Il senso del peccato nel nostro tempo

Scheda N° 33

Qual è il senso del peccato nel nostro tempo?

In un'inchiesta pubblicata da un diffuso periodico, leggiamo questi risultati.

Il 90,5% degli intervistati ritiene peccato mortale l'omicidio, il 61,4% il furto.

Sarebbero invece peccati veniali l'invidia (51,9%), la falsità (49,9%), l'egoismo (48,3%), la libertà sessuale (34,6%).

Questi dati, da considerare con la dovuta prudenza, evidenziano però la mentalità corrente di fronte al peccato.

Oggi si tende a contrapporre i peccato contro il dominio di sé (per es. la libertà sessuale) a quelli contro il prossimo (per es. omicidio, furto …), considerando veri peccati solo questi ultimi.

L'errore di fondo consiste nel contrapporre questi due tipi di peccati, mentre la Parola di Dio unisce la dimensione del dominio di sé e quella della carità.

La finalità ultima è di poter condurre un'esistenza "piena di decoro", cioè integra in tutte le sue relazioni, sia verso se stessi, sia verso gli altri ( cfr. 1 Ts 4,3-12 ).

Come attenuante si dice: "Non fanno male a nessuno".

Si dimentica però che c'è una "solidarietà" tra tutti i peccati.

Ognuno di essi contagia e inquina l'ambiente morale.

Nel Talmud si legge un apologo che esplicita il danno che ogni peccato reca al prossimo:

"Alcune persone si trovavano a bordo di una barca.

Una di esse prese un trapano e cominciò a fare un buco sotto di sé.

Gli altri passeggeri, vedendo, gli disserro: - Che fai?

- Egli rispose: - Che cosa importa a voi?

Non sto forse facendo un buco sotto il mio sedile?

Ma essi replicarono: - Sì, ma l'acqua entrerà e ci annegherà tutti!".

Ogni peccato personale rende inquinato l'ambiente.

Chi non ha padronanza di sé non potrà offrire garanzie per un dono di sé in un impegno di giustizia, pace e solidarietà.

Da dove deriva questo diminuito senso del peccato?

Giovanni Paolo II nella sua esortazione "Reconciliatio et paenitentia" ( 1984 ) elenca alcuni dei principali motivi.

1. Innanzitutto il senso del peccato viene meno poiché manca il senso dell'offesa a Dio.

In un mondo secolarizzato la sua presenza non è più ritenuta rilevante per le decisioni e l'agire dell'uomo.

2. In base ad alcune affermazioni della psicologia emerge la preoccupazione di non mettere limiti alla libertà dell'uomo.

In questo modo la persona è portata a non riconoscere le proprie mancanze.

3. Si nega che esistano atti sempre illeciti.

Non esisterebbero delle norme assolute che proibiscono, per esempio, di uccidere, di commettere adulterio …

4. Si riduce il senso del peccato al morboso senso di colpa affidato esclusivamente alla competenza della psicanalisi.

L'affievolirsi del senso del peccato instaura nell'uomo una tristezza profonda.

Egli non vuole credere che Dio si occupi di lui, lo conosca, lo ami, lo guardi, gli sia vicino.

Questa solitudine genera delle paure che assumono forme di psicosi collettive:

angoscia per il vuoto dell'esistenza, per le conseguenze della potenza tecnologica e per le grandi malattie che distruggono l'uomo.

" Non abbiate paura del mistero di Dio;

non abbiate paura del suo amore; e

non abbiate paura della debolezza

dell'uomo né della sua grandezza!

L'uomo non cessa di essere grande

neppure nella sua debolezza "

( Giovanni Paolo II )