1 Giovanni

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Introduzione

Contenuti

Un autorevole esponente della Chiesa delle origini attinge alla propria esperienza di vita, trascorsa con Gesù, per insegnare ai suoi cristiani le condizioni da osservare per avere la comunione con Dio e la gioia.

Dio è luce, è giusto, è amore; da queste caratteristiche derivano i dettami riguardanti la vita concreta: occorre evitare il peccato, vivere la retta fede, praticare il comandamento dell'amore.

L'insegnamento mette in guardia contro dottrine erronee, sia nei confronti della fede sia nei confronti del comportamento pratico.

L'adesione al mistero di Gesù, Cristo e Figlio di Dio incarnato, insieme al riconoscimento dell'universale condizione di peccato, rende partecipi della salvezza che Dio offre ai "figlioli" ( 2,1.12.18 ), attraverso l'invio del suo Figlio.

Schema

Testimoni di Gesù ( 1,1-4 )

Dio è luce ( 1,5-2,29 )

Dio è giusto ( 3,1-4,6 )

Dio è amore ( 4,7-5,17 )

Conclusione ( 5,18-21 ).

Caratteristiche

Questa lettera non riporta né il nome dell'autore né quello dei destinatari e non contiene neppure il saluto iniziale o finale, pur supponendo una cerchia di interlocutori.

Si è parlato di omelia, o di trattato teologico, oppure di una esortazione.

In realtà l'autore scrive un'opera parzialmente epistolare per trattare i problemi sorti nell'ambiente dei suoi lettori, alternando istruzioni ed esortazioni.

Il linguaggio ha forti somiglianze con quello del vangelo di Giovanni.

In particolare, ricorre sovente a uno schema dualistico, nel quale si contrappongono coloro che sono nati da Dio, i "figli della luce", a coloro che non lo sono, i "figli delle tenebre".

È usata con rilievo la terminologia di verità, conoscenza ( e riconoscimento ), visione.

Questo linguaggio si adegua a un ambiente in cui si stava diffondendo un modo nuovo di pensare e di parlare, che sarebbe poi sfociato in correnti ereticali di carattere cristologico ( in particolare il docetismo e lo gnosticismo ) e di carattere morale ( ritenersi immuni da ogni peccato: 1,8-10 ).

Origine

L'autore della lettera non dichiara mai il proprio nome.

La tradizione antica e le caratteristiche del pensiero e dell'insegnamento dello scritto attestano l'identità di questo autore con l'autore del vangelo di Giovanni: se non è il figlio di Zebedeo, deve trattarsi di persona a lui assai vicina.

È quindi lecito parlare di un autentico scritto "giovanneo".

Il confronto della lettera con il quarto vangelo fa pensare che probabilmente ( ma la cosa è discussa ) sia stato scritto prima il vangelo e che la lettera applichi l'esempio e l'insegnamento di Gesù alla situazione delle comunità cristiane contemporanee, nell'area soprattutto dell'Asia Minore, in particolare di quella efesina.

Il tempo di composizione dello scritto sarebbe allora di poco posteriore a quello del vangelo: negli ultimi anni del primo secolo.

Commento di Giovanni Saldarini

Nell'epistolario apostolico sono raccolte tre lettere attribuite a S. Giovanni, autore del quarto Vangelo; e in realtà esse presentano intime somiglianze sia tra loro che con il Vangelo.

Stile, ricorrenze di certi temi, vocabolario, tutto prova una stretta parentela fra le tre lettere; l'autore dev'essere, quindi, unico e va identificato col quarto evangelista.

Dati interni e antichissime testimonianze della tradizione della Chiesa lo dimostrano.

Mentre però la prima lettera è stata accolta dovunque con eguale favore, le altre due letterine hanno lasciato non pochi perplessi sulla loro canonicità.

La cosa è, del resto, spiegabilissima a causa della brevità e del carattere strettamente privato delle lettere e del fatto che il mittente si qualifica « il presbitero », come l'autore dell'Apocalisse, guardato allora con sospetto nel mondo greco.

I dubbi spariscono, comunque, già alla fine del sec. V.

Oggi, la critica si pronuncia in favore dell'autenticità giovannea dei due biglietti.

Invero a volerla mettere in discussione si incapperebbe in due problemi insolubili: Come han potuto imporsi alle comunità cristiane due scritti senza particolare importanza se non provenivano da un autore illustre?

Quale motivo potrebbe aver spinto un anonimo ad attribuire a Giovanni testi cosi umili?

La seconda e terza lettera, brevissime, hanno una chiara forma epistolare con indirizzo, firma e saluti.

Queste formule mancano invece nella prima, che si presenta piuttosto come un'omelia per istruire lettori, coi quali l'autore è in confidenza e intimità; ed ha tutta l'aria di essere una prefazione al quarto Vangelo.

Della prima lettera, mancando allusioni personali, non è affatto facile precisare i destinatari.

Possiamo pensare però alle sette Chiese, ricordate in Ap 1,4-3,22 e ad altre comunità dell'Asia minore, minacciate dalle prime eresie.

Generalmente si ritiene che la lettera sia stata composta dopo il Vangelo, che viene supposto già noto; sarebbe stata scritta, perciò, approssimativamente, tra gli anni 96 e 100.

Il luogo d'origine deve ricercarsi nell'ambiente in cui si sviluppava l'attività dell'apostolo negli ultimi suoi anni, e cioè Efeso, capitale della provincia romana detta Asia ( At 16,6 ).

Forse si deve all'ispirazione mistica la forma di svolgimento che si può dire concentrica, propria dello stile di questa prima lettera.

Lo scopo è indicato espressamente nei primi versetti ( 1 Gv 1,1-4 ): Giovanni vuoi mettere a parte i fedeli della sua profonda esperienza religiosa.

Di fatto, in questa lettera si trovano raccolti i dati fondamentali del dogma, della morale e della mistica cristiana, come li visse colui che fu intimo di Gesù e prediletto dal Maestro.

La seconda lettera e indirizzata a « una eletta signora », che con probabilità sta ad indicare una Chiesa, o - mancando l'articolo - a comunità di fedeli, verosimilmente dell'Asia minore, minacciate dalla propaganda di falsi dottori.

Era un preambolo « con carta ed inchiostro » a una preannunciata visita dell'apostolo.

La terza lettera è diretta ad un certo Gaio, membro fervente d'una Chiesa dell'Asia minore, a cui già era stata indirizzata una lettera rimasta senza frutto ( forse la seconda di Giovanni? ), per le invadenze di un certo Diotrefe, che vi ambiva il primato.

Altri esegeti, però, ritengono che questa terza lettera sia in realtà la prima in ordine di composizione, anteriore cioè alla secessione degli anticristi, di cui è questione nelle altre due e che sembra qui non essere ancora avvenuta.

Conferenze

Don Federico Tartaglia

Prima lettera di Giovanni

Card. Gianfranco Ravasi

Dio è luce e amore, prima lettera di Giovanni

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