Vivere la fede oggi

Indice

I. La odierna crisi religiosa

La Religione oggi

2. - Il nostro è un tempo di grandi e radicali trasformazioni che modificano rapidamente e profondamente abitudini di vita rimaste immutate per secoli.

In questo vertiginoso processo viene coinvolta anche la vita religiosa.

« Da un lato, un più acuto senso critico purifica la vita religiosa da ogni concezione magica del mondo e da sopravvivenze superstiziose ed esige sempre una adesione di fede personale e responsabile: numerosi sono perciò coloro che giungono ad un più profondo senso di Dio.

D'altro canto, però, moltitudini crescenti praticamente si staccano dalla religione.

A differenza dei tempi passati, negare Dio o la religione, o farne praticamente a meno, non è più un fatto insolito e individuale.

Oggi infatti non raramente viene presentato come esigenza del progresso scientifico o di un nuovo tipo di umanesimo ».5

La religione sembra diventare in tal modo un affare privato e individuale, quando non appare del tutto priva di significato e di valore, o viene addirittura rifiutata come dannosa alla crescita responsabile degli uomini e soffocante il loro desiderio di libertà assoluta.

Il pensiero e lo sforzo degli uomini si concentrano, sempre di più, nella città terrena e, sempre di meno, nella città celeste.

La religione non sembra corrispondere alle esigenze vitali degli uomini, intenti a costruirsi un'autonoma ed efficiente « città secolare ».

Dio è, per molti, assente o estraneo, mentre i segni della sua presenza vengono disattesi come inutili o incomprensibili.

La stessa parola « Dio », per alcuni, non evoca niente di preciso e di definito.

C'è chi pensa e scrive che l'umanità cammina verso un'era, nella quale Dio potrà dirsi « morto » nel cuore di molti uomini.

Non ci associamo, per la ferma speranza che abbiamo nella misericordia del Padre, a questi profeti di sventura; ma sappiamo bene che la religiosità, disancorata da una fede autentica illuminante e propulsiva, può degenerare in forme puramente esteriori, prive di significato vitale per l'uomo di oggi e tali da ostacolare, per molti, il vero incontro con Dio.

Avvertiamo, perciò, come credenti e come Vescovi, la nostra accresciuta responsabilità nella crisi religiosa, che sembra investire violentemente l'epoca nostra.

La crisi religiosa non risparmia l'Italia

3. - Anche in Italia molti cattolici vivono ormai questo momento di « crisi », con tutto ciò che di positivo e di negativo essa comporta.

A prima vista, è vero, si potrebbe avere l'impressione che il popolo italiano conservi intatto il patrimonio religioso tradizionale.

La nostra gente, quasi dovunque, continua a chiedere il battesimo, la comunione e la cresima per i propri figli, vuole celebrare il matrimonio in chiesa ed esige la sepoltura religiosa.

Ma quanti sono consapevoli degli impegni di vita cristiana, che questi riti sacri presuppongono e coinvolgono?

Le feste si rinnovano con puntualità e solennità, secondo antiche consuetudini: i segni religiosi sono ancora presenti e dominanti nel panorama di un popolo, che da circa due millenni si gloria del nome cristiano, ma si può sempre dire che tutto questo nasca da un profondo « senso religioso », da una autentica « fede » cristiana?

La « crisi », certo, non investe tutti allo stesso livello di consapevolezza.

Molti vivono la propria fede in una tale semplicità e serenità che, seppure talvolta può dubitarsi del suo grado di maturità, non può non essere considerata come una realtà altamente positiva.

Bisognerà, semmai, preoccuparsi che ad una graduale purificazione della fede si accompagni una sua più viva consapevolezza ed una sua maggiore limpidezza di espressioni: solo così, posta come è di fronte ad urti e aggressioni, che provengono dal contesto socioculturale in cui ogni credente è necessariamente inserito, potrà validamente resistere e crescere in profondità e vitalità.

D'altronde - e lo rileviamo con riconoscenza e gioia - accanto ai cristiani non sempre chiaramente consapevoli della loro fede, ve ne sono altri che si sforzano di viverla intensamente e proficuamente; e non soltanto sul piano d'una totale e generosa adesione, ma anche su quello di una consapevolezza raggiunta mediante una seria riflessione teologica.

Questa maturazione della fede, è vero, non di rado è accompagnata da profondo travaglio, da momenti di esitazione e perfino di sbandamento.

Tuttavia essa testimonia la vitalità del messaggio cristiano, la sua capacità di misurarsi col mondo contemporaneo e di offrire agli uomini d'oggi la risposta ai loro interrogativi più profondi e inquietanti.

4. - Se valutiamo, perciò, con serenità la nostra epoca, non possiamo nasconderci, accanto a segni positivi, aspetti ambigui e negativi: ignorarli o sminuirli significherebbe, oltretutto, precludersi la possibilità di superarli.

Non è difficile, ad esempio, avvertire lo svuotamento graduale di una certa religiosità sotto l'influsso non soltanto di una visione scientifica del mondo, ma anche sotto la pressione di nuovi modelli di comportamento sociale.

Le espressioni religiose di una parte notevole del nostro popolo sembrano nascere da una fede non sufficientemente conosciuta e motivata: e ciò può indurre a forme sentimentali o superficiali, avulse dal vivere quotidiano e troppo fragili per resistere all'urto di una visione materialistica o edonistica della vita.

Se il fenomeno ora accennato si riscontra prevalentemente in alcuni strati più umili del popolo, un altro, e più grave, si osserva negli strati più progrediti sul piano sociale e culturale.

I movimenti di idee, il progresso tecnologico, la espansione dei consumi, la mobilità migratoria e turistica, l'urbanizzazione crescente e caotica con le conseguenti enormi difficoltà d'integrazione comunitaria, l'aggressione della pubblicità, l'instabilità politica, economica e sociale, con tutti i problemi connessi, concorrono ad acuire la lacerazione interiore, ancor più sensibile negli uomini di cultura.

In questo quadro la carenza di una fede, cosciente e robusta, favorisce il dissolversi della religiosità, sino ad una rottura totale con la pratica religiosa.

Questo doloroso fenomeno è percepibile soprattutto nei giovani.

Delusi dalla testimonianza, spesso negativa o ambigua, delle generazioni adulte sia nella vita pubblica che nella vita privata, debolmente plasmati alla mentalità di fede nella fanciullezza e nell'adolescenza, abbandonati ad incaute esperienze per il disimpegno educativo e morale di parecchie famiglie, provvisti sempre più abbondantemente di mezzi di evasione, strumentalizzati non di rado da movimenti eversivi palesi o occulti, molti giovani manifestano la loro insoddisfazione e il loro smarrimento, contestando quei valori che sono incoerentemente affermati dal sistema sociale, non esclusi i valori religiosi.

Tra i giovani, è vero, si hanno anche sorprendenti e commoventi espressioni di generoso impegno nella fede e nella carità, maturano gesti ammirevoli di dedizione fraterna, si moltiplicano fervide iniziative altamente significative di una tensione autenticamente missionaria.

Non ci si può, tuttavia, nascondere che un numero preoccupante di essi sembra incamminarsi verso un futuro, dove la fede convinta ed operosa appare come spenta o emarginata.

Un doveroso esame di coscienza

5. - Il quadro, che abbiamo presentato, sia pure con tratti appena accennati, può sembrare eccessivamente oscuro.

Siamo consapevoli che, in mezzo alle ombre ed alle preoccupazioni, vi sono luci confortanti e motivi di grande fiducia.

Ci è sembrato, tuttavia, opportuno soffermare l'attenzione nostra, del clero e del laicato, sopra alcune zone di ombra, per stimolare noi e la comunità ecclesiale d'Italia ad un esame di coscienza realistico, coraggioso, forte.

La fede è la radice della vita cristiana; è, perciò, necessario tenerla sana e vigorosa, preservandola o difendendola da insidie e da rischi.

Questa impostazione del problema, di carattere spiccatamente pastorale, non ci esimerebbe da un'analisi approfondita delle cause del fenomeno.

Ma qui può bastare la rapida indicazione di alcuni fatti, che sembrano influire più da vicino sulla genesi e gli sviluppi dell'attuale momento critico.

Esistono, oggi, difficoltà reali, ignote ad altre epoche, per l'incontro ed il colloquio dell'uomo con Dio.

Lo sviluppo, ad esempio, delle scienze positive, l'approfondimento della conoscenza dell'uomo, la maturazione di esigenze critiche spostano l'attenzione, e mutano radicalmente la metodologia dell'indagine culturale.

Il sorprendente progresso tecnico e l'espandersi della industrializzazione, insieme con l'uso sempre più capillare degli strumenti della comunicazione sociale, diffondono ovunque, con crescente suggestione, nuovi modelli di vita, concorrendo a modificare i criteri di valutazione morale e di comportamento sociale.

Su questo terreno, più favorevole alla tensione secolare ed orizzontale, si sviluppa un umanesimo chiuso o addirittura avverso al senso religioso.6

Al di là di questa condizione, obiettivamente difficile, esistono tuttavia precise responsabilità dei cristiani.

La prima e fondamentale, riguarda l'inadeguato alimento della fede per mezzo di un'azione catechetica, corrispondente alle nuove esigenze.

Questo insufficiente nutrimento della fede non può non riflettersi con particolare incidenza sulle nuove generazioni, le quali, lungi dal trovare nella famiglia lo stimolo ad una chiara presa di coscienza della loro fede, vi trovano spesso apatia, disinteresse, impreparazione, non di rado veri ostacoli.

Né può dimenticarsi, in questo ordine di considerazioni, l'attuale momento di tensioni nel seno stesso della Chiesa.

Tensioni di speranza e di generosità in quanti si impegnano alla realizzazione di uno stile di fede più trasparente e coerente; ma, al tempo stesso, tensioni di sfiducia e di amarezza in altri, che vedono compromessa l'unità della fede da certe forme di pluralismo, la saldezza della ortodossia dalla più o meno larvata presenza di errori in alcune espressioni del pensiero teologico contemporaneo.

Queste tensioni, esasperate da una pubblicistica interessata e superficiale, finiscono per alimentare una condizione di forte disagio nella comunità ecclesiale.

Di conseguenza, alcuni si ribellano o defezionano, altri si lasciano vincere dall'indifferenza o da un senso di frustrazione, mentre gruppi isolati reagiscono qua e là con gesti di violenta rottura.

Al di là delle amplificazioni o invenzioni, cui troppo spesso si indulge, una sincera « revisione » della nostra vita alla luce del Vangelo e degli insegnamenti autentici della Chiesa si impone a tutti - sacerdoti, religiosi e laici - qualunque sia l'ufficio che ricoprono nella Chiesa e nella società.

Ci pare infine di dover rilevare, tra le cause che possono influire su una crisi della fede, la incauta e talvolta spregiudicata volgarizzazione delle discussioni teologiche e la strumentalizzazione di fatti ed episodi che si verificano nella Chiesa.

La discussione teologica è uno strumento di illuminazione e penetrazione del messaggio rivelato e, in questo senso, è prezioso ed insostituibile servizio reso, non solo alla gerarchia, ma a tutto il popolo cristiano.7

Quando però semplici ipotesi di lavoro vengono presentate come acquisizioni definitive ed offerte a un pubblico non preparato, creano prima disorientamento, poi confusione e, da ultimo, sfiducia.

Analogamente, alcuni episodi contestativi, che hanno quali protagonisti sacerdoti, religiosi o laici, quando vi manchi il senso della comunione ecclesiale e si spezzi il vincolo della carità e della sottomissione, sollevano gravi punti interrogativi nella coscienza del popolo cristiano, turbandone e talora scardinandone la fede.

L'atteggiamento dei Pastori

6. - A questa situazione noi guardiamo con gli « occhi della fede », non ignorando le particolari difficoltà dell'attuale condizione religiosa, ma preferendo giudicarle alla luce della « storia della salvezza ».

Accogliamo, perciò, con aperta simpatia i progressi della scienza e della tecnica; attendiamo dalla ricerca critica nuovi validi motivi di approfondimento del messaggio rivelato; seguiamo con sofferta partecipazione lo sforzo di liberazione dell'uomo da ogni forma di schiavitù o violenza fisica e morale.

Pur consapevoli dei rischi ai quali oggi è esposta la fede dei credenti e delle difficoltà che incontra la evangelizzazione dei non credenti, abbiamo fiducia nella promessa del Signore: « Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo ». ( Mt 28,20 )

Coloro, i quali credono fermamente che Gesù è il Figlio di Dio, « vinceranno il mondo », giacché « la vittoria che vince il mondo è la nostra fede ». ( 1 Gv 5,4 )

A una condizione però: che questa fede sia consapevole, matura, autentica, coerente.

Di qui l'urgenza di chiedersi quale è la genuina sostanza di questa fede e il modo di viverla integralmente.

Di qui il dovere indilazionabile di una seria riflessione, che ci porti a vedere con chiarezza ciò che va modificato o corretto nelle espressioni di fede, così da renderla più viva e vivificante.

Di qui ancora la necessità di confrontare la fede cristiana con la realtà del mondo odierno, per vedere fino a che punto questa realtà le offra le condizioni per diventare più verace e pura: niente, infatti, è senza significato nei disegni della Provvidenza, nemmeno quelle cose o quegli avvenimenti che sembrano piuttosto disorientare che indurre alla speranza.

È in questa visione e persuasione, che invitiamo i cattolici d'Italia e tutti gli uomini di buona volontà a riflettere su alcune linee essenziali del messaggio cristiano.10

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5 Gaudium et Spes, 7
6 Cfr. Gaudium et Spes 5
7 Cfr. C. E. I., Magistero e Teologia, 16 gennaio 1968, n. 5
10 Per la situazione e l'indagine socio-religiosa in Italia, si veda in particolare: Commissione Episcopale per l'Ecumenismo e il dialogo coi non credenti.
Relazioni di significative inchieste sul comportamento religioso ed ateizzante degli Italiani - Tipografia Città Nuova, Roma 1971