Il catechista uomo della parola

Capitolo 6

Ciò che qualifica il Catechista non è soltanto la testimonianza di vita ( a cui sono chiamati tutti i cristiani), ma il servizio della parola, con la quale trasmette il messaggio di Cristo.

Certo, sarebbe assurdo parlare di Cristo senza vivere di lui;

ma essere Catechista è qualcosa di più che solo vivere: è anche parlare, comunicare.

Molti Catechisti si sentono desiderosi di comunicare ad altri la fede che vivono intensamente, ma trovano difficoltà ad esprimersi.

È importante perciò conoscere le leggi della comunicazione.

Il Vangelo ci aiuta in questo.

Non appena cominciò a predicare, Gesù attirò a sé una gran folla:

lo seguivano di villaggio in villaggio, per più giorni lo ascoltavano senza stancarsi, al punto che gli apostoli non avevano più tempo di mangiare. ( Cfr. Mc 6,31 )

Nessuno ha mai parlato come costui!

Gesù ha saputo comunicare con tutti, con le grandi folle e con le singole persone:

Nicodemo lo va a cercare di notte, ( Gv 3,1-15 ) a peccatrice affronta gli occhi indiscreti dei benpensanti, per andare ai piedi di lui, ( Mt 26,6-13 ) un gruppo di Greci chiedono a Filippo di conoscere Gesù; ( Gv 12,20-22 )

altri, affascinati, gli dicono: "Ti seguirò, dovunque tu vada". ( Lc 9,57 )

I suoi stessi silenzi sono comunicativi: "Mentre ancora Pietro parlava, il gallo cantò.

E il Signore si voltò e lo guardò (…) e Pietro si allontanò di lì e pianse amaramente". ( Lc 22,61 )

Con Zaccheo si limitò a farsi invitare a tavola. ( Lc 19,1-10 )

Il pianto sulla tomba di Lazzaro creò un immediato legame con tutti i presenti. ( Gv 11 )

Anche con i gesti, con i comportamenti Gesù comunica:

cacciando i venditori dal tempio, ( Mt 21,12-13 ) lavando i piedi agli apostoli, ( Gv 13,4ss ) scrivendo per terra davanti agli accusatori dell'adultera, ( Gv 8,2ss ) abbracciando i bambini, ( Mc 10,13-16 ) mangiando con i peccatori. ( Mt 9,10 )

Gesù comunicava con persone di ogni condizione, con i poveri e i malati soprattutto, ma anche con i ricchi quando si offriva l'occasione;

con gli sposi nel giorno delle nozze. ( Gv 2 )

Comunicava con l'uomo così com'è.

Non vi è nessuna persona che abbia paura di avvicinarlo.

Una sua parola è sufficiente per entrare nel profondo del cuore e cambiare una vita:

non sono comunicazioni superficiali.

"Matteo, vieni con me". ( Mc 2,14 )

"Maria!". "Maestro mio!". ( Gv 20,16 )

"Donna, questo ora è tuo figlio". "Questa ora è tua madre". ( Gv 19,26 )

Gesù comunica con tutta la sua persona: con le mani (impose le mani e li guarì), con gli occhi ( guardandolo lo amò ), con il suo pianto, con i suoi gesti ( lo conobbero nello spezzare del pane ).

Gesù comunica la sua divinità con tutta la sua umanità.

Vedendo Gesù Uomo, incontrano Dio. Gesù non solo sa comunicare con gli altri, ma è la comunicazione stessa: Parola di Dio fatta carne, fatta vita.

La sua stessa morte in croce porta i segni della sua divinità:

"Quest'uomo era veramente figlio di Dio". ( Mc 15,39 )

"Ricordati di me quando sarai nel tuo regno". ( Lc 23,42 )

"Guarderanno a colui che hanno trafitto". ( Gv 19,37 )

Il segreto della grande comunicatività di Gesù sta in questo:

"Io e il Padre siamo una cosa sola". ( Gv 10,30 )

Il Catechista sa comunicare con gli uomini, nella misura in cui è unito a Cristo.

Una continua conversione.

Anima di questa conversione è l'amore per Gesù, e l'amore per gli uomini come Gesù li ha amati.

È questo amore che fa sentire al Catechista l'esigenza di approfondire la conoscenza degli uomini attraverso lo studio della psicologia, della sociologia e della pedagogia.

Ogni età dell'uomo ha il suo proprio significato in se stessa e la sua propria funzione per il raggiungimento della maturità. (…)

Errori e inadempienze, verificatisi a una certa età, hanno talora conseguenze molto rilevanti per la personalità dell'uomo e del cristiano.

Pertanto, in ogni arco di età i cristiani devono potersi accostare a tutto il messaggio rivelato, secondo forme e prospettive appropriate.22

L'attenzione che il Catechista rivolge all'uomo non riguarda soltanto l'individuo, ma abbraccia tutti i suoi rapporti con la società.

Ciascuno cresce e si forma in un contesto sociale, in varie comunità e gruppi, che contribuiscono al suo sviluppo.23

Il Catechista riesce a fare una sintesi vitale di ciò che ha appreso dalle scienze dell'uomo (psicologia, sociologia, …) se le pone a servizio di un buon metodo Catechistico.

Il Rinnovamento della catechesi ne parla ampiamente nel capitolo IX, dove afferma che la fondamentale legge del metodo Catechistico è la doppia fedeltà a Dio e all'uomo.

Il metodo va così ben assimilato da identificarsi quasi con la personalità del Catechista.

All'interno di questa scienza (metodologia), come del resto della stessa esperienza pastorale, si trova un sapiente principio: quello della responsabilità e della competenza ultima dell'educatore, della sua intelligente capacità inventiva. (…)

L'azione educativa rimane sua, inconfondibile, viva, quasi creatrice.

Può essere modesta e umile; se sorretta dalla carità, essa è sempre feconda.24

Per la riflessione dei Catechisti

- La prima legge della comunicazione è l'amore:

amo veramente le persone che sono chiamato a evangelizzare?

Che posto occupano nelle mie preoccupazioni? Nei miei programmi?

- Sto a contatto delle persone per capirle e scoprire le profonde vie di una comunicazione interiore?

- Mi sento interessato a tutti i problemi che interessano la gente?

Cerco di immedesimarmi nei fatti che formano il tessuto quotidiano della loro vita?

- Ho acquisito le conoscenze fondamentali di psicologia, sociologia, pedagogia, didattica?

Sono riuscito a costruirmi un buon metodo Catechistico?

- Cerco di realizzare nella catechesi la fedeltà a Dio (lasciare posto alla sua azione, assimilare la sua pedagogia) e la fedeltà all'uomo (dare spazio alla libertà, stimolare la creatività, educare al senso sociale…)?


22 RdC 134
23 RdC 140
24 Rdc 181