il contatto diretto con le persone e il saper stare con la gente per ascoltarla e condividerne i problemi.

Dedicarsi a questo non significa "perdita di tempo" ma testimoniare una capacità di rapportarsi con gli altri secondo lo stile di Gesù.

f) Continuare l'opera iniziata

Dobbiamo prendere coscienza che siamo già tutti al lavoro, abbiamo già da tempo messo mano all'aratro.

E questa è una vera grazia per la nostra Chiesa.

Si tratta di non fermarci e di non voltarci indietro.

Ora la mia chiamata è per lavorare "insieme" in un "unico progetto" sotto la guida del "Pastore grande delle pecore" ( Eb 13,20 ), che è il Signore Gesù.

Abbiamo tutti bisogno di un supplemento di ottimismo e di fiducia, perché l'opera e lo stile di Dio è "altro" rispetto al nostro efficientismo pastorale.

Confortiamoci con questo messaggio di Paolo: "Poiché infatti nel disegno sapiente di Dio il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione" ( 1 Cor 1,21 ).

Quanta serenità ci danno queste parole!

Infatti di fronte ai grandi mezzi di comunicazione, che oggi il mondo possiede, che cos'è mai la nostra predicazione?

Non è stoltezza presumere col nostro annuncio di riuscire a toccare il cuore della gente?

Invece proprio questa è stata la scelta di Dio: "Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio" ( 1 Cor 1,27-29 ).

È il Signore che agisce nella storia per salvare gli uomini.

Egli ha voluto associare anche noi in questo suo progetto, ha richiesto la nostra opera come collaborazione, ma riservando a sé il primato e il merito.

Tutto questo ci dà grande pace ed immensa gioia.

Siano rese grazie a quel Dio che anche oggi vuol servirsi di noi per portare la salvezza agli uomini del nostro tempo.