Crociata della sofferenza  

B218-A10

Anno XVIII - Lettera N. 71 - Gennaio 1981

« Il Signore, il Signore Dio di tenerezza e di grazia lento all'ira e ricco dì misericordia e di fedeltà » ( Es 34,6 ).

Fratelli,

la nuova Enciclica che Sua Santità Giovanni Paolo II ha rivolto al mondo, ha un significativo titolo: « Ricco di misericordia ».

Essa si riallaccia alla precedente che ci presentava Gesù « Redentore dell'uomo » e ne continua la tematica che è incentrata ancora sull'uomo, fatto oggetto dalla bontà di Dio di « redenzione " e di « misericordia ".

Il Papa, partendo dall'uomo e dalla sua situazione considerata nei suoi vari aspetti, riflette su di lui la luce e la forza che vengono da Dio ed invita l'uomo a sollevare il capo, nella fiducia e nella speranza.

Quasi sollecita l'uomo a ritrovare nelle manifestazioni dell'amore di Dio che redime e usa misericordia, un nuovo slancio di amore verso Dio, a ripensare alla sua situazione di figliol prodigo per scoprirvi, proprio in queste condizioni, un valido motivo perché Dio mandi il suo Figlio Unigenito a redimerlo, e si chini su di lui con la ricchezza della sua misericordia.

Ci viene ricordato, in queste Encicliche, il grande mistero dell'Amore di Dio che è Padre e che diventa Fratello in Gesù, e in questa considerazione lo sguardo si volge a quell'azione misteriosa e sublime dello Spirito Santo che, mandato dal Padre nel nome di Gesù, continua ad « insegnarci ogni cosa e a ricordarci tutto ciò che Gesù ci ha detto » ( Gv 14,26 ).

Per cui ci pare che la trilogia di « Gesù Redentore dell'uomo », di Dio " Ricco di misericordia », si completi con la visione del « Consolatore che rimane con noi per sempre » ( Gv 14,16 ).

Cari fratelli e sorelle, dobbiamo pensare a queste grandi e consolanti verità che il Papa ci propone per ritrovare motivo di vita e di vita serena.

Che queste verità debbano essere rinnovate nel pensiero dell'uomo moderno « lo esigono le invocazioni di tanti cuori umani, le loro sofferenze e speranze, le loro angosce ed attese » ( Dives in misericordia, 1 ).

Noi tutti abbiamo bisogno di credere nella verità che Dio è Padre delle misericordie per poterlo « vedere » particolarmente vicino all'uomo, « soprattutto quando soffre, quando viene minacciato nel nucleo stesso della sua esistenza e della sua dignità ».

« Cristo non ha forse detto che il nostro Padre, il quale "vede nel segreto" attende, si direbbe, continuamente che noi, richiamandoci a lui in ogni necessità, sentiamo sempre il suo mistero: il mistero del Padre e del suo amore? » ( Dives, 2 ).

Alla luce di questo pensiero, dopo altre considerazioni, il Papa si sofferma ad illustrare la mirabile parabola del figlioL prodigo, in cui ognuno si sente identificato.

Come lui, ognuno è nella « necessità », è « lontano », ma nel fondo del cuore, pur sovverchiato da miserie e da dolore, come pensiero insistente c'è il richiamo di un Padre che ama e che è ricco di misericordia, di un Padre che è « fedele alla sua paternità, fedele a quell'amore ».

Il figlio ha potuto dimenticarsi per breve o lungo tempo di suo padre, il Padre non ha potuto dimenticare il figlio, e proprio quel figlio che più è lontano.

E quando il figlio, anche se costretto e mosso da necessità, accenna al ritorno, esplode la manifestazione del costante amore del Padre che tutto dimentica, che « commosso, gli corre incontro, gli si getta al collo e lo bacia ».

L'amore si trasforma in misericordia e oltrepassa la precisa norma della giustizia.

Al primo accenno di ripensamento da parte del figlio, non esiste più rapporto rigido di peccato e di pena, di colpa e di condanna.

É sufficiente un passo di ritorno perché l'amore valichi le esigenze della giustizia e si trasformi in forza di misericordia che « vince con il bene il male ».

In questa parabola è espressa « in modo semplice ma profonda la realtà della conversione ».

Ed è nel mistero pasquale della Passione e della Risurrezione di Gesù che si attua la misericordia di Dio capace di « giustificare l'uomo, di ristabilire la giustizia », perché è « per le sue piaghe che noi siamo stati guariti »: proprio in Lui, in Cristo, viene fatta giustizia del peccato a prezzo del suo sacrificio, della sua obbedienza « fino alla morte e alla morte in croce ».

« La croce è il più profondo chinarsi della Divinità sull'uomo e su ciò che l'uomo, specialmente nei momenti difficili e dolorosi, chiama il suo infelice destino.

La croce è come il tocco dell'eterno amore sulle ferite più dolorose dell'esistenza terrena dell'uomo, è il compimento sino alla fine del programma messianico … » che « consiste nella rivelazione dell'amore misericordioso verso i poveri, i sofferenti e i prigionieri, verso i non credenti, gli oppressi e i peccatori ».

« Nella croce la rivelazione dell'amore misericordioso raggiunge il suo culmine ».

Il fatto che Cristo è « risuscitato il terzo giorno, costituisce il segno finale della missione messianica, segno che corona l'intera rivelazione dell'amore misericordioso nel mondo soggetto al male ».

« Nella sua risurrezione Cristo ha rivelato il Dio dell'amore misericordioso proprio perché ha accettato la croce come via alla risurrezione ».

Considera, fratello e sorella, la tua grande dignità di persona fatta oggetto di tanta attenzione, di tanta considerazione, di tanta comprensione, di tanto amore, di tanta misericordia da parte del tuo Creatore che vuole da te essere chiamato « Padre ».

Rifletti su quanto Dio ha fatto e continua a fare della tua vita.

Alla visione di un periodo più o meno lungo di vita, accompagnato da sofferenze e da dolori più o meno frequenti e più o meno intensi, visione che ti lascia sovente avvilito, nella tristezza, nella disperazione forse, come il figliol prodigo nella sua profonda miseria, unisci il raggio di luce che ti può venire dal ricordare e dal pronunciare ancora il nome di « Padre »: « nella casa del Padre mio … ».

Sì, in ogni condizione tu possa trovarti c'è un Padre che, anche se ignorato per tanto tempo, ancora ti attende e che non ha mai cessato di pensare a te.

Accetta il suo amore che ti può sembrare talvolta esigente perché ti chiede delle rinunce, dei sacrifici, perché ti richiede la monotonia di lunghi giorni di sofferenza di cui non vedi la fine, perché ti richiede un coraggio che ti senti mancare nel l'affrontare difficoltà e contraddizioni di ogni genere.

E corrispondi a questo amore esigente, con la tua donazione, « infatti, colui che ama desidera donare se stesso ».

Dona al Padre te stesso e le tue sofferenze perché nella famiglia umana sempre più si conosca e si accetti l'amore misericordioso del Padre e sempre più numerosi siano gli uomini che « rientrano in se stessi, si alzano e vanno a parlare al Padre loro » ( Lc 15,17.18 ).

E Maria che « è colei che conosce più a fondo il mistero della misericordia divina, ne sa il prezzo e sa quanto esso sia grande », ci aiuti e ci illumini per meglio comprenderlo.

La chiamiamo « Madre della misericordia, Madonna della Misericordia, o Madre della Divina Misericordia ».

Essa è stata chiamata in modo speciale ad avvicinare agli uomini quell'amore, che Egli era venuto a rivelare.

« A questo amore misericordioso partecipa in modo singolare ed eccezionale il cuore di colei che fu Madre del Crocifisso e del Risorto, partecipa Maria che per il singolare tatto del suo cuore materno, per la sua particolare sensibilità » ha « una particolare idoneità a raggiungere tutti coloro che accettano più facilmente l'amore misericordioso da parte di una Madre ».

E ci insegni Lei a comprendere che nella nostra vita l'amore misericordioso che il Padre ci dimostra lo dobbiamo usare anche noi verso il nostro prossimo: esso « è sommamente indispensabile tra coloro che più sono vicini: tra i coniugi, tra i genitori e i figli, tra gli amici; esso è indispensabile nell'educazione e nella pastorale » ( Dives, 14 ).

Esso deve diventare « amore verso gli uomini, verso tutti gli uomini senza eccezione e divisione alcuna », deve desiderare « ogni vero bene per ciascuno di essi e per ogni comunità umana, per ogni famiglia, ogni nazione, ogni gruppo sociale, per i giovani, gli adulti, i genitori, gli anziani, gli ammalati, verso tutti senza eccezione ».

Apriamo, fratelli e sorelle, il cuore al grande Amore che ci circonda e ci chiama, apriamo il cuore all'amore che « bussa e verrà da noi, se gli apriamo, cenerà con noi e noi con lui », apriamo il cuore all'amore che si dona e, nella comprensione e nella partecipazione, sa diffondere attorno a sé un raggio dell'amore misericordioso del Padre ( Ap 3,20 ).

Intenzione generale per il prossimo trimestre

« Nel nome di Gesù Cristo crocifisso e risorto eleviamo la nostra voce e supplichiamo perché, in questa tappa della storia, si riveli ancora una volta quell'amore che è nel Padre e per opera del Figlio e dello Spirito Santo si dimostri presente nel mondo contemporaneo e più potente del male; più potente del peccato e della morte » ( Dives, 15 ).

Intenzioni particolari

Ricordiamo nelle nostre preghiere e nelle nostre offerte di sofferenze le seguenti intenzioni che ci sono state raccomandate:

- le vocazioni per l'apostolato educativo e per l'Unione Catechisti;

- le famiglie cristiane perché siano focolari santi in cui fioriscano vocazioni;

- le intenzioni degli iscritti: di Asti: F.T.B.; di Vercelli: O.T.S. per le sue sofferenze e per i figli; di Mantova: Z.N. e L.B. per due parenti ammalati; di Moconesi: A.C. per il fratello e la nipotina ammalati; di Torino: V.O.G., I.P., S.re S.G., C.F.A., C.G. per ottenere una grazia; di Vibo Valentia: F,G.. D.R.M. per la sua sistemazione, M.C., B.G. per la salute; di Inverno e Monteleone ( PV ): P.R.; di Genova: G.E. per un parente; di Catania: A.B., P.C., F.S., F.G, M.M., B.V., T.A. per il figlio, S.M. per la famiglia, M. e S.C. per i suoi cari; di Andria: D.S.S.; di Busto Arsizio: A.S.; di Casteirosso: S.M. ammalata e per la sua famiglia; di Salice Terme: G. e G. per la salute; di Windsor ( Canada ): S.A., M.F., Z.N. e tutte le altre intenzioni.

Ricordiamo nelle preghiere di suffragio:

- le anime buone di Fratel Giuseppe Gianuzzi, Fratel Giuliano Serra, Fratel Francesco Gherzi;

- l'anima santa della Signora Perino Domenica ved. Fonti, spentasi in tarda età dopo una vita di preghiera e di esemplare missione di Madre di famiglia;

- le anime buone degli iscritti V.G. di Licata, S.A. di Coggiola, Rachele Giamba di Vibo Valentia e quelle raccomandate da parenti: la moglie Vittoria di M.dr.C. di Torino, i parenti di G.R. di Marina di Andora, i parenti di C.A. di Mineo ( CT ), di S.M. di Casteirosso e di R.O.P. dì Trieste, il marito di R.M.V.C, di Chiavari, il figlio Giuseppe di G.S.R. di Messina, le anime del Purgatorio più bisognose raccomandate da P.B. di Alessano ( Lecce ) e C.R. di Torino e tutte le anime dei defunti della famiglia della Crociata della sofferenza.

Fate conoscere a persone particolarmente sofferenti nello spirito, la Crociata: è un'opera di apostolato anche questa.

Ricordiamo a questo proposito che la Crociata ha carattere esclusivamente spirituale: l'adesione non comporta nessun altro obbligo oltre quello della offerta settimanale delle sofferenze per le Vocazioni Sacerdotali e Religiose mediante la pratica della Adorazione a Gesù Crocifisso; inoltre richiede la recita di una « Ave Maria » per le intenzioni particolari raccomandate dal Centro.

É quindi un impegno da prendersi liberamente e coscientemente.

La Vergine Immacolata ci guidi a Gesù Crocifisso e Gesù viva sempre nei nostri cuori!

La Presidenza